L’oscuro business della vigilanza privata

Attualità

venerdì 10 aprile 2015 18:00

L’oscuro business della vigilanza privata

Migliaia di dipendenti e tante società che formano un vero e proprio esercito privato in armi. Storie di favori e amici degli amici.

TANCREDI OMODEI

Una gara faticosa quella per l’affidamento della sorveglianza del Tribunale di Milano. Lo ricorda il Corriere della Sera, che di quella gara ha memoria. Gara costellata da ricorsi, per un valore di 8 milioni e 200 mila euro. Gara che ha introdotto una novità di grande rilievo: la sicurezza della giustizia affidata per la prima volta non solo alle guardie giurate armate, ma anche a personale senza armi.Il bando di gara è del 2010: «Affidamento del servizio di sorveglianza armata (tramite Guardie particolari giurate), guardiania non armata…». Ad assicurarsi la gara, ai tempi, un raggruppamento di imprese che comprendeva la Gf Protection, Uniondelta, Sicura e All System srl. La stessa All System che cinque anni dopo, insieme a un altro raggruppamento di imprese, vince un altro appalto molto importante per la sicurezza, quello del controllo degli accessi a Expo. Un business da venti milioni di euro. Uomini, armati e no, e sofisticati sistemi di sicurezza che richiedono continui aggiornamenti ed altri soldi. Un business – è il caso di dire – davvero sicuro… Questo per dare le dimensioni dell’affaire che si gioca oggi a Milano, soprattutto attorno all’Expo, come nel resto del Paese, attorno alla sicurezza. Ma torniamo al Tribunale e all’introduzione dei vigilantes senza armi in un luogo altamente sensibile. Una guardia giurata, dotata di porto d’armi e di licenza individuale costa circa il doppio rispetto al personale che svolge lavori di portineria: all’incirca 20 euro all’ora contro 13.

La gara del 2010 non fu fatta secondo l’offerta al massimo ribasso, ma con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Comunque sia andata la gara, la conseguenza è stata che il personale armato all’interno del Tribunale si è dimezzato. La decisione, come riporta il Giornale in un articolo del 2011, provocò polemiche a non finire tanto che l’associazione delle imprese di vigilanza fece ricorso al Tar proprio contro la figura della guardia non armata. Ricorso che fu rigettato dai giudici amministrativi. Partendo dai fatti di Milano, con la sicurezza appaltata ad una società di vigilanza, riflettori, dunque, sul business della sicurezza. Quanti soldi? Chi sono i protagonisti? Da dove vengono? Quali i loro rapporti di potere? Quali solidarietà li sostengono nella corsa agli appalti? In questi anni si sono creati gruppi societari di grandi dimensioni, che prendono appalti in ogni dove: tribunali, aeroporti, importanti edifici pubblici di ogni dimensione, anche di alto valore sensibile. Pochi gruppi dominano e si spartiscono il mercato. Basta andare nei siti ufficiali delle società e si coglie il processo di aggregazione dei gruppi e la schiera sempre più vasta della clientela. All System, Mondialpol, Ksm- Soluzioni per la sicurezza preventiva -, un gruppo molto forte, che parte da Palermo. Migliaia di dipendenti. In questa o quell’altra società, veri e propri eserciti in armi. Un mondo tutto da esplorare, fatto anche di tanti ex. Ex ufficiali di questa o quell’arma. Lasciata l’uniforme si sono messi in affari in un settore nel quale potevano contare specifiche competenze e solide amicizie, anche nei Servizi e tra chi si occupa, per compiti istituzionali, di Servizi. Recentemente, dalla cronaca, il caso di Ischia, con gli indagati che ricorrono all’agenzia di un ex ufficiale per bonificare gli uffici dalle intercettazioni. Caso emblematico di cosa può maturare attorno ad una di queste agenzie legate alla sicurezza. Se una società come questa fa un favore, un servizio, cosa ha in cambio? Cosa può chiedere? Magari l’intercessione per una delle tante gare che galleggiano nel grande mare degli appalti. Spesso, ai vertici, se non nelle proprietà, di questi gruppi, ci sono ex in contatto con chi ha ancora alte responsabilità nelle forze armate. Affari, appalti, generali veri o finti, come l’ex colonnello della vicenda di Ischia, chiamato ad effettuare una”bonifica” contro le intercettazioni, e Servizi.

