L’orario non è uguale per tutti

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24 febbraio 2015

L’orario non è uguale per tutti

Per i romani la discrezionalità degli orari degli uffici pubblici è una consuetudine ormai interiorizzata, un po’ come i sobbalzi sulle buche e i sampietrini. Ma non è scritto che debba essere così per forza, che solo perché “così fan tutti” tutti dobbiamo sopportare. Ecco una piccola storia che è arrivata in redazione, emblematica, infuriante nella sua “normalità”. Con tante scuse a tutti quelli che “restano fuori”.

“Uffici Inps di via Cesare Beccaria, dopo la chiusura di piazza Augusto Imperatore unici sportelli che servono gli abitanti di Roma centro.

Arriviamo trafelati un signore indiano e io, sono le 12 e 20, quasi orario di chiusura, come recita il risponditore telefonico automatico della sede e il sito internet dell’INPS: tassativo gli sportelli sono aperti dalle 8.30 alle 12.30.

Ci aspetta una brutta sorpresa, le porte sono sbarrate. Un laconico cartello stampato su un foglio A4 contraddicendo tutte le informazioni accessibili ai cittadini dice che gli uffici sono aperti solo dalle 8.30 alle 12.00

Bussiamo e la guardia giurata apre: per questioni di sicurezza non può farci passare, insistiamo e chiediamo di parlare con un responsabile, ci lascia fuori per 10 minuti.

alle 12.31 arriva un terzo ritardatario millantando un appuntamento alle 13. Apre la solita guardia giurata, l’uomo non sa dire con chi debba parlare ma legge una comunicazione che gli hanno mandato da un altro ufficio INPS dirottandolo qui e comunicandogli i soliti orari di sportello 8.30 12.30. In pratica ci sta provando. L’indiano e io ci intromettiamo chiedendo ancora di un responsabile. Il furbastro piccato alza la voce e pronuncia la parola magica: sono avvocato. L’effetto sulla guardia giurata , fino a quel momento giudice supremo su chi entra e chi no, inflessibile arbitro della discussa fascia oraria 12.00-12.30, è immediato:

– Prego avvocato entri.

A quel punto urlo, e non avrei dovuto, che sono una giornalista, per giunta della televisione! La guardia non sa che pesci prendere, ma il sedicente avvocato diventa immediatamente procuratore legale di sé stesso, e poi finalmente praticante. Certo è che lui varca la soglia proibita, è dentro e verrà servito nonostante sia arrivato dopo di noi alle 12.31.

Il mio compagno di sventura indiano a questo punto mi confida -E pensare che io sono un dirigente della FAO.

Pochi minuti dopo si riaffaccia la guardia giurata e mi chiede di che cosa abbia bisogno, mi fa entrare, io protesto: – ma lui? il mio collega di coda no?
-Signora non si impicci le ho chiesto di cosa ha bisogno lei, lui deve fare una cosa più lunga.
Morale entro e mi ritrovo un’impiegata INPS e la guardia estasiati a chiedermi per quale programma lavoro e cosa farei del Presidente del Consiglio.

Mi vergogno, e molto della figura che abbiamo fatto tutti con l’unico che è rimasto fuori. Ma oggi è andata così, passi se sei italiano, avvocato (o sedicente), o giornalista”.

(Lettera firmata)

http://roma.repubblica.it/

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