Processo “Il Detective”, 10 anni dopo le accuse vanno in soffitta

Cronaca

Giovedì, 18. Maggio 2017 – 9:37

SENTENZA

Processo “Il Detective”, 10 anni dopo le accuse vanno in soffitta

Scritto da: Alessandra Serio

Accuse prescritte per i professionisti Pietro Cacace, Federica Cacace, Massimiliano Carrozza, il vice prefetto aggiunto Maria Gabriella Ciriago; Antonina, Cristina, Daniela e Natala Corio, l’ex finanziere e “007” privato Emanuele Galizia, Giuseppe Giammillaro, Marco Lenci, Antonino Lo Giudice, Pietro Previte, Salvatore Privitera, Maria Russo, Vincenzo Savasta, Pietro Sofia.

Assoluzione nel merito da un’accusa di danneggiamento per Pietro Cacace e Daniela Corio.

Era sera tardi quando il Presidente della II Sezione Penale del Tribunale, Mario Samperi, ha letto la sentenza di primo grado che mette una pietra tombale su una vicenda che quando cominciò, 10 anni fa, sfociò in uno scandalo che colpì anche i vertici dell’Università di Messina e l’istituzione prefettizia.

Oggi i riflettori sulla storia e i personaggi si sono ormai spenti, ma gli echi della vicenda, dal punto di vista giudiziario ed economico, si fanno ancora sentire in città.

Non ha retto, quindi, al vaglio processuale, il processo scaturito dallo scandalo “Il Detective”, l’istituto investigativo della famiglia Corio che si era aggiudicata, nel decennio scorso, il servizio di vigilanza privata all’ateneo e al Policlinico. Azienda dilaniata dai conflitti ereditari dopo la morte del fondatore, Nino Corio, sfociati nel fallimento dell’impresa. Qualche anno dopo la morte del padre le sorelle Corio, in particolare Daniela, presentò una corposa denuncia in Procura e riempì fiumi di verbali, puntando il dito contro Savasta, l’ex dipendente diventato amministratore, accusato di aver “scalato” la società circuendo la vedova del fondatore. La Corio svelò anche un ampio giro di mazzette dietro gli appalti andati al Detective. Le denunce della Corio diedero l’avvio a diversi filoni di inchiesta e altrettanti tronconi processuali, in parte già conclusi e in parte definiti ieri dal presidente Samperi. Ma come detto non tutti i reati sono stati ritenuti sussistenti, mentre per il grosso dell’impianto accusatorio, le lungaggini processuali hanno giocato a favore degli imputati. Il processo definito ieri è quello che riguarda più da vicino proprio i passaggi inerenti gli avvicendamenti societari, lo scontro tra le sorelle e tra Daniela e il nuovo amministratore, le pressioni sulla madre.

Il fallimento della società portò alla mobilitazione delle molte guardie giurate impiegate, che per anni condussero aspre battaglie sindacali, con proteste eclatanti, in gran parte fallite malgrado la mediazione prefettizzia.

Il processo ha visto impegnati gli avvocati Nino Cacia, Carmelo Scillia, Pietro Luccisano, Nunzio Rosso, Salvatore Saccà.

Alessandra Serio

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