Quelli della notte a fare la spesa al Carrefour. “Ci voleva un posto così”

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Cronaca

21 gennaio 2016

Quelli della notte a fare la spesa al Carrefour. “Ci voleva un posto così”

La prima volta dei due punti Carrefour in città aperti h 24. Via Don Sturzo e Porta Castiglione: chi li frequenta e a che ora FOTO

di SIMONE ARMINIO

Bologna, 21 gennaio 2016 – In queste notti limpide di gelo, nella solitudine di viale Panzacchi, oltre al verde del semaforo nascosto sullo sfondo spicca quello della scritta ‘Carrefour Express’. Paesaggio noto, fin qui. Se non fosse per la luce accesa, e una scritta bianca, inequivocabile, apparsa di recente: aperti 24/7.

Ore 1.13 E a quell’insegna che punta da lontano un ragazzo in cappello di lana, zaino e bici, col sorriso già stampato sulle labbra. Entra nel negozio, saluta la guardia giurata armata e si fionda tra gli scaffali. Guarda dappertutto, felice come un bambino. Vorrebbe tutto, poi sceglie il pan carrè, una mozzarella, del prosciuto. Lavora in un bar nei dintorni, spiega. “Finisco di lavorare a quest’ora: questo posto era quello che ci voleva”.

Ore 1.45 Zero passanti in via Don Sturzo, tra la Funivia e la Croce di Casalecchio: gli unici segni di vita sono i palloncini svolazzanti che pubblicizzano l’apertura non stop. Il negozio è una specie di istituzione. I francesi sono arrivati dieci anni fa, il supermercato esiste dal 1969. Affollato di giorno, a quest’ora la regina è una ragazza che si attarda senza fretta tra gli elettrodomestici e gli accessori da cucina: 34 euro di spesa. Paga, ringrazia, avverte: tornerà.

Ore 3,20 Dopo un’ora di calma piatta, tra il ronzio della radio e le chiacchiere degli addetti, le voci di una comitiva quasi fanno sobbalzare tutti. La prima, Denise, 17 anni, entra in carriera e quasi sbatte nella guardia giurata. “Ehm scusi, sì può?”. Fa cenno di sì agli altri: Nicole (17), Giulia (22), Stefano (17). Scendono dai colli, e a qualcuno di loro è venuto in mente di avere letto su Facebook che il Carrefour adesso non chiude più. “Una bazza!”, se la ridono. Agguantano le birre, ma qui non si può venderle dopo le 23,45. Si rifanno con patatine, biscotti, the freddo. Ma la cosa più divertente è un selfie tra gli scaffali deserti.

Ore 4.25 Una signora, Elena Grippo, intabarrata nel suo cappello e nella pelliccia, siede placida ai tavolini di Porta Castiglione. Ai suoi piedi il cane Chicco odora dappertutto. “Dormire? Magari. Soffro d’insonnia, e Chicco pure. Così ogni sera a quest’ora usciamo di casa. Gli faccio fare i bisogni, poi passeggiamo un poco. Ora c’è questo bel posto. Guardi quanta roba. Fare la spesa? Non ci penso nemmeno. A quella pensa mio marito”.

Ore 5,05 Nelle ultime due ore, in via Don Sturzo, sono arrivati solo visitatori della notte. Come Francesco e Luca, 22 anni ciascuno, il timbro di un locale ben visibile sul polso. Prendono un tramezzino e una pizza. “Me lo ha detto mia mamma, che lo aveva letto sul giornale: ‘se ti viene fame, meglio lì che in quei baretti del centro’”. Si danno il cambio con Gian Lorenzo Bernini, rotativista: ha appena finito di lavorare. Entra spedito, si muove con metodo: carrello e guanti, sceglie la frutta, la pesa, poi passa al banco carni. Di giorno i suoi movimenti nessuno li avrebbe notati. A quest’ora, invece, la scena è surreale. “Ma per me è un gran vantaggio», spiega. Dopo 22 anni posso concludere la giornata lavorativa come farebbe chiunque: facendo la spesa”.

Ore 5.45 Lo spartiacque tra notte e giorno, in via Don Sturzo, lo sancisce Alessandro Beltrami. Lui non è un biassanot, un tiratardi, e non è un lavoratore notturno: è il primo degli appena svegli. Lavora in ufficio, esce di casa presto e rientra quando i supermercati sono chiusi. Così approfitta di questa novità. Acqua, pane, dentifricio: “Se mi ci abituo ho risolto un bel problema”.

Ore 6,25 Anche mel market di Porta Castiglione la notte è finita. Lo testimonia il bar, che è già aperto, e l’assenza di guardia giurata. È tempo di bilanci: circa 40 scontrini in via Don Sturzo, altrettanti qui. Chi sono? I biassanot e i tiratardi reggono fino all’una. Il popolo della notte tra le due e le cinque. Il nuovo giorno dalle sei in poi. Poi? Un colpo di lavapavimenti e qualche rassettata agli scaffali: alla prima cliente delle otto, antico orario tradizionale, non sembrerà vero che qui non si è dormito.

di SIMONE ARMINIO

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