Cronaca
10 gennaio 2020
Dal Viminale limiti alle guardie giurate per il controllo del territorio
Una recente circolare del Ministero dell’Interno interviene sull’attività della vigilanza privata già avviata in alcune aree di Trieste, Udine e Gorizia
di Andrea Saule
Una circolare del ministero dell’interno datata 16 dicembre 2019 rischia di mettere in dubbio i vigilantes privati che si occupano di sicurezza nelle città: è il caso di Udine, Trieste e Gorizia, dove guardie private con arma in dotazione sorvegliano alcune zone come ad esempio piazza della libertà nel capoluogo e Borgo Stazione in Friuli con fini di controllo ma soprattutto di deterrenza.
La circolare, recepita dai prefetti, ribadisce che queste persone possono svolgere sicurezza complementare agendo soltanto nella salvaguardia di beni altrui (non solo privati ma anche di interesse pubblico come stazioni, aeroporti e uffici). Questo perchè è precluso dalla legge l’esercizio di pubbliche funzioni. Il personale infatti riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio ma non può compiere autonomamente operazioni come la restrizione della libertà personale che può essere effettuata solo da appartenenti alle forze di polizia. La circolare specifica che “non possono essere conferiti a istituti di vigilanza privata compiti che assumano i contorni dell’attività di controllo del territorio”.
Ed è appunto il caso di tre dei quattro capoluoghi della regione, dal momento che a Pordenone si affida a steward non armati che in caso di pericolo chiamano la forza di pubblica sicurezza: secondo l’interpretazione del Viminale, i vigilantes non possono infatti effettuare controlli sulle persone. Dalle prefetture fanno sapere che si tratta di interpretazioni , mentre dalla regione Stefano Rossi, direttore della sicurezza, spiega che il problema non c’è dal momento che le guardie private si occupano solamente della difesa di beni materiali pubblici oltre ovviamente alla funzione di deterrenza.