Parla la guardia giurata di Trieste: «Così sono sopravvissuto al fulmine»

ilpiccolo

Cronaca

27 settembre 2017

LA STORIA

Parla la guardia giurata di Trieste: «Così sono sopravvissuto al fulmine»

Il 45enne di origine pugliese scampato alla folgorazione non crede alla fortuna: «Salvato da Padre Pio»

di Enrico Ferri

TRIESTE Uno “scherzo” del fato? Una sorta di miracolo? Massimo Siricola, 45enne di origine pugliese trapiantato da 21 anni a Cervignano, è tra le poche persone al mondo a poter raccontare di essere stato colpito da un fulmine. Padre di due figli di 17 e 12 anni, sposato da 21, Siricola, ex appartenente all’Arma dei carabinieri, è una guardia giurata in forza alla Italpol da 11 anni. Domenica scorsa il vigilante era di servizio al Terminal passeggeri, alla Stazione marittima di Trieste. L’uomo insieme ad altri due colleghi, aveva prestato servizio all’interno del terminal fino alle 12, passando poi all’esterno intorno alle 13, per eseguire alcuni controlli di routine, poco dopo la partenza della nave Costa Deliziosa.

Sul grande piazzale scrosciava la pioggia, che stava imperversando dalla prima mattinata, resa più aggressiva dal temporale. Sia Siricola che le altre due guardie giurate presenti erano riparati dagli abiti antipioggia e dall’equipaggiamento di servizio, composto anche da particolari stivaletti di sicurezza. «Pioveva talmente tanto che, a differenza degli altri due colleghi, avevo deciso di ripararmi usando anche un ombrello – a parlare è proprio la guardia giurata scampata alla folgorazione -. Poi, d’un tratto, il lampo mi ha “preso”. Fortissimo, accompagnato da un tuono che ci ha squarciato i timpani, con un’energia che mi è sembrata senza limiti. Mi sono sentito bloccato. Non riuscivo, soprattutto, a muovere il braccio che teneva l’ombrello. Forse solo per pochi istanti, che mi sono però sembrati un’eternità. Ho visto passare il fulmine sul mio giubbotto e corrermi addosso fino a scaricarsi a terra. È stato terribile».

A poca distanza dal 45enne i due colleghi, per fortuna illesi, hanno assistito a tutta la scena. «Non me ne sono subito reso conto, sono rimasto sotto choc per quanto accaduto. Ero come in un limbo, mezzo intontito. Ma, dopo quanto accaduto, ho continuato il mio turno di lavoro, anche se i miei colleghi volevano chiamare il 118 – continua ancora il 45enne – perché non ero in me. Dopo il lavoro ho preso la macchina e ho guidato fino a casa, a Cervignano, dove abito con la mia famiglia. Continuavo a sentirmi sempre peggio. Il braccio mi formicolava terribilmente. Avevo paura che, con tutta quell’elettricità che aveva attraversato il mio corpo, avrei potuto correre il rischio che mi venisse un infarto o chissà cosa», continua ancora l’uomo con la voce rotta dalla commozione. «Così, verso le 16, ho chiesto a mia moglie di accompagnarmi all’ospedale di Palmanova. Lì mi hanno sottoposto a numerosi controlli e i medici mi hanno detto di aver trovato riscontri di quello che mi era successo. E, soprattutto, che ero stato davvero molto fortunato. Mi hanno tenuto sotto osservazione fino alle 23, poi mi hanno lasciato tornare a casa».

A qualche ora di distanza dai fatti, il comandante e direttore generale dell’Italpol, Giuliano Romanin, ha annotato che «si è trattato di un evento imprevedibile ed eccezionale, malgrado le avverse condizioni meteorologiche. Il caso ha voluto che il fulmine colpisse il nostro dipendente che, per fortuna, e secondo le nostre direttive di sicurezza, indossava apposite calzature rispondenti ai parametri di legge. Hanno sicuramente contribuito a salvargli la vita». La guardia giurata, dopo le dimissioni dalla struttura ospedaliera, ha avuto due giorni di prognosi: «A riposo, a casa. Ma io voglio tornare prima possibile al lavoro», dichiara ancora Siricola. «Tutti mi dicono che sono stato fortunato, ma non credo sia stata solo fortuna. Sono devoto a San Pio da Pietralcina, così come tutta la mia famiglia. Ho una fede molto forte, e mi sento un miracolato. Tra le cose che farò con la mia famiglia, quando andremo a trovare i parenti in Puglia, sarà quella di andare a portare un cero al mio santo protettore. Prima però dovrò recuperare la mia tranquillità. Sento di essere ancora molto scosso per quanto mi è successo. Riprendere il lavoro, rivedere i miei colleghi e tornare alla normalità mi farà bene».

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