Ksm, sequestro da 800 mila euro La difesa: “Non è evasione fiscale”

Cronaca

Martedì 05 Giugno 2018 – 06:05

Ksm, sequestro da 800 mila euro La difesa: “Non è evasione fiscale”

Il reato fiscale viene contestato a Filippo Basile, figlio del patron Rosario. La nota della Ksm

di Riccardo Lo Verso

PALERMO – Una nuova grana giudiziaria per Ksm. Il giudice per le indagini preliminari, su richiesta del pubblico ministero Siro De Flammineis, ha disposto il sequestro di 800 mila euro da conti e depositi della società di vigilanza privata. A tanto ammonta l’Iva che non sarebbe stata versata nel 2014. Si tratta di un provvedimento cosiddetto “per equivalente”, e cioè fino a coprire il mancato pagamento.

Il reato fiscale viene contestato dai finanzieri a Filippo Basile, figlio del patron Rosario, che all’epoca era amministratore delegato della società. Immediato sarà il ricorso al Tribunale del Riesame da parte del difensore, l’avvocato Sergio Monaco, che si dice “stupito” del provvedimento “visto che Basile ha chiesto la rateizzazione del debito all’Agenzia delle Entrate e sta regolarmente pagando”. Una rateizzazione che avrebbe dovuto fare venire meno l’esistenza stessa del reato.

Filippo Basile era stato inizialmente coinvolto nell’inchiesta penale sfociata nel rinvio a giudizio del padre. La sua posizione, però, è stata archiviata. Secondo l’accusa, Basile senior avrebbe cercato prima di non fare nascere il bambino e poi di non riconoscerlo. Quando fu chiaro non solo che la donna non avrebbe abortito, ma che il figlio che portava in grembo era di Basile (una consulenza sul Dna, allegata al processo civile, stabiliva una compatibilità del 99,9 per cento) sarebbe scattata la ritorsione dell’imprenditore che avrebbe licenziato la dipendente e fatto “carte false” per screditarla. Nel corso di un interrogatorio davanti al gip Basile aveva respinto l’accusa di avere ordito un piano contro la donna, ma si era detto pronto ad assumersi le proprie responsabilità. Il Tribunale civile ha infine stabilito che quel figlio è suo.

La nota della Ksm. La legge, in particolare l’articolo 13 della legge n. 74 del 2000, che è stata innovata nel 2015, stabilisce che, prima dell’apertura del dibattimento, il contribuente, ammesso alla rateizzazione del debito tributario, e che vi abbia ottemperato, non è punibile. Peraltro, il Tribunale può concedere un termine fino a 6 mesi affinché la rateizzazione venga completata. Il contenuto della norma dimostra quindi che non c’erano i presupposti del sequestro delle somme ai danni dell’azienda, avendo la Ksm puntualmente adempiuto alla rateizzazione concessale. Non si può procedere ad un sequestro in queste condizioni, occorre che il contribuente o non abbia chiesto la rateizzazione, o che non ne abbia rispettato i termini (giacché, diversamente, si snaturalizzerebbe la funzione della rateizzazione stessa, che è quella di agevolare il contribuente). Ma non è il caso della ksm, che ha già pagato quattro rate rispettando i termini e gli importi, e quindi non sussiste periculum in mora. L’azienda, assistita dall’avvocato Sergio Monaco, proporrà richiesta del riesame al Tribunale del Riesame di Palermo poiché, per le suddette ragioni, non sarebbe stato opportuno procedere al sequestro della somma.

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