Roma, così la metro ha trascinato Natalya. Dubbi sui sistemi d’allarme, indagato il macchinista

Cronaca

15 luglio 2017

Roma, così la metro ha trascinato Natalya. Dubbi sui sistemi d’allarme, indagato il macchinista

Un video mostra i momenti di panico vissuti mercoledì sera a Termini, quando la donna è rimasta agganciata al treno della linea B. Sotto accusa la sicurezza del mezzo, si procede per lesioni

di ANNA DICHIARANTE

Sono immagini di ordinaria quotidianità, che, all’improvviso, si trasforma in puro panico. Stazione Termini, mercoledì sera. Le immagini del sistema di videosorveglianza raccontano i momenti drammatici dell’incidente accaduto sulla metro B. E rivelano, in parte, ciò che non ha funzionato. Mentre entrano in gioco le responsabilità del macchinista, ora indagato per lesioni personali. Il treno, in direzione Laurentina, arriva alla fermata e apre le porte. I passeggeri in attesa sulla banchina inziano a salire a bordo, dopo che quelli giunti a destinazione sono scesi. La telecamera, intanto, riprende il macchinista seduto nella cabina di guida: sembra che sfrutti i secondi della fermata per mangiare qualcosa. Prende in mano un contenitore e abbassa la testa, portandosi delle forchettate alla bocca. Ripete il gesto qualche volta, prima di dare un’occhiata nello specchio retrovisore e ripartire. Nel frattempo, all’altezza dell’ultimo vagone si consuma la tragedia.

Natalya Garkovich, 43 anni, bielorussa, arriva dal fondo della banchina, camminando lentamente e portando delle buste sul braccio destro. Il treno è ancora fermo e lei cerca di salire, ma poi, forse rendendosi conto che le porte stanno per richiudersi, fa un passo indietro, intenzionata a rinuciare a prendere quella corsa. Qualcosa, però, la trattiene e le impedisce di uscire completamente dal vagone.

Natalya resta incastrata nelle porte: probabilmente la borsa che tiene a tracolla o le buste che ha in mano rimangono all’interno del treno e diventano una sorta di cappio. Il suo braccio rimane agganciato alle porte. I sensori non rilevano la presenza di un ostacolo e i battenti si chiudono normalmente. La gente che è rimasta sulla banchina inizia a urlare, a correre, cercando di attirare l’attenzione del macchinista. E sperando che il treno si fermi prima che sia troppo tardi. Nelle immagini si vede una guardia giurata correre da uno degli ingressi verso Natalya: ha assistito alla scena e capito che sta per succedere una tragedia. Tenta di afferrare e strappare la donna via dal treno, che intanto è ripartito. Ma non ci riesce, il braccio di Natalya gli sfugge via e gli resta in mano solo un indumento rosso, forse una giacca, che inizia a sventolare per mandare un segnale al conducente. Ma la velocità del convoglio aumenta. Natalya resta appesa, tenta di correre nella stessa direzione in cui va il treno per qualche secondo, poi cade, le gambe le si piegano. Striscia via così, inginocchiata sulla banchina, mentre con la mano sinistra, rimasta libera, fa dei gesti e si tiene aggrappata alla maniglia. Il treno, infatti, si avvia verso l’imbocco del tunnel e lei rischia di impattare contro il muro della galleria.

A bordo, i passeggeri capiscono quello che è successo e intervengono come possono. Più persone tirano la leva dei freni d’emergenza. Ma nulla accade. Il treno non si ferma. Atac spiegherà poi che su quel tipo di vettura l’allarme non blocca la corsa, che prosegue comunque “a vela”. Ma le leve non azionano nemmeno l’apertura delle porte. Un ultimo disperato tentativo riesce a far socchiudere leggermente quella in cui Natalya è rimasta agganciata. E così lei si libera e cade giù da quel vagone che la sta portando con sé dentro la galleria. Il treno si fermerà solo a Cavour, la stazione successiva, dove il macchinista si renderà conto di quanto accaduto, la linea verrà interrotta e si attiveranno i soccorsi.

I video raccontano il terrore di quei momenti. E sembrano rivelare un atteggiamento un po’ distratto del conducente. Ma il punto è capire perché i sensori delle porte non si sono attivati per impedirne la chiusura. Resta poi il fatto che le leve d’emergenza, sia che servano solo ad attivare un allarme sia che debbano frenare il treno o far aprire le porte, non hanno funzionato. Attivate immediatamente dai passeggeri, avrebbero potuto evitare danni. Natalya, infatti, è stata trasportata in codice rosso all’ospedale San Giovanni, dov’è rimasta in terapia intensiva fino a giovedì pomeriggio. Poi il trasferimento a Tor Vergata per le operazioni al bacino, innanzitutto, alla mascella, all’orbita.

I filmati, invece, sono stati acquisiti dagli investigatori della polizia, mentre la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta e ha proceduto all’iscrizione nel registro degli indagati del macchinista anche per poter svolgere ulteriori accertamenti. Anche Atac ha fatto sapere di aver avviato un’indagine interna e di avere un quadro “abbastanza dettagliato sui fatti”. L’azienda conferma di aver iniziato a esaminare “tutto il materiale disponibile utile a comprendere il terribile accaduto” e di aver preso i primi provvedimenti. E funzionari Atac si sono recati in ospedale in cerca di notizie sulle condizioni di Natalya.

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Roma, così la metro ha trascinato Natalya. Dubbi sui sistemi d’allarme, indagato il macchinistaultima modifica: 2017-07-16T11:30:54+02:00da sagittario290