Assolti in primo grado per legittima difesa e poi condannati: per la Cedu processo da rifare

Cronaca

Giovedì 22 ottobre 2020

Assolti in primo grado per legittima difesa e poi condannati: per la Cedu processo da rifare

A quindici anni di distanza dai fatti contestati è intervenuta oggi la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu), sollecitata dagli avvocati Luca Luigi Piri, Pasquale Medina e Marco Vitone, per statuire la violazione del principio del giusto processo regolato dall’articolo 6 della Convenzione dei diritti dell’Uomo.

La violazione di detto principio si sarebbe consumata, secondo la sentenza resa oggi dall’adita Corte Europea, nel corso della celebrazione del processo di secondo grado tenutosi nel 2011, come anche nei giudizi successivi che hanno riguardato i Fernando Tondo e suo fratello Fabio, di Torchiarolo, imputati (il secondo a titolo di concorso) dell’omicidio di Alessandro Miglietta guardia giurata residente nel comune di Squinzano, accaduto a seguito di un violento diverbio per strada nel 2005.

La Corte Europea ha ravvisato la violazione da parte dello Stato Italiano del principio del giusto processo in considerazione della circostanza che, i giudici della Corte di Assise di Appello di Lecce, in riforma della sentenza assolutoria per legittima difesa emessa in prima istanza dalla Corte d’Assise di Lecce, avevano provveduto a sovvertire la valutazione probatoria dei testimoni escussi in primo grado senza procedere al necessario riascolto dei medesimi testi.

La Corte Europea ha infatti ribadito un principio già espresso in precedenti pronunce, secondo il quale “la valutazione della credibilità di un testimone è un compito complesso che, normalmente, non può essere portato a termine semplicemente leggendo il contenuto delle dichiarazioni del testimone”.

Ne consegue che, secondo la pronuncia emessa in data odierna dai Giudici di Strasburgo dovrà necessariamente essere celebrato un nuovo giudizio di appello ove, per entrare nel merito delle valutazioni probatorie espresse dai giudici di primo grado, occorrerà riascoltare i testimoni oculari ritenuti determinanti ai fini della esatta ricostruzione dei fatti occorsi al fine di rivalutare la eventuale responsabilità degli imputati.

«Occorre evidenziare che la sentenza in questione si innesta nell’ambito di un processo in cui i fatti contestati agli imputati sono risultati quantomai controversi nella loro esatta ricostruzione», sostengono i legali.

La vicenda, così come ricostruita dai giudici di primo grado, trae origine da una banale lite familiare che aveva portato gli imputati a recarsi presso l’abitazione della vittima per avere un incontro chiarificatore.

Miglietta, raggiunto dai fratelli Tondo nei pressi della sua abitazione intento a scaricare dei beni dal bagagliaio della sua autovettura, alla loro vista avrebbe estratto la sua pistola di ordinanza ed avrebbe quindi esploso un colpo a bruciapelo nei confronti di Fernando senza tuttavia riuscire ad ucciderlo solo perché la sua pistola aveva subito un inceppamento a seguito del colpo esploso.

Ne sarebbe quindi conseguita una violenta colluttazione nel corso della quale la guardia giurata sarebbe stata disarmata e poi uccisa dallo stesso Fernando, nonostante nel frattempo fosse intervenuto un carabiniere in divisa (allertato dal colpo d’arma udito) che era momentaneamente riuscito a dividere i contendenti.

A seguito di tale ricostruzione i giudici di primo grado avevano assolto gli imputati sul presupposto che avessero agito per legittima difesa e, soprattutto, in considerazione della circostanza che alcuno dei testimoni ascoltati in giudizio aveva fornito una ricostruzione chiara e condivisibile degli accadimenti occorsi immediatamente prima l’esplosione del colpo di pistola rivelatosi mortale per Miglietta.

La Corte d’Assise di Appello di Lecce aveva poi proceduto a ribaltare tale verdetto assolutorio operando una rivalutazione della credibilità ed attendibilità dei testimoni sulla base della rilettura delle loro dichiarazioni, ovvero senza riascoltarli come invece, secondo i giudici di Strasburgo, avrebbe dovuto fare.

La violazione delle regole del giusto processo e dei diritti dell’imputato erano stati evidenziati anche nel corso del giudizio di Cassazione, ma la Suprema Corte aveva sostanzialmente ritenuto insussistente tale violazione.

«La sentenza pronunciata dalla Corte dei Diritti dell’Uomo indurrà quindi il difensore a richiedere la revisione del processo di secondo grado e la rimessione in libertà dei fratelli Tondo che hanno già scontato circa sei anni di detenzione in luogo dei 12 e 19 rispettivamente comminati», sostiene l’avvocato Piri.

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Assolti in primo grado per legittima difesa e poi condannati: per la Cedu processo da rifareultima modifica: 2020-10-23T11:15:09+02:00da sagittario290