Cronaca
Sabato 4 Giugno 2016, 10:42
«Un inferno di mitra, sembrava la fine» I vigilantes assaltati sotto choc
JESI – «Sono stati momenti terribili, abbiamo pregato per le nostre famiglie e i nostri figli perché Dio ce la mandasse buona». Cala un velo nero sugli occhi delle guardie giurate mentre una raffica di piombo scheggia i vetri e perfora il metallo del loro blindato. La pioggia infinita di proiettili, il botto delle gomme che esplodono, il ruvido rumore del frullino che prova a tagliare le lamiere. Poi altri scoppi, l’odore acre di un Tir in fiamme, le auto dei banditi che sgommano. E il terrificante silenzio dopo la loro fuga. «Abbiamo avuto paura di morire, ma adesso stiamo bene» parla a nome di tutti uno dei tre dipendenti jesini che si trovavano sul furgone della Fitist assaltato mercoledì sera.
Stavano tornando alla base con un carico da un milione e 800 mila euro dopo il giro dei supermercati pescaresi. L’autostrada, tra i caselli di Mosciano e Val Vibrata, attorno alle 22 si è trasformata in un set di Hollywood.
«Siamo sotto choc», sospira uno dei tre vigilantes, tutti padri di famiglia tra i 40 e i 50 anni, che per ovvie ragioni chiedono di restare anonimi. «Per fortuna stiamo bene. Io ho riportato delle escoriazioni al fianco sinistro per via delle schegge, ma sono stato subito dimesso dal pronto soccorso di Giulianova come gli altri miei colleghi. Psicologicamente è stata un’esperienza terribile. Abbiamo pensato alle nostre mogli e ai nostri figli, abbiamo pregato Dio perché ci salvasse». In quei momenti la paura ottenebra la mente. Resta solo il ricordo di qualche flash. «Riconoscerli è stato impossibile, erano incappucciati, saranno stati una decina. Ci siamo trovati a testa in giù, mentre loro provavano ad entrare. Le misure di sicurezza hanno funzionato alla perfezione. Siamo salvi, ora stiamo bene. Ma quei momenti me li porterò dietro fino a che vivrò».