Aggressioni negli ospedali, indagine Cgil: “Violenze spesso da parenti o personale”

BolognaToday

Cronaca

30 novembre 2019

Aggressioni negli ospedali, indagine Cgil: “Violenze spesso da parenti o personale”

Dopo i pazienti, spesso sono proprio altri sanitari o i parenti degli assistiti a esercitare violenza nei confronti degli operatori

Sulla questione delle violenze fisiche, verbali e psicologiche nei confronti degli operatori sanitari “il nemico, se così vogliamo chiamarlo, è in casa e non viene da fuori”.

Così Gaetano Alessi della Fp-Cgil di Bologna sintetizza i risultati del questionario sul tema somministrato “a circa il 15% dei 7.200 lavoratori dell’Ausl di Bologna”, con cui si è cercato di capire che tipo di violenze subiscono gli operatori, da chi e quali sono le possibili soluzioni al problema.

E, stando a quanto emerge dai questionari compilati, che come precisa Alessi “non hanno pretese di scientificità, ma restituiscono comunque dati interessanti”, le soluzioni andrebbero ricercate all’interno dell’Azienda, che dovrebbe fornire in primis formazione e tutela legale.

Dai questionari, distribuiti in parti uguali in formato cartaceo e online, emerge che il 69% degli intervistati, “scelti in tutti i settori dell’Ausl”, dichiara di aver subito violenza, e per quanto riguarda quelle verbali e psicologiche risulta che, dopo i pazienti, gli autori principali sono familiari o caregiver, seguiti dal personale sanitario, se si parla di violenze verbali, mentre proprio gli altri operatori sanitari si piazzano al secondo posto nella classifica delle violenze psicologiche.

In sostanza, sintetizza Alessi, “la seconda causa di violenza è quella interna all’Azienda, anche se questo aspetto, meritevole di un ragionamento approfondito con l’Ausl, non viene mai fuori”. Anche perché dai dati raccolti dalla Fp-Cgil risulta che le violenze verbali e psicologiche costituiscono il 75% del totale dei casi rilevati, contro il 25% delle aggressioni fisiche.

Un altra ‘leggenda’ da sfatare, spiega poi il sindacalista, è quella secondo cui gli episodi di violenza avverrebbero quasi esclusivamente di notte. Dai questionari emerge infatti che il 53% dei casi accade di mattina, mentre solo il 15% in orario notturno. “Probabilmente- è l’interpretazione di Alessi- forse anche qui l’urgenza ce l’hanno creata, perché pare che le violenze avvengano molto di più in fase di front office”.

Altro dato interessante, continua l’esponente della Fp-Cgil, è rappresentato dal fatto che “la violenza avvenuta in presenza di una guardia giurata è quasi inesistente in statistica”, e chi “ha subito casi di violenza ritiene quasi inutile la presenza della guardia giurata”, mentre chi non ne ha subiti considera la presenza del vigilantes o della Polizia “il primo strumento di protezione”.

Anche qui, dunque, “viene da chiedersi se non ci troviamo di fronte a una percezione di sicurezza che probabilmente è un racconto che non corrisponde alla realtà”.

Due punti dolenti, almeno stando ai risultati del questionario, sono quelli relativi alla formazione e alle denunce. Nel primo caso emerge che “metà del personale dichiara di non aver letto o compreso le procedure da seguire in caso di violenza”, senza contare che il 56% “non conosce neanche le tecniche di de-escalation” e che il 72% “non è mai stato coinvolto in percorsi di formazione”.

Numeri che, dice Alessi, dimostrano che “non si fa poi tanta formazione”. Quanto alle denunce, tira dritto il sindacalista, il 60% di chi dichiara di aver subito violenza “non ha denunciato, e chi lo fa segue quasi sempre la procedura interna”, senza rivolgersi alle autorità. Infine, per la metà degli intervistati “i luoghi di lavoro non rispettano le prerogative di sicurezza”.

E visto che i problemi indicati dai lavoratori sono spesso interni all’Azienda, inevitabilmente lo sono anche le soluzioni proposte. Infatti, spiega Alessi, “praticamente il 90% ritiene che sarebbe utile un coinvolgimento in percorsi di formazione”, e la formazione specifica viene indicata come la cosa più utile da fare per prevenire episodi di violenza, seguita da “campagne di sensibilizzazione, personale ad hoc sociale ed educativo che faccia da ‘cuscinetto'”.

Solo quarta, invece, la richiesta di “guardie giurate e personale di Polizia”, seguita da quella di “strutture più idonee, perché “in questo momento le strutture sanitarie non sono pensate per mettere in sicurezza gli operatori: se andate, ad esempio, alla Casa della salute del Navile, vedrete che il punto prelievi è in un corridoio con una stanzetta di un metro per un metro, e ovviamente in una situazione simile chiunque passa ti insulta”. (Ama/Dire)

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