GIOSTRAIO UCCISO: TEST DEL DNA SUI CARABINIERI

reteveneta

Cronaca

lunedì 18 giugno 2018

GIOSTRAIO UCCISO: TEST DEL DNA SUI CARABINIERI

Hanno dovuto fornire il loro Dna. Su richiesta del pubblico ministero. Non banditi, ma carabinieri. Alcuni militari della compagnia di Castelfranco. Perchè la Procura di Treviso vuole accertare con la massima esattezza di chi siano le tracce biologiche trovate sulla pistola giocattolo trovata in un campo a Barcon, a poca distanza dalla scena dello scontro a fuoco in cui venne ferito il giostraio 36 enne Manuel Major, in fuga dopo l’assalto al bancomat della notte del 22 aprile 2017. Colpito a morte (spirò 4 giorni dopo) dalla guardia giurata Massimo Zen.

Una vicenda sulla quale si scatenò un forte dibattito sul tema della legittima difesa. Secondo le prime ipotesi investigative quella pistola era stata abbandonata lì dai complici di Major, ma dagli ambienti dei giostrai si è sempre sostenuto che non fosse così. Il dubbio, evidentemente, è che l’arma sia stata messa ad arte sul posto, forse un depistaggio per avvalorare la reazione della guardia. E’ anche per eliminare questo terribile tarlo che il pm ha ordinato il test del Dna sui militari presenti in quel momento sul posto. Per capire se il Dna appartiene ad uno di loro, o ad uno dei complici di Major, oppure se resterà sconosciuto. In ogni caso, dalle perizie del Ris di Parma sull’auto dei banditi, è emersa la presenza nell’abitacolo di polvere da sparo.

Un elemento compatibile con la presenza di una vera arma, quella che avrebbe scatenato le reazione della guardia giurata. Resta invece il giallo su quell’arma giocattolo. Ed inevitabilmente la decisione della Procura, quell’accertamento ai carabinieri, ha acceso più di qualche malumore e polemica.

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