Ammesso l’abbreviato per il vigilante che massacrò il tunisino

iltirreno

Cronaca

26 Ottobre 2018

L’OMICIDIO DI VIA FERRER

Ammesso l’abbreviato per il vigilante che massacrò il tunisino

di AdG

PIOMBINO – Ammesso il giudizio abbreviato, rinviata al 21 febbraio l’udienza del processo nei confronti di Marco Longo, l’ex guardia giurata che un anno fa uccise il tunisino Fadhel Hamdi. Ieri a Livorno il giudice dell’udienza preliminare Antonio Del Forno ha accolto la richiesta dell’avvocato difensore Giovanni Marconi. L’imputato, presente in aula, è stato quindi riaccompagnato nel carcere don Bosco di Pisa. Si procederà dunque sempre davanti al Gup, senza dibattimento e sulla base degli atti così come sono emersi durante le indagini. E in caso di condanna, verrà applicato lo sconto di un terzo della pena. In caso di ergastolo, la pena sarebbe di trent’anni. Longo di anni ne ha 34 mentre Hamdi ne aveva 32.

La notte tra il 20 e il 21 novembre dello scorso anno, Longo partì da Venturina, dove abitava, e venne in via Ferrer a Piombino dove abitava Hamdi. Venne armato con la propria pistola, una Beretta calibro 7.67, alla quale aveva applicato un silenziatore artigianale: una scatoletta di latta modificata. Poche ore prima dell’omicidio, Longo e Hamdi si erano litigati per una questione di eroina. Hamdi gli aveva già venduto droga in passato e forse continuava a farlo. C’era un debito che Longo non aveva pagato. Durante la lite, Hamdi gli prese il telefonino e non volle renderglielo. E quella notte Longo andò a riprenderselo. Si fece aprire da Hamdi, gli sparò due colpi al torace, poi lo incatenò al letto per fargli confessare qualcosa. Forse il nascondiglio dove teneva la droga. Alla fine gli sparò un terzo colpo, alla testa. Recuperò solo la terza ogiva e provò a estrarre le altre due dal torace della vittima, con un coltello e la cover del cellulare. Poi dette fuoco a tutto, tentò una messinscena (mise due monete sugli occhi del tunisino), tornò a casa, provò a nascondere ogiva e silenziatore. Quattro giorno dopo fu arrestato dai carabinieri e confessò. Fu trasferito in carcere a Livorno e poi, per la sua sicurezza (si sentiva minacciato da detenuti magrebini), al don Bosco di Pisa.

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Ammesso l’abbreviato per il vigilante che massacrò il tunisinoultima modifica: 2018-10-27T11:00:46+02:00da sagittario290