Delitto al Palabingo, chiusa l’indagine

iltirreno

Cronaca

19 giugno 2016

Delitto al Palabingo, chiusa l’indagine

A carico di Paolini resta l’omicidio preterintenzionale del collega che lo voleva rapinare

di Pietro Barghigiani

PISA. Resta l’omicidio preterintenzionale il reato contestato a Simone Paolini nell’avviso di chiusura delle indagini sulla morte di Davide Giuliani, la guardia giurata uccisa dal collega durante un tentativo di rapina il 13 agosto accanto al Palabingo di Navacchio. L’inchiesta è chiusa e il sostituto procuratore Antonio Giaconi ha inviato all’unico indagato nella vicenda l’atto che precede la richiesta di rinvio a giudizio. Rispetto al racconto iniziale di Paolini, 38 anni, di Pisa, dipendente delle Guardie di Città Giuliani, 46 anni, di Montecalvoli, non ci sono state modifiche sostanziali nella ricostruzione di un episodio finito nel sangue con i due colpi di pistola sparati da Paolini (difeso dall’avvocato Erminia Imperio) contro Giuliani, con il casco in testa e un’arma in pugno puntata contro il collega per prendergli l’incasso del Palabingo.

La Procura chiederà il rinvio a giudizio del 38enne e, in sede di udienza preliminare, è molto probabile che Paolini chieda di essere processato con il rito abbreviato (esame solo sulla base degli atti) puntando a un’assoluzione. Non ci sarebbero contraddizioni, dunque, nella sequenza iniziata con il tentativo di rapina da parte di Giuliani e conclusa con l’appuntato delle ” Guardie di Città” agonizzante fuori dal suo Suv qualche centinaio di metri dal punto in cui Paolini (all’epoca dei fatti non poteva avere l’arma perché il permesso era scaduto da mesi) gli aveva sparato due colpi con la sua Beretta calibro 9. Sono le 4,27 quando Paolini, divisa e auto di ordinanza dell’istituto di vigilanza di Ospedaletto, si avvia a ritirare l’incasso della sala bingo a Navacchio.

Alle 4,30 Paolini è in auto e all’improvviso compare un uomo armato e con il volto coperto da un casco. La reazione del vigilante è quella di cercare di investire il bandito, ma non riesce a metterlo in fuga. Giuliani si avvicina al finestrino del guidatore e da seduto Paolini fa fuoco due volte, lo colpisce al fianco e al petto attraverso il finestrino e poi dà l’allarme azionando il Gps. Anche se ferito, il rapinatore apre la portiera, inizia una colluttazione, Paolini riesce a togliere il casco all’aggressore e scopre che è il collega. È in quel momento che Giuliani gli confida la sua disperazione: «Lo faccio perché ho bisogno di soldi». L’appuntato in congedo parentale da gennaio, per assistere il padre, non riesce a sopraffare il collega, né a mettere le mani sul bottino di 6.000 euro appena prelevato. Scappa a piedi in una fuga disperata. Sono le 5,10 quando Giuliani viene trovato in una piazzola a poca distanza dalla sala bingo. Muore sotto gli occhi delle guardie giurate, una delle quali chiamata per nome invocando un’ambulanza, intervenute sul posto e che ne avevano appena scoperto l’identità.

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