Soffocata ma senza tracce

iltirreno

Cronaca

13 gennaio 2016

Soffocata ma senza tracce

L’autopsia sulla donna non chiarisce i dubbi: non si sa se sia omicidio o suicidio

di Massimo Mugnaini

EMPOLI. Morta soffocata ma sul nastro adesivo che teneva il sacchetto sulla testa della donna non ci sarebbero impronte digitali. Un giallo, un rompicapo per gli investigatori che stanno indagando sulla fine di Beata Balon (nella foto accanto). Omicidio o suicidio, non c’è ancora alcuna certezza sul decesso della donna, 46 anni, polacca di Varsavia, trovata nel suo letto, lunedì in un appartamento al piano terra di un palazzo in via Pasteur a Ponzano. Neppure l’autopsia che si è svolta ieri mattina all’istituto di medicina legale di Careggi, a Firenze, ha sciolto i dubbi. Il corpo privo di vita è stato scoperto di prima mattina dal compagno, una guardia giurata italiana. L’unica sicurezza è che la donna è morta per asfissia. Ma se abbia posto fine alla sua vita travagliata (lei stessa scriveva su Facebook di avere problemi con l’alcol) o se sia stato il suo compagno a farlo, al momento resta un mistero. Anzi, un rompicapo. Perché se è vero che il nastro che fissava il sacchetto in testa a Beata non era stato strappato, cioè era rimasto arrotolato intorno al suo cartone, è altrettanto vero che non ci sarebbero impronte – a detta degli investigatori – sul nastro stesso. Il compagno, dal canto suo, ha raccontato ai carabinieri e al pm Ornella Galeotti di essere rientrato dal lavoro intorno alle 21.30 e di averla trovata in camera da letto, con addosso il pigiama. Ha detto anche di non averla svegliata, pensando fosse ubriaca. Quindi è andato anche lui a dormire. Quando si è risvegliato, poco prima delle 7, ha visto accanto a sé il cadavere della donna. L’ha toccato, era ghiaccio. Tra il suo corpo e il cadavere, un peluche. L’uomo quindi avrebbe dormito per ore accanto a un cadavere. Per lui, insomma, nessun dubbio sul fatto che si tratti di un tragico suicidio. Versione ribadita più volte, due giorni fa, al pubblico ministero che l’ha tenuto sotto torchio per otto ore, sottoponendolo a una raffica di domande che non ha però dato seguito a un fermo per indiziato di delitto. Anche in Procura si evita di specificare se sia stata formalmente aperta un’indagine per omicidio a carico di ignoti. Anche se con ogni probabilità è proprio così. Non è da escludersi che questa scelta sia dettata da una questione di tempistica: gli investigatori potrebbero infatti non voler svelare le proprie carte finché non arriveranno sui loro tavoli in caserma e in procura tutti i risultati degli esami del dna e dei tessuti per i quali il medico legale ha già ricevuto l’incarico.

E’ da quelli infatti che dipendono alcune risposte considerate decisive dagli investigatori: la donna aveva assunto farmaci o droghe? Aveva davvero bevuto? Farmaci, nella casa di via Pasteur, ne sono stati sequestrati in quantità dai militari del tenente colonnello Agatino Saverio Spoto. Resta il fatto che l’ipotesi del suicidio è presa in seria considerazione dagli inquirenti, per un motivo semplice: Beata Balon, stabilitasi nell’Empolese a fine anni ‘70, addetta alle pulizia in una grossa cooperativa di servizi che si occupa tra l’altro dell’ospedale San Giuseppe di Empoli e del municipio cittadino, avrebbe già tentato in passato il gesto estremo. E avrebbe sofferto di depressione, specialmente da quando è morta sua madre, poco più di un anno fa. Lo ha ricordato anche il compagno, addetto all’antitaccheggio in un centro commerciale. E ce ne è prova in alcuni post su Facebook della donna, madre di due figli per via di due precedenti relazioni. Ciò che invece gli inquirenti escludono completamente è la rapina: non ci sono tracce di effrazione alla porta, né di colluttazione sul corpo di Beata Balon. Ipotizzando un “femminicidio”, invece, gli uomini dell’Arma hanno voluto ascoltare a lungo anche i vicini di casa della coppia. Ma le “urla e i litigi frequenti” che spesso si accompagnano a queste tragiche storie, stavolta parrebbero del tutto assenti. I due litigavano come qualunque altra coppia, a detta dei testimoni. Senza particolare frequenza né intensità. Restano però di contro altri post, sempre sui social network, in cui Beata accenna a un rapporto burrascoso col compagno.

Il pubblico ministero, per cercare di trovare il bandolo della matassa, ha ascoltato oltre 15 persone, tra parenti e amici della vittima e della guardia giurata, negli ultimi due giorni. Ma la verità su questo strano suicidio – o presunto omicidio che dir si voglia – non sembra affatto vicina.

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