«Il Tesoro di San Gennaro è al sicuro: lo difendiamo così»

Cronaca

Mercoledì 28 Settembre 2016, 12:07

«Il Tesoro di San Gennaro è al sicuro: lo difendiamo così»

di Pietro Treccagnoli

Il Tesoro di San Gennaro, ammirato dai turisti di tutto il mondo, omaggiato dai napoletani, custodito ed esposto nel Museo e nella Cappella del santo, è a prova di mosca. «Una volta sono stato svegliato alle tre di notte perché era scattato l’allarme» racconta il direttore Paolo Iorio. «Panico totale. Ma scoprimmo subito che si trattava di una mosca, un insetto che aveva innescato l’immediata segnalazione». Tutto si risolse con un sospiro di sollievo. Il furto dell’altra notte, nell’ufficio del parroco del Duomo, don Enzo Papa, ripropone, invece, il nodo della sicurezza in un luogo strettamente legato al protettore della città. Ma mentre l’area adiacente al Duomo si è mostrata vulnerabile, nonostante il sistema di sorveglianza, al Museo dovrebbero dormire sonni tranquilli, mosche a parte.

Il Duomo e la sacrestia sono controllati da undici telecamere che inviano le immagini a due schermi: uno nella stanza del parroco e un altro in quella della segretaria. «Le ho fatte mette due anni fa» racconta don Enzo. «Per un lungo periodo non ci sono state, perché una ventina di anni fa l’obsoleto sistema di sorveglianza si era guastato e così eravamo rimasti a lungo senza videosorveglianza». Sono sotto controllo l’altare maggiore, le navate laterali, il transetto, la sacrestia e, naturalmente il Succorpo che custodisce le ossa di san Gennaro (non le reliquie principali, i resti del cranio e le ampolle del sangue, che si trovano nella Cappella del Tesoro). «Il Succorpo è stato la prima zona sulla quale ho fatto accendere una telecamera» chiarisce il parroco. C’è, però, un cono d’ombra: quello del cortiletto esterno che porta ai bagni. Entrare nel Duomo, una volta lì, potrebbe essere facile. Basterebbe aprire la porta laterale chiusa solo a chiave. Ma per fortuna ai ladri dell’altra notte non interessava entrare, sebbene nel Duomo fosse ancora esposto il prezioso busto argenteo del Patrono con i resti della testa.

I profanatori erano interessati al denaro custodito nella cassaforte. Il Tesoro e le reliquie non sono commerciabili, al di là del loro grande valore economico e simbolico. Cappella e Museo non dipendono dalla Curia, ma dalla Deputazione, sebbene siano attaccati al Duomo. Sono protetti da un sofisticatissimo sistema di sorveglianza che cambia parametri e codici ogni settimana. «Apparentemente può sembrare privo di controllo» commenta il direttore Iorio. «In realtà ci sono telecamere e termosensori collegati 24 ore su 24 a due centri operativi, di cui uno a Roma, e ai carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale. Tutto poco invasivo e scarsamente visibile proprio per meglio tutelare i gioielli». È un patrimonio del quale sono esposti a rotazione almeno 180 o 200 tra i pezzi più spettacolari (la mitra con migliaia di pietre preziose, il collari, i calici) e che si compone di 21.610 oggetti, custoditi in parte nel caveau del Banco di Napoli, ma soprattutto nelle casseforti sparse nei quattro piani dell’edifico della Deputazione, dietro porte blindatissime. Nelle sale di esposizione, per motivi di sicurezza, è vietato scattare foto. Ma pure la Cappella, dove sono opere di inestimabile valore (dal Domenichino a Ribera), sculture e candelabri d’argento e soprattutto il busto e le ampolle del sangue (in un’apposita cassaforte con doppia chiave), è vigilatissima. E da quando è stato inaugurato il museo la sorveglianza è stata potenziata.

Ogni singolo pezzo esposto è racchiuso in una teca di Goppion. Sono le stesse usate al Topkapi di Istanbul e nei musei di San Pietroburgo: vetrine che costano almeno 75mila euro ciascuna, blindate, allarmate e con un particolare sistema di umidificazione. Il patrimonio che san Gennaro, attraverso i doni di sovrani, nobili e popolo, ha accumulato nei secoli, attualmente è assicurato per un prezzo altissimo da ben cinque società diverse, dopo che i Lloyd di Londra non accettarono considerando l’operazione al di sopra delle loro possibilità. Insomma, altro che «Operazione San Gennaro». Oggi, a differenza del 1966, quando fu girato il celebre film di Dino Risi, l’impagabile Armandino «Dudù» Girasole, interpretato da Nino Manfredi, farebbe, come si dice a Napoli, palla corta.

Al culto di san Gennaro sono legate pure le Catacombe di Capodimonte, inserite nel circuito della Sanità. Qui non è custodito nulla di asportabile. Ci sono gli affreschi paleocristiani, ma non si prestano a una rapida operazione predatoria. «La videosorveglianza» spiega il responsabile della comunicazione, Enzo Porzio «è limitata all’area delle biglietterie, dove ci sono computer e altro materiale tecnologico. Abbiamo un sistema d’allarme collegato con una società di vigilanza privata».

E poi scherza: «Per il resto ci affidiamo alla protezione non di san Gennaro, ma anche di san Gaudioso e di san Severo, a cui sono intitolate le altre catacombe». Ma proprio qui, in altri lontanissimi tempi, quando le catacombe erano fuori della cinta urbana e Napoli bizantina era assediata dall’esercito di Sicone, il principe longobardo di Benevento, avvenne l’unico furto gennariano mai messo a segno. Correva l’anno 831, IX secolo dopo Cristo. Oggi non c’è nulla di depredabile, ma allora qui erano sepolte le ossa del santo: furono rubate a portate a Benevento per essere poi riportate a Napoli solo alla fine del XV secolo. E da allora sono custodite nel Succorpo. Per il resto, un furto nel Duomo è stato più che altro oggetto di fantasie letterarie, a cominciare dal «Decamerone» di Giovanni Boccaccio. È proprio nella Cattedrale che Andreuccio da Perugia (a cui Pier Paolo Pasolini diede il volto di Ninetto Davoli) mette involontariamente a segno il furto di un prezioso anello, quando i suoi complici lo fanno calare nell’urna funeraria dell’arcivescovo appena morto per rubargli i ricchi ornamenti. Fantasie, la realtà per fortuna è meno sacrilega e si accontenta di diecimila euro.

http://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/napoli_il_tesoro_di_san_gennaro_e_al_sicuro-1992476.html

«Il Tesoro di San Gennaro è al sicuro: lo difendiamo così»ultima modifica: 2016-09-29T10:45:02+02:00da sagittario290