Cronaca
27 luglio 2015
GUARDIE GIURATE, LA TESTIMONIANZA
«Quando scatta l’allarme non sai mai cosa ti aspetta»
PISTOIA. «Quando arriva una chiamata, quando scatta un allarme, devi partire, e non lo puoi fare con un animo sereno. Perché è vero, l’80, il 90% delle volte, è un falso allarme. Ma resta sempre quella percentuale in cui non è un falso allarme, e in cui non sai mai cosa aspettarti. E per di più, negli ultimi anni, si registrano sempre più casi che non sono falsi allarmi»: Salvatore Leggio è una delle persone più indicate per farsi raccontare la vita – non facile – di chi ha scelto la professione di guardia giurata.
Noto per la sua attività politica (è stato anche presidente del consiglio comunale di Pescia), ha trascorso e continua a trascorrere la sua vita professionale nel settore della vigilanza privata, campo nel quale ha rivestito anche incarichi sindacali. Anche lui, prima di passare a incarichi dirigenziali, ha trascorso notti a controllare che tutto fosse in regola, anche lui ha avuto i suoi bravi incontri ravvicinati con i banditi e anche a lui è capitato di dover tirare fuori la pistola («Mi ricordo a Massa Cozzile quando, minacciato con un bastone da un ladro che avevo appena sorpreso, fui costretto a far esplodere dei colpi in aria per spaventarlo»). Leggio lavora per l’agenzia Il Globo, la stessa della guardia giurata coinvolta, suo malgrado, nell’episodio della scorsa notte a Lamporecchio. Attorno al vigilante, ancora sotto choc per l’accaduto, i colleghi hanno stretto un comprensibile cordone di solidarietà e di riservatezza.
Un episodio che ha fatto ricordare a tutti i rischi di questo lavoro: «Certo – spiega Leggio – rispetto al passato molte cose sono cambiate in meglio. I turni esclusivamente notturni o le 300 ore di lavoro al mese, sono cose che fortunatamente appartengono al passato. Oggi la guardia giurata è una persona preparata, che fa continui corsi di formazione, non ci sono più i turni massacranti. Ma lo stesso, e quest’ultimo episodio lo dimostra, il nostro resta un lavoro estremamente pericoloso. Fortunatamente, e ci tengo a sottolinearlo, possiamo contare sulla collaborazione di carabinieri e polizia, cui va tutta la nostra gratitudine».
Un lavoro che, inoltre, paga l’assenza di un riconoscimento normativo adeguato, in una sorta di “ ibrido” del settore sicurezza: «Noi siamo associati come agenti di polizia sussidiaria, chiamati a svolgere un servizio pubblico. Quando facciamo un controllo in una strada a tutti gli effetti facciamo un servizio di pattuglia. Spesso poi riceviamo incarichi dal settore pubblico, per esempio la sorveglianza dei tribunali o in occasione di manifestazioni. Insomma, abbiamo responsabilità di tutto rispetto, ma resta il limite di essere pur sempre delle guardie private. Il nostro settore meriterebbe più attenzione dalle istituzioni, servirebbe un vero e proprio albo professionale». Quello che viene rivendicato è il riconoscimento del ruolo svolto a tutela della collettività, specialmente in tempi come gli attuali in cui il fenomeno criminale è più avvertito («Appena un paio di giorni fa abbiamo sventato un furto in una villa di Pistoia») e, parallelamente, le forze di polizia lamentano continui tagli.
Qualcosa, molto, rispetto al passato è migliorato, come detto, ma qualcosa è anche cambiato in peggio: «Si fa sentire la liberalizzazione delle licenze, prevista da una direttiva europea – spiega Leggio – con la nascita di nuove agenzie che per fare concorrenza a istituti affermati, come il nostro o altri, fanno tariffe bassissime. Tariffe che si possono spiegare solo con una qualità del servizio peggiore che, nel nostro caso, vuol dire minor sicurezza. Per esempio con giubbetti antiproiettile scadenti, o con un numero di mezzi inadeguato. E sulla sicurezza, dei clienti e delle stesse guardie giurate, non si può scherzare». (l.s.)