Bologna, progettavano di rapire un imprenditore: i carabinieri fermano 11 persone

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Cronaca

12 dicembre 2019

IL CASO

Bologna, progettavano di rapire un imprenditore: i carabinieri fermano 11 persone

La banda aveva pianificato tutto fin nei minimi dettagli. La vittima è il titolare di una azienda informatica con il quale uno dei componenti del gruppo aveva contatti. I fermi sono avvenuti tra Bologna, Milano, Verona e Napoli.

di Beppe Facchini

Avevano pianificato tutto nei minimi dettagli, il piano era pronto per concretizzarsi: avrebbero rapito un imprenditore bolognese nei pressi della stazione di Milano, dove ieri mattina avrebbe avuto un colloquio di lavoro un componente della banda, in affari nello stesso settore, informatica, e lo avrebbero torturato fino a quando non si fosse convinto a far confluire sui loro conti almeno un paio di milioni di euro. L’ultima riunione prima del rapimento era in programma martedì, verso mezzanotte, ma a sventare i progetti di 11 persone residenti fra Napoli, Milano, Reggio Emilia e Verona ci hanno pensato i carabinieri del comando provinciale del capoluogo lombardo e quelli di Bologna, in un’operazione portata a termine dopo alcuni mesi di indagini complesse. Ad essere state fermate sono otto persone, più tre sottoposte a fermo di iniziativa da parte della polizia giudiziaria. In loro possesso sono stati trovati 30mila euro, foto e documenti della vittima, oltre a passamontagna, distintivi da guardia giurata, indumenti per bendare la vittima, un manganello telescopico e un taser elettrico. Nell’ambito della stessa operazione sono stati effettuati anche sei arresti per rapina, ad opera di alcuni componenti della stessa banda ed altre quattro persone, prima del tentativo di rapimento, in una sala slot di Modena.

Le indagini

Le indagini sono partite dopo che, alcuni mesi fa, la sinergia fra i due comandi provinciali di Bologna e Milano, aveva portato allo scoprimento di un’associazione a delinquere dedita alle truffe online, di cui facevano parte tre delle persone fermate. Si tratta di due giovani veronesi, fratello e sorella, titolari di alcune società che si occupano di informatica, e di un napoletano residente a Reggio Emilia, autista di linea del trasporto pubblico locale. Dopo che il conto su cui veniva trasferito il denaro proveniente da attività illecita è stato posto sotto sequestro, si erano indebitati con altri malviventi che nello stesso conto avevano trasferito il proprio denaro. E così, sotto di circa trecentomila euro, l’autista di linea e i fratelli del Veronese decidono di pianificare il sequestro, individuando un imprenditore di Bologna che ha un’attività di commercio informatico, con società fra l’Italia e la Polonia. Grazie all’aiuto di un altro partenopeo residente nel Reggiano, pluripregiudicato e senza occupazione, che li aiuta a trovare manovalanza, iniziano così i pedinamenti e i sopralluoghi in zona, alla ricerca di un casolare o di un appartamento dove segregarlo dopo il rapimento: lì lo avrebbero torturato fino a quando l’uomo non avesse fornito i codici di accesso necessari per trasferire denaro su conti esteri che nel frattempo avevano aperto.

L’appuntamento trappola

Non trovando il posto giusto, decidono di cambiare piano: la trentenne veronese in affari nello stesso settore chiede un appuntamento nel suo ufficio di Milano all’imprenditore (che non svolge la propria attività a Bologna); una delle quattro persone assoldate da Napoli per compiere materialmente il sequestro lo avrebbe seguito nel suo viaggio, mentre gli altri sarebbero sopraggiunti durante il tragitto, catturandolo e portandolo nell’appartamento che imprenditore milanese (anche lui fermato) aveva messo a disposizione. Tramite il pluripregiudicato, i pianificatori del rapimento, infatti, avevano chiesto ad un gancio di Napoli, un soggetto contiguo al clan Formicola, manodopera per assolvere al compito, con la ricompensa da trentamila euro trovata, già divisa in parti, a casa dell’autista di linea. Prima dell’ultimo incontro organizzativo, i carabinieri hanno così effettuato i fermi in contemporanea nelle varie città coinvolte.

L’imprenditore avvertito dagli investigatori

L’imprenditore bolognese, che non si è sarebbe in nessuna occasione sentito in pericolo, non è mai partito alla volta di Milano, ma è stato avvertito precedentemente dagli investigatori. Per la rapina alla slot di Modena (bottino di 16mila euro) è stato fermato anche un cittadino di origine marocchina residente a Castelfranco Emilia e altri tre napoletani: inizialmente avrebbero dovuto effettuare loro il rapimento, ma i mandanti, a causa di un precedente creatosi proprio dopo la rapina, avrebbero smesso di fidarsi. La refurtiva denunciata dal proprietario della sala era di 16mila euro, ma i malviventi avrebbero mentito a chi li ha ingaggiati, raccontando di aver portato via con se solo diecimila euro.

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Bologna, progettavano di rapire un imprenditore: i carabinieri fermano 11 personeultima modifica: 2019-12-13T10:45:17+01:00da sagittario290