Sorveglianza armata al Tribunale di Siracusa, situazione disperata per le guardie giurate

Politica

7 ottobre 2015

Sorveglianza armata al Tribunale di Siracusa, situazione disperata per le guardie giurate

Sette mesi senza stipendio e il Comune che nicchia: ‘non abbiamo soldi’.

Michele Mangiafico

Guardie giurate senza stipendio. Ennesima fumata nera per le guardie giurate che prestano il servizio di sorveglianza armata presso il Tribunale di Siracusa, in viale Santa Panagia, in forza di un appalto che il Comune di Siracusa ha affidato ad un’azienda la cui offerta economica fu giudicata fin da subito – lo scorso mese di gennaio – palesemente sotto la soglia della sostenibilità finanziaria da parte di alcuni combattivi consiglieri di opposizione a Palazzo Vermexio. “È normale – ebbe a dire in particolar modo Cetty Vinci – che si affidino dei servizi a ditte di cui è chiaramente dubbia la capacità di poter pagare i propri dipendenti?”.

Le colpe dell’Amministrazione

Noncurante di ciò, l’Amministrazione guidata dal sindaco Garozzo tirò diritto per la sua strada, lasciando a Cetty Vinci il ruolo di Cassandra, quella figura mitologica che prevedeva ciò che sarebbe accaduto senza essere purtroppo creduta. Le guardie giurate, non a caso, oggi sono senza stipendio da oltre sette mesi e al tavolo della Prefettura, dove la vertenza è finita il 5 ottobre per tentare di dare un sollievo a quegli operatori che svolgono il delicato compito di garantire sicurezza al Palazzo di Giustizia, il Comune nicchia attraverso risposte insoddisfacenti: “non possiamo che pagare una piccola parte del debito accumulato perché siamo sovraccarichi di decreti ingiuntivi che stanno erodendo le casse dell’ente”. Per alcuni di loro, ovvero quelle guardie giurate provenienti dal bacino degli ex lsu, il rischio di perdere il posto di lavoro dopo aver accettato l’esternalizzazione.

Un futuro incerto

Una situazione disperata, quindi, che pone sotto la lente di ingrandimento anche le modalità con cui vengono gestiti alcuni appalti di servizi nel comune capoluogo: “Nutro il sospetto che l’Amministrazione comunale abbia avallato un comportamento anomalo per cui abbia consentito all’azienda appaltatrice che le somme spettanti ai dipendenti a titolo di retribuzione venissero utilizzate in realtà per pagare i propri debiti nei confronti dell’erario, garantendosi quindi nuove entrate dagli enti pubblici” chiosa la Vinci.

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