Vigilanti in odor di mafia al Poligrafico di Foggia

Cronaca

04 Novembre 2014

Vigilanti in odor di mafia al Poligrafico di Foggia

di Massimiliano Scagliarini

FOGGIA – Alla portineria del Poligrafico di Foggia, dove stampano le targhe delle auto e le ricevute del Lotto, può capitare di essere fermati da una guardia giurata che nel 2007 sfuggì d’un soffio ad un agguato mafioso. È un dipendente della Metropol, la più grande società di vigilanza privata della provincia, 200 dipendenti e oltre 1.000 contratti attivi: a chi chiama il loro centralino, potrebbe rispondere una signora che è moglie e figlia di due esponenti di spicco della Società foggiana. Per tre volte, negli ultimi due anni, la Prefettura ha provato a sospendere la licenza della Metropol, cui a marzo ha anche ritirato il certificato antimafia. Le prime due volte gli è andata male. Ma quello che è accaduto stavolta, nelle aule della giustizia amministrativa, ha davvero del paradossale.

Questa è la storia di quanto sta accadendo a Foggia, dove – nel sostanziale disinteresse delle istituzioni locali – una società privata sospettata di gravi infiltrazioni mafiose ha il compito di sorvegliare non solo il Poligrafico, ma anche gli Ospedali Riuniti e persino il Tribunale. Compresi gli stessi uffici della Procura che, a febbraio del 2014, hanno chiesto e ottenuto l’arresto di due guardie giurate della Metropol e di un ex ispettore di polizia: secondo l’accusa, vendevano posti da guardia giurata a 12mila euro l’uno, peraltro a gente contigua ai clan. A far scattare l’indagine, va detto, è stata una denuncia del titolare della Metropol, Leonardo Rizzi. Ma il gip del Tribunale di Foggia, Michela Valente, non ha mancato di rilevare che l’ex ispettore, Michele Laccetti, «in virtù delle sue conoscenze, riusciva a far ottenere nuovi incarichi ai germani Rizzi, cui però chiedeva in cambio l’assunzione di specifiche persone». E fa l’esempio di quanto avvenuto per l’aeroporto Gino Lisa: Laccetti «riferiva di mantenere stretti rapporti con l’avv. Pucillo (titolare dell’Alidaunia) e di essere in grado di fare da tramite per fare acquisire loro (cioè alla Metropol, ndr) il servizio di portierato presso l’aeroporto Gino Lisa. Seguiva un incontro con l’avv. Pucillo cui i Rizzi erano presentati dal Laccetti come suoi parenti e, a seguito di formale offerta, la Metropol otteneva l’indicato servizio».

Lo stesso giorno degli arresti, la Prefettura ha revocato alla Metropol l’autorizzazione all’esercizio della vigilanza privata, e all’inizio di marzo anche il certificato antimafia: ha rilevato che sei dipendenti (poi licenziati) hanno «legami familiari e rapporti di frequentazione con famosi sodalizi criminali presenti nel Foggiano». Uno, la guardia giurata Gianluca Caione, nel 2007 è rimasto ferito nell’agguato teso da due motociclisti al cognato Pasquale Moretti, pregiudicato, figlio del boss ergastolano Rocco Moretti. Un’altra, Caterina Antoniello, è moglie e figlia di due noti pregiudicati, ed è stata messa al centralino perché – secondo la Prefettura – così si evitano i controlli antimafia. Tutti sono poi stati licenziati, ma le due centraliniste sono state reintegrate dal giudice del lavoro. La Prefettura ha poi rilevato che l’azienda ha «richiesto il rilascio del porto d’arma e del titolo di guardia giurata in favore di altre persone con frequentazioni riferibili ai pregiudicati della criminalità organizzata locale»: uno ha addirittura presentato documenti contraffatti.

A fronte di questo quadro, il Poligrafico ha rescