Condannata ‘testa di legno’ per il crack Union Security

Cronaca

giovedì 03 marzo 2016, 08:33

Condannata ‘testa di legno’ per il crack Union Security

Era solo una ‘testa di legno’, ma il tribunale di Aosta ha condannato a sei mesi di carcere Cosimo Ienco, 54 anni, originario di Reggio Calabria e residente ad Aosta. Era imputato di bancarotta fraudolenta, reato derubricato in bancarotta semplice.

Secondo gli investigatori della Guardia di finanza Ienco il 18 ottobre subentrò a due torinesi amministratori della società di vigilanza Union Security Vallée in località Autoporto, a Pollein.

Tredici giorni dopo, l’1 novembre, la società cessò ogni attività lasciando in cassa un ‘buco’ di 579 mila euro. Inoltre dalle indagini delle Fiamme Gialle risulta che dal 2009 manca la contabilità aziendale, di qui la contestazione di bancarotta.

“Gli stessi inquirenti hanno appurato che il mio assistito era soltanto un prestanome dei titolari– ha spiegato nella sua arringa l’avvocato Nicoletta Spelgatti – quando accettò la nomina ad amministratore della Union Security si trovava in difficoltà economiche e gli erano stati promessi 1.000 euro al mese oltre all’assegnazione di alcuni lavori edili che invece non fece mai”.

Lo stesso pm Pasquale Longarini aveva chiesto l’assoluzione per Ienco “per non aver commesso il fatto”. Il giudice lo ha ritenuto responsabile della bancarotta però ha negata la richiesta di una provvisionale di 300.000 euro avanzata dalla parte civile tramite l’avvocato Elena Dondeynaz.

Nel dicembre del 2010 la Divisione amministrativa della Questura di Aosta chiuse l’Istituto di vigilanza Union Security, per gravi violazioni al regolamento di polizia privata.L’allora titolare dell’agenzia, R.D.P., residente a Torino, era stato denunciato per violazioni amministrative, contabili e penali.

Le indagini erano iniziate il 13 ottobre, cinque giorni prima della nomina di Ienco ad amministratore. Era emerso che i dipendenti, che all’epoca lavoravano anche come guardie giurate al Tribunale di Aosta, non frequentavano le esercitazioni al poligono di tiro, non erano dotati di equipaggiamento antiproiettile né di radio trasmittenti.

Soprattutto, dagli accertamenti di polizia, era emerso un bilancio passivo di 419 mila euro, e che i sette dipendenti non percepivano stipendio da quattro mesi e nemmeno erano stati versati i loro contributi. L’allora questore Maurizio Celia e i delegati sindacali di categoria si erano attivati per aiutare i dipendenti a cercare nuovi posti di lavoro in altre società di polizia privata.

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