«Mia figlia non sapeva usare un’arma»

ilgiornaledivicenza

Cronaca

26/11/2018

«Mia figlia non sapeva usare un’arma»

«Io l’ho detto subito ai carabinieri: mia figlia non lo avrebbe mai fatto. Io la conosco. Non è vero che lei era depressa e, ammesso che lo fosse, ci sono i certificati medici?». E ancora: «Non è che non credo al suicidio, non è vero. Lei non sapeva usare una pistola». Anna Palmisano, la madre di Anna Filomena Barretta, 42 anni, che martedì scorso è stata trovata senza vita con un colpo d’arma da fuoco alla testa, non crede che la figlia si sia tolta la vita. Dalla provincia di Taranto, dove abita, è accorsa a Marano per stare vicina alle due nipoti e raccontare la sua verità ai carabinieri. Che, coordinati dal pubblico ministero Luigi Salvadori, stanno indagando sulla tragedia accaduta in via Aldo Moro e puntano nella direzione del gesto volontario compiuto dalla donna.

L’INDAGINE. La mattina della disgrazia Barretta si trovava a casa dell’ex marito, Angelo Lavarra. Si erano separati in tribunale alcuni giorni prima e lei aveva preso in affitto un altro appartamento a Marano. Ciò nonostante, continuava a frequentare l’abitazione di via Moro. Lavarra, che lavora come guardia giurata, durante le sei ore trascorse in caserma ha raccontato ai carabinieri che l’ex coniuge si era uccisa in camera da letto utilizzando la sua arma calibro 9×21, detenuta regolarmente. Lui aveva sentito lo sparo mentre si era assopito sul divano in salotto ed era subito accorso per verificare quello che era successo. Dopodiché aveva lanciato l’allarme. Nelle prime 24 ore di indagine i militari del nucleo investigativo, guidati dal colonnello Giuseppe Bertoli, non avevano escluso alcuna ipotesi. Poi avevano preso sempre in maggiore considerazione la pista del suicidio. Anche l’autopsia avrebbe suffragato questa teoria. Per archiviare il fascicolo aperto in procura senza indagati, però, servono l’esito dell’esame dello stub effettuato sulle mani di Lavarra, per trovare eventuali residui di sparo, e i responsi delle impronte digitali lasciate sulla Beretta inviata ai Ris.

LA DEPRESSIONE. Tra le persone ascoltate dai carabinieri c’è chi ha riferito che Barretta era depressa. Palmisano, però, la pensa diversamente: «Mia figlia non lo voleva più per tanti motivi. Gli ha manifestato l’intenzione della separazione e l’hanno fatta consensualmente. Era tranquilla. Ecco perché lei si trovava lì. Non c’era rabbia e andava a riprendere delle cose. Lei aveva bisogno di trasferire tutte le sue cose da un’altra parte, perché aveva preso un’altra casa. Evidentemente avranno detto “le bambine le facciamo stare un po’ qui”». La madre però non sentiva la figlia dalla scorsa estate, quando Anna Filomena era tornata a Taranto, e accusa il genero e la sua famiglia che «impedivano a mia figlia di chiamarmi, me la nascondevano». Palmisano, che sta organizzando i funerali («li faremo qui), punta infine il dito contro il genero sulla custodia dell’arma: «Perché lui non aveva una cassaforte in casa per custodire la pistola? La lasciava sul letto alla mercé di tutti. Se entrava un bambino che faceva, si sparava?». Per i carabinieri, però, la Beretta calibro 9×21 era conservata correttamente.

Valentino Gonzato

http://www.ilgiornaledivicenza.it/territori/thiene/marano-vicentino/mia-figlia-non-sapeva-usare-un-arma-1.6937592?refresh_ce#scroll=198

«Mia figlia non sapeva usare un’arma»ultima modifica: 2018-11-27T11:00:22+01:00da sagittario290