Riti vodoo e minacce ai famigliari. Finisce incubo per una prostituta: tre arresti

LeccePrima

Cronaca

20 agosto 2016 11:59

Riti vodoo e minacce ai famigliari. Finisce incubo per una prostituta: tre arresti

E’ stata una guardia giurata a udire le urla della ragazza: ha prestato soccorso fino all’arrivo dei carabinieri. Una storia amara fatta di estorsioni e minacce.

V.Murr.

LECCE – Picchiata selvaggiamente per essersi ribellata ai suoi aguzzini. Giunta nello Stivale su un barcone, per lavorare in un salone di acconciature, si ritrova a vendere il proprio corpo. E’ soltanto una delle numerose storie simili, ma quanto meno profuma di riscatto. Un riscatto sano, non quello che le veniva chiesto per essere affrancata da coloro che la tenevano in pugno. Parapiglia in città, nella serata di ieri, nei pressi di Piazzale Rudiae. Intorno alle 23,30, infatti, tre individui di origine nigeriana, hanno aggredito una loro connazionale: hanno riservato alla vittima calci e pugni, nonostante le urla delle malcapitata. Sono state proprio quelle grida a richiamare l’attenzione di una guardia giurata dell’istituto di vigilanza AlmaRoma, di passaggio in quel punto per un’attività di pattugliamento. Intervento provvidenziale che ha messo la parola fine a una triste vicenda e che si è conclusa con l’arresto di Idahosa Stefy Ewere, di 36 anni, Mathew Ndidi, di 25 e di Lawrence Oduware, 27enne.

Il vigilante si è fermato per prestare soccorso alla ragazza straniera e, nel frattempo, ha allertato le forze dell’ordine. Sul posto sono giunti i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia leccese, i quali hanno trovato i due individui fermati poco prima dalla guardia giurata. La coppia di stranieri era stata fatta sedere e invitata a calmarsi con dei pretesti, in attesa che arrivassero i militari. Intanto è giunta anche un’altra donna, anche lei nigeriana, allertata telefonicamente da uno dei due fermati. Questa ha cominciato a inveire contro la ragazza aggredita. All’arrivo degli uomini in divisa, la ragazza aggredita ha raccontato l’accaduto.

Tutto parte in Nigeria, quando viene contattata telefonicamente nel suo villaggio, dalla connazionale 36enne. La invita ad essere raggiunta in Italia, dove le promette un posto da parrucchiera. Giunta clandestinamente a Lampedusa, poi a Lecce in casa della sua sfruttatrice, viene costretta a prostituirsi giornalmente per strada e a consegnare i proventi ai suoi aguzzini, fino a raggiungere la somma di 25mila euro: riscatto per la sua libertà e la restituzione del permesso di soggiorno che la donna le aveva promesso. Per tenerla sotto pressione, ala vittima sarebbe stata persino sottoposta a un rito vodoo, che avrebbe comportato la sua morte in caso di “disobbedienza”. Le tragiche condizioni in cui ha vissuto la donna sono terminate grazie al provvidenziale intervento della guardia giurata e dei militari dell’Arma. I due connazionali, peraltro, non hanno smesso di minacciarla neppure alla presenza delle forze dell’ordine. Anzi, hanno “promesso” ritorsioni nei confronti dei famigliari in Nigeria.

Su disposizione del pm di turno, Massimiliano Carudcci, gli uomini dell’Arma hanno condotto i connazionali della donna ferita in caserma, mentre la ragazza è stata affidata alle cure dei sanitari. Giunta in ospedale, le sono state riscontrate delle lesioni al labbro superiore, giudicate guaribili in circa quattro giorni. Al termine degli accertamenti, i tre sono stati dichiarati in arresto: sono stati accompagnati nel carcere di Lecce e risponderanno dell’accusa di estorsione, rapina e sfruttamento della prostituzione. La vittima affidata a una struttura protetta dove, si spera, potrà dimenticare l’incubo vissuto nell’ultimo periodo.

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