Porto d’armi, la buona chiarezza sui medici militari

Attualità

13/09/2018 12:27

Porto d’armi, la buona chiarezza sui medici militari

Maria Cristina Urbano
Presidente dell’ASS.I.V.

Una buona soluzione, attesa da centinaia di professionisti, per fare chiarezza normativa sulla certificazione medica per il porto d’armi alle guardie giurate. E inoltre c’è la garanzia di indicare le linee guida entro cui muoversi per la valutazione diagnostica. Un riordino necessario che sana un’annosa questione.

Il decreto, che ha recepito la direttiva europea, ha quindi risolto un problema che si trascinava da anni: il testo riconsegna ai medici militari e della polizia di Stato in servizio la possibilità di certificare l’idoneità psicofisica al porto d’arma. Sin dall’unità d’Italia, infatti, era stata riconosciuta questa professionalità. Nel 1998 è cambiato tutto: un intervento legislativo ha omesso, fra gli abilitati alla certificazione, la figura del medico militare in servizio, attivo anche come libero professionista. Da allora è iniziato un lungo e controverso contenzioso: la Giustizia amministrativa, in alcune sentenze, ha continuato a negare la possibilità di svolgere questa mansione. Con un risultato pesante: il settore della vigilanza privata ha dovuto fare i conti con un aggravio dei costi e un allungamento dei tempi, perché semplicemente la valutazione del possesso dei requisiti delle guardie è diventato problematico.

Basti solo pensare all’attesa per fissare delle visite presso le strutture pubbliche e dunque alla catena di difficoltà organizzativa creata all’interno delle aziende: in mancanza di decreto e di porto d’arma le guardie giurate private non possono svolgere il proprio servizio. Mi si passi la metafora, riconoscendo la specificità della sicurezza privata, è come se in un negozio il commesso non può vendere la merce, in attesa di una certificazione che tarda ad arrivare. Ed è lampante che senza personale è difficile pensare di poter svolgere la propria attività in maniera regolare, senza contare che le guardie che per questo motivo non possono andare in servizio, non percepiscono lo stipendio.

Il decreto, insomma, ha tolto gli ostacoli che, per questa fattispecie, hanno contraddistinto la vita degli istituti di vigilanza. Adesso bisogna trovare la disponibilità dei professionisti, in quanto il riordino dello strumento militare ha generato una significativa riduzione degli ufficiali medici in servizio. E soprattutto è necessario l’intervento legislativo, già annunciato, per indicare con precisione i nuovi requisiti psico-fisici di idoneità: è giusto fornire al singolo professionista gli strumenti adeguati per le proprie valutazioni.

https://www.huffingtonpost.it/maria-cristina-urbano/porto-d-armi-la-buona-chiarezza-sui-medici-militari_a_23524803/

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