In manette per uno scontrino

iltirreno

Cronaca

21 luglio 2016

In manette per uno scontrino

Operazione della polizia: presi gli autori dell’assalto al furgone portavalori

di Massimo Mugnaini

VINCI. Fu un assalto da action movie. E un incubo terribile per due guardie giurate. Un gruppo di banditi incappucciati e armati bloccarono il furgone portavalori della “Coin Service” tagliando loro la strada in via Lamporecchiana a Vinci, un’auto davanti che frena all’improvviso e si mette di traverso e una dietro che chiude ogni possibilità di fuga. Scesero, ne presero a calci e pugni lo sportello, spararono in aria e bloccarono i vigilanti. Quindi si buttarono sul bottino – 150 mila euro racimolati nelle macchinette di locali pubblici e privati di mezza Toscana – ma furono costretti a fuggire con un decimo della somma, circa 15 mila euro, perché il blocco improvviso del motore del portavalori Iveco Daily blindato fece scattare l’allarme e perchè alcuni automobilisti passarono di lì, accolti da altri spari in aria, e lanciarono l’allarme.

Ieri, a distanza sei mesi dalla rapina avvenuta il 15 gennaio 2016, la squadra mobile fiorentina diretta da Giacinto Profazio e gli agenti del commissariato di Empoli del primo dirigente Francesco Zunino, hanno chiuso l’indagine su quell’assalto banditesco assicurando alla giustizia gran parte dei componenti di quel commando. Si tratta di sette cittadini italiani di etnia sinti tra i 21 e i 49 anni delle famiglie Hudorovich e Levakovic, originarie dell’Istria ma residenti in villette e abitazioni ad Assisi, Pistoia, Pescia, Città di Castello e Roma. Tutti già noti alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio sono finiti in carcere a vario titolo a Sollicciano, Firenze, sia per il ‘colpo grosso’ a Vinci che per alcuni furti in appartamento commessi nello stesso periodo tra il senese e l’Umbria. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal gip Paola Belsito su richiesta del pm Christine Von Borries. A tradire il commando di professionisti è stato uno scontrino da un euro per una bottiglietta d’acqua acquistata nei pressi dell’ospedale fiorentino di Careggi, dove le guardie giurate si erano fermate col furgone per mangiare un panino durante il lungo giro di raccolta delle monete dalle macchinette di strutture e locali pubblici e privati sparsi per mezza Toscana.

Quello scontrino è stato ritrovato dai poliziotti proprio in via Lamporecchiana, a Vinci, dopo l’assalto: gli investigatori sono andati al bar di Careggi, hanno guardato le videocamere e hanno visto a volto scoperto i banditi che colpiranno poco dopo incappucciati. Il resto l’ha fatto un riuscitissimo mix investigativo ‘classico’ e tecnologico. E cioè pedinamenti e riconoscimenti fotografici, più un immenso lavoro su telecamere di strade e autostrade toscane e analisi di decine di celle telefoniche. Dalle telecamere è emerso che due auto comparivano sempre a breve distanza dal furgone: una Volkswagen Golf bianca e una Volvo coupè: sono state ‘isolate’ e poi se n’è individuato gli utilizzatori reali, seppur coperti da prestanome. Le due auto usate per pedinare il furgone lungo centinaia di chilometri di percorso, utilizzavano peraltro la classica ‘tecnica dell’elastico’: entrambe dietro l’obiettivo, una più vicina e una più lontana, pronte a scambiarsi di posizione a intervalli regolari. E’ così che sono arrivate a Vinci per il colpo, riuscito solo in parte. L’individuazione dei componenti del commando è stata poi resa possibile dall’analisi delle celle telefoniche: i banditi si chiamavano di continuo da un’auto all’altra, e la ‘scia’ delle chiamate in corrispondenza del tragitto del furgone ne ha rivelato l’identità attraverso una minuziosa selezione dei numeri di telefono. I banditi d’altronde erano molto accorti, hanno anche spiegato gli investigatori: se ritenevano che un’auto utilizzata per compiere qualche reato (o prepararlo) fosse stata intercettata della polizia – e magari ‘appesantita’ da un gps – la bruciavano. Inoltre utilizzavano targhe calamitate che cambiavano di continuo per rendersi non identificabili e cambiavano anche il colore delle auto, applicandovi speciali pellicole sempre diverse. Nonstante tali accortezze ed abilità tuttavia, i sette banditi niente hanno potuto contro gli inquirenti e gli investigatori fiorentini ed empolesi.

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In manette per uno scontrinoultima modifica: 2016-07-22T11:15:25+02:00da sagittario290