Tra le cose emerse dalle carte dell’inchiesta della Procura di Napoli che ha portato in carcere il sindaco di Ischia e altri, si legge, infatti: nel novembre del 2013 il dirigente della Cpl, la cooperativa al centro dell’inchiesta, sa di avere il telefono sotto controllo. Ha paura che ci siano delle “cimici” nell’ufficio e pensa, prudentemente, di ordinare una bonifica. A chi? L’inchiesta racconta di un giro di telefonate che, alla fine porta ad un”generale”. “Serve fare una bonifica…Quando mi autorizzi chiamo il generale, ce la facciamo fare…Ovviamente, ci farà un prezzo di riguardo….Però, facciamola fare…”.In realtà, secondo la ricostruzione degli inquirenti il “generale” a cui si riferisce la telefonata è Matteo Giuseppe Lopez, un ufficiale dell’Esercito in pensione. Che fa Lopez ? Smessa la divisa, è titolare di una agenzia di sicurezza, la Sigint Srl. Un passo che hanno fatto in tanti nel nostro Paese. Una divisa appesa al chiodo, è sempre una divisa e può servire. soprattutto se la si incontra nel mondo generoso degli appalti di servizi.

“Generalissimo…abbiamo bisogno di te….urgentissimo, poi ti spiego…” si dice in un’altra telefonata dell’inchiesta. Dunque, un”generalissimo” che risolve problemi, come il signor Wolf di “Pulp Fiction”. E la soluzione dei problemi non è mai a titolo gratuito, c’è sempre una contropartita.

Nell’inchiesta, un altro generale, Adinolfi, della Guardia di Finanza, nel gennaio del 2014 è avvicinato da un dirigente della cooperativa. Gli si vuol dare un dossier sull’Asi, l’agenzia spaziale italiana. La cooperativa, la Cpl punta ad un appalto; appalto che poi non sarò assegnato.

Servizi di sicurezza, agenzia spaziale…

Nei rapporti della cooperativa c’è anche la Icsa ( Intelligence culture and strategic analysis ), realtà vicinissima al mondo e ad esponenti delle forze armate ( anche in pensione ) e ai Servizi, e suoi uomini ( anche in pensione, e ora applicati agli affari ). Per capire in che acque navighiamo – come ha ricordato Il Fatto – la Icsa è stata fondata dall’ex Capo dello Stato, Francesco Cossiga e ci troviamo anche Marco Minniti, ora Sottosegretario con delega ai Servizi. Rieccoli.

Un mondo di effettivi in servizio, di ex, di “vicini”, di vecchie solidarietà e nuovi affari, di gente in affari che conosce politici applicati al settore. E la sicurezza è sempre più costosa ( e ghiotta ) perché richiede sistemi sempre più sofisticati. Un affare senza fine, dove è difficile metterci il naso anche per specificità dei protagonisti, capaci di tenere lontano i “curiosi”. Il mondo degli appalti è una giungla e più di una volta può essere utile avere a portata di mano un amico che ti sa dare quel che serve per non farti spiare ( magistrati e investigatori in primis ) e per spiare. Non mancherà la gratitudine a chi si muove, forte di esperienza nelle forze armate e forte di buone solidarietà, nel mare generoso della sicurezza e dei sistemi di sicurezza. Oggi, con vecchio e nuovo terrorismo che incombono, come dopo l’11 settembre, gli appalti nel settore non mancano. A cominciare dai tribunali, dagli aeroporti fino ad arrivare ad eventi come l’Expo. Ma è, questo “esercito di eserciti” in grado di garantirci la sicurezza? La vicenda di Milano dice no. Sicurezza forse, soldi sicuramente. E tanti.

http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=72011&typeb=0

L’oscuro business della vigilanza privataultima modifica: 2015-04-11T12:00:32+02:00da sagittario290