Assalto al portavalori in A14, commando pronto a uccidere le guardie giurate

anconatoday

Cronaca

15 maggio 2018 06:20

Assalto al portavalori in A14, commando pronto a uccidere le guardie giurate

Armati fino ai denti, look da soldati e pronti a uccidere. La banda che ha svaligiato diversi furgoni portavalori sulla rete autostradale contava anche su un basista

Gino Bove

Armati, organizzati e vestiti come un vero e proprio commando pronto anche a uccidere. Gli 8 indagati accusati di aver rapinato i furgoni portavalori lungo la A14 all’altezza di Loreto dovranno rispondere anche dei colpi a Fasano, nel brindisino, Forlì e quella tentata a Pisa per un bottino totale di 10milioni di euro. Casi risalenti al periodo tra il 2015 e il 2016. Le accuse a carico della banda sono quelle di associazione per delinquere finalizzata alla rapina, al tentativo di rapina, ricettazione di autovetture, detenzione di armi da guerra e del tentato omicidio di cinque guardie giurate.

Gruppo paramilitare

Gli investigatori hanno rilevato la natura paramilitare del gruppo già dalla preparazione dei colpi. Il commando aveva infatti un basista nel fermano che secondo le indagini avrebbe fornito ospitalità al gruppo nei giorni precedenti la rapina di Loreto, mettendo a disposizione anche alcuni locali per nascondere le armi. I poliziotti della squadra Mobile di Ancona e di Foggia hanno anche identificato un camionista che pochi giorni prima della rapina ha trasportato le armi nel magazzino approntato proprio dal basista. Il gruppo di fuoco era armato fino ai denti ma lo stesso look dei malviventi li faceva sembrare dei veri guerriglieri: giubbotti smanicati con diverse tasche, capelli rasati, palestrati e stivali anfibi ai piedi. Erano specialisti anche nel modo di agire, comunicavano con cellulari usati solo per parlare tra di loro, cronometravano e organizzavano ogni dettaglio. Nel caso della rapina a Loreto, ad esempio, avevano già stabilito che il portavalori doveva fermarsi a ridosso delle paratie verdi antirumore presenti poco prima dell’uscita di Loreto perché là c’era una piccola porta, puntualmente usata per raggiungere la Mercedes con cui poi sono fuggiti. Tagliavano il tetto dei furgoni perché sapevano bene che quella era la parte più vulnerabile del mezzo dal momento che ai lati c’erano delle protezioni in acciaio (le case produttrici stanno fabbricando mezzi rinforzati anche nella parte superiore), ma anche perché erano ben consapevoli di come funziona lo “spuma block”, il composto chimico di protezione del vano portavalori. La schiuma viene azionata da un pulsante specifico, si sparge all’interno del cassone e in pochi minuti si solidifica rendendo inaccessibile lo spazio. Il composto però si sparge dal basso verso l’alto e l’accesso dalla parte superiore era perfetto per portare via almeno una parte del carico. Nel caso di Ancona infatti il gruppo non è riuscito a prelevare i contenitori stanziati in basso anche se quelli accatastati in alto hanno comunque fruttato un bottino di quasi 5 milioni di euro. Tutto è successo in 9 minuti. Per agevolare la fuga i rapinatori hanno disseminato un tratto di autostrada con stelle a tre punte dopo aver intraversato un mezzo pesante per bloccare il traffico.

Il tentativo fallito

Un algoritmo che però a Pisa non ha funzionato: mentre uno dei malviventi tagliava la lamiera del furgone ha reciso involontariamente il tubo dello spuma block, il getto inaspettato ha avvolto la lama del frullino rendendola inoffensiva. Missione fallita. In una intercettazione il rapinatore, accortosi del danno ha esclamato: «Paisà, si è impastata la lama!». Ad ascoltare quelle intercettazioni c’erano proprio gli agenti della Mobile anconetana mentre la scientifica dorica e quella di Roma hanno analizzato gli aspetti balistici che hanno confermato l’uso delle stesse armi in tutte le rapine.

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