Ecocentri assediati, il caso dal prefetto

TribunaTreviso

Cronaca

22 aprile 2018

Ecocentri assediati, il caso dal prefetto

Furti e migranti molesti, il consorzio Priula valuta di attivare vigilantes o fare a domicilio la raccolta di materiale elettronico

Già nel 2010 il Consorzio Priula e il Consorzio Treviso Tre avevano presentato un esposto in procura per segnalare i continui furti dagli ecocentri e la presenza di stranieri che puntavano ad accaparrarsi parte del materiale che vi veniva depositato. Ma «negli ultimi mesi del 2017 il fenomeno dei furti ad EcoCentro aperto è ulteriormente peggiorato, interessando la quasi totalità degli EcoCentri e con la presenta massiccia di persone non autorizzate che sostano all’interno e all’esterno della struttura nonostante il divieto degli operatori addetti alla guardiania».

Un assedio che a detta dei responsabili di Priula mette a rischio oggi sia gli operatori – che non riescono e non possono allontanare gli stranieri con cui più di una volta sono scoppiati diverbi e scontri anche fisici – sia gli utenti, «in special modo le donne», che alle volte «vengono fermati in modo poco ortodosso da chi pretende di prelevare ciò che stano andando a depositare».

Un quadro critico, che ha spinto, che ha spinto il direttivo di Priula a chiedere all’assemblea il via libera per un vertice con il prefetto, richiesta che sarà approvata a larga maggioranza – già si sa – vista la diffusione del fenomeno e l’impellenza di una soluzione.

«Partiamo certamente dalla constatazione che si tratti di persone in difficoltà» dice Paolo Contò, direttore generale del Consiglio di Bacino Priula, «ma ciò non toglie che il loro operare non sia finalizzato a bisogni personali, ma alla consegna del materiale prelevato a chi ne gestisce un traffico che è a tutti gli effetti illegale. Se a questo aggiungiamo le problematiche di sicurezza creata dalla pressione di queste persone all’ingresso degli ecocentri, e alle volte anche dentro» prosegue Contò, «capiamo quanto importante sia mettere fine al fenomeno».

Ci si era già provato introducendo dei vigilantes, «che sono attivi anche oggi, tre squadre» spiega Contò, «ma non bastano a coprire tutti i 53 ecocentri nei comuni». Schedare le auto di chi chiede materiale, o lo preleva senza autorizzazione, non è bastato a frenare i furti o la pressione degli stranieri. Né i controlli fatti in accordo con le forze dell’ordine con cui Priula ha condiviso le schede degli abusi fatte nei vari ecocentri.

Di qui la richiesta di un incontro con il prefetto per definire con il comitato di sicurezza una strategia da seguite, e magari anche aprire un’indagine su chi preleva, e dove finisce il materiale. La tribuna di Treviso aveva pubblicato un’inchiesta sul tema il 28 ottobre 2016 portando alla luce anche luoghi dove il materiale prelevato veniva stoccato e dove finiva. Inchiesta vincitrice del premio Basso (marzo 2017).

«Il problema però oggi resta e va risolto» incalza Contò. Il comitato di Bacino, in attesa di un confronto con il prefetto, ha delineato anche quali potrebbero essere le possibili contromosse da attivare e le proporrà lunedì all’assemblea di bacino. Le proposte? «Rafforzare la collaborazione tra Contarina, Consiglio di Bacino e le forze preposte a garantire la sicurezza e il contrasto dei traffici illeciti di rifiuti; estendere la presenza della guardia giurata a tutti gli EcoCentri durante gli orari di apertura al pubblico; individuare alcuni EcoCentri (sorvegliati, ndr) sui quali riservare il conferimento dei rifiuti elettrici ed elettronici». Quest’ultima pare una soluzione praticabile, anche perchè mettere i vigilantes in tutti i 53 cerd sarebbe «molto dispendioso». Quarta proposta «l’istituzione della raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici solo a domicilio».

Federico de Wolanski

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