Napoli, il dossier choc: «Ambulanze nelle mani di Casalesi e Mallardo»

Cronaca

Domenica 27 Settembre 2015, 18:47

Napoli, il dossier choc: «Ambulanze nelle mani di Casalesi e Mallardo»

Il ministero dell’Interno non ha dubbi: il 95 per cento delle ambulanze impiegate nel servizio 118 nei 91 comuni in provincia di Napoli (praticamente tutte guelle gestite da privati) si trovano da anni nelle mani di due clan, quello dei Casalesi e quello dei Mallardo.

È quanto emerge dal dossier trasmesso dal Viminale al prefetto di Napoli, ricavato da elementi in possesso della Dda, e utilizzato poi come base dall’Ufficio di governo per emettere un’interdittiva antimafia nei confronti della ditta che si era aggiudicata l’appalto nelle Asl 2 e 3. Due famiglie di camorra alleate per spartirsi i milioni del servizio pubblico di trasporto d’urgenza degli ammalati negli ospedali e nelle cliniche. Un servizio finanziato dalle Asl e effettuato da centinaia di infermieri ed autisti a bordo di decine di veicoli ma che per gli 007 dell’Antimafia è gestito da un’unica onlus, la «Paf», acronimo di Pubblica assistenza flegrea. Intanto è scoppiato lo scandalo. Mercoledì mattina gli uffici di Giugliano della «Paf» sono stati perquisiti dalla Guardia di finanza. La onlus, infatti, è finita nel mirino dell’antimafia: a suo carico c’è un’interdittiva. Si tratta di un duro colpo all’impresa delle ambulanze che detiene, praticamente in monopolio, il servizio convenzionato di trasporto infermi nelle Asl Napoli 2 nord (Pozzuoli) e Napoli 3 sud (Torre del Greco). Lo stop a operare con gli enti pubblici è stato emanato dalla prefettura di Napoli ed è stato notificato ad aprile all’associazione guidata dal presidente 51enne Vincenzo Di Maio Mastellone. L’interdittiva è stata poi confermata a luglio dal Tar Campania, che ha respinto il ricorso per l’annullamento chiesto dai legali della «Paf».

E adesso è il caos. Le Asl sono state costrette in piena estate ad avviare la procedura di revoca delle convenzioni e degli appalti assegnati alla «Paf» e a indire affidamenti d’urgenza per sostituirla. Affidamenti che però non sono stati ancora completati: per cui, nelle more di questa transizione, uomini e mezzi della onlus continueranno a operare garantendo il servizio pubblico essenziale. Secondo l’Antimafia la figlia del presidente della «Paf» è socia e amministratrice di una ditta di vigilanza, la Fly Security Service (ha sede nella palazzina di Giugliano dove si trova anche la onlus) in cui figura una guardia giurata che è il cognato di un affiliato al clan Mallardo. La ditta sarebbe stata imposta ai commercianti del comune di Lusciano, in provincia di Caserta, da uomini del clan dei Casalesi, poi arrestati e condannati per estorsione. Circostanze che avevano già spinto la Prefettura a interdire la Fly. Inoltre ci sarebbe la frequentazione del presidente Mastellone con persone gravitanti nel mondo del crimine. Gli investigatori hanno anche accertato la presenza tra i dipendenti della onlus di un pregiudicato che è il fratello della guardia giurata della Fly e quindi anche lui cognato dell’affiliato ai Mallardo.

Il presidente Mastellone replica senza scomporsi, nonostante i finanzieri proprio in quel momento gli stessero perquisendo gli uffici di via Domiziana, nella frazione di Varcaturo. «Vogliono distruggere un’associazione di centinaia di lavoratori volontari – dichiara – anche se abbiamo tutte le certificazioni di qualità». Mastellone aggiunge di sentirsi «abbandonato dalla politica» specificando che la figlia «non è né inquisita né indagata», che nei fatti con la Fly non ha mai operato a Lusciano e che «il cognato dell’ affiliato al clan Mallardo è stato licenziato dalla onlus un anno prima della notifica dell’ interdittiva. Inoltre si sbagliano quando parlano di un controllo antimafia perché sono stato io stesso a chiedere ai carabinieri di giungere in mio soccorso allo scopo di sedare una rissa scoppiata nelle mie proprietà». Mastellone conclude sottolineando che «l’altro cognato dell’affiliato ai Mallardo ancora oggi è una regolare guardia giurata». Nel frattempo i responsabili dell’Asl Napoli 2 hanno fatto sapere che «sono a norma di legge le certificazioni antimafia dell’appalto assegnato alla Paf» e che per avere un quadro più chiaro «bisognerà attendere il 23 ottobre». Per quella data è attesa la sentenza del Consiglio di Stato sul ricorso di un’altra azienda, la «Rti», contro l’affidamento del servizio 118 alla «Paf». Mastellone nel frattempo annuncia: «Presenteremo ricorso al Consiglio di Stato contro l’interdittiva».

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