Il ruolo delle donne-ombra dei banditi: Silvana nasconde i soldi e prega, Dalia segue i telegiornali

Cronaca

27 marzo 2016

Il ruolo delle donne-ombra dei banditi: Silvana nasconde i soldi e prega, Dalia segue i telegiornali

«Ma non avevate dei professionisti?». È mattina, l’assalto al portavalori sulla Sassari-Obia è appena fallito. Giovanni Olianas, vicesindaco di giorno e bandito di notte, si confessa alla moglie. E lei non lo risparmia, lo sbeffeggia e, allo stesso tempo, non perde occasione di ricordargli che ad ogni colpo potrebbe non tornare più da lei, dai figli. Detto questo, Silvana Conti non gli fa mancare niente: corre, sale e scende le scale, risale, riscende, ad ogni «Silvana!» . Non si ferma mai, la consorte del vicesindaco: nella casa di Villagrande, base operativa, c’è chi si rimbocca le maniche. Ci sono le faccende: Silvana prepara i borsoni, nasconde i soldi, e prega. Prega che il marito torni vivo: « Oh mio Dio, signore, vuoi vedere che questo me lo uccidono».

LE BANCONOTE – Poi c’è Dalia («Eh, amore non pensarci troppo»), la donna di Fabrizio Manca, compagno di assalti di Olianas. È diversa da Silvana. Almeno, è questo ciò che appare dai discorsi delle compagne del gruppo di rapinatori smantellato dalla Dda di Cagliari in collaborazione con le forze dell’ordine di tutta la Sardegna. Dalia Gazzaniga di sicuro è più mite di Silvana. Vede i pensieri roteare nel cervello di Fabrizio, e indaga: «Sei stanco, sei nervoso?». Lo è. Il pensiero è di quelli che non fanno chiudere occhio: i soldi, il bottino delle rapine. Quella volta potevano essere macchiati e allora sì che sarebbe stato un problema. Fabrizio Manca è stanco: «Non sto capendo neanche dove sono messo, guarda». Lui taglia corto e lei lo rassicura: «Tanto non verrai mai a sapere», riferendosi alle banconote che potrebbero essere inutilizzabili. «Ma adesso non sfasciarti la testa», aggiunge (con una esse di troppo) «solo perché Antonio ti ha messo il sospetto». Dalia sa come prenderlo. Un aspetto però la lega alla moglie di Govanni Olianas: la conoscenza di tutti gli spostamenti della banda di rapinatori. È Dalia l’incaricata dell’ascolto del telegiornale regionale, per poi riferire a Fabrizio quali notizie sono trapelate, e quali no: «L’ho sentito anche adesso, non hanno detto niente di nuovo».

LE CIMICI – Tra rumori di piatti e televisori dal volume troppo alto, ci sono anche voci di donne nelle conversazioni captate dagli investigatori nelle case dell’organizzazione di rapinatori capeggiata da Giovanni Olianas. Una banda che contava su criminali fidati come Fabrizio Manca e Luca Arzu, che proteggeva latitanti come Pasquale Scanu (condannato a 28 anni per rapimento, alla macchia in Gallura) e Attilio Cubeddu (bandito arzanese ricercato da quasi vent’anni).

I CALCOLI – La mattina dopo il tentativo di rapina al furgone portavalori della Mondialpol, in servizio tra Olbia e Sassari, anche Fabrizio Manca spiega a Dalia quello che era accaduto, addebitando il fallimento dell’assalto all’errore nel calcolo dei tempi: «Quaranta minuti di tempo, e noi ci abbiamo messo più di mezz’ora ad arrivare. Ma quando mai noi pensavamo ci volessero dieci minuti per arrivare da lì a lì». Lei però non commenta, o meglio: sembra non averlo fatto in prossimità delle cimici piazzate dalla polizia di Cagliari.

I CONTANTI – Sono durate quasi un anno, le indagini: centinaia le conversazioni in mano agli inquirenti, che hanno consentito al pm Danilo Tronci di arrestare 23 persone, cioè «i responsabili dei colpi più rocamboleschi degli ultimi anni», compreso quello alla Vigilanza Sardegna di Nuoro. Aveva fruttato 5 milioni di euro: soldi che venivano “lavati” e rimessi in circolo in attività lecite e illecite, soprattutto la droga. Dalle conversazioni ascoltate in casa Olianas-Conti, è chiaro per gli investigatori che ci fossero contanti a valanghe: le banconote macchiate. La moglie è perfettamente al corrente delle sue attività criminali, è convinto il pm. Sapeva, e ogni tanto si lamentava. Il marito si stava «incasinando, con questa porcheria», con «certa gentaglia», non amava Luca Arzu, dal «cervello compromesso». E ogni volta il marito le rinfacciava il tenore di vita che aveva grazie al suo secondo lavoro, che tanto disprezzava. Della compagna di Luca Arzu, Tania Serra, invece, finora si sa poco. Di certo, c’è un viaggio assieme al compagno-bandito a Venezia, all’hotel Michelangelo. Chissà se Tania sapeva da dove provenisse il mazzo di banconote da 100 euro che c’era nel portafogli di Luca.

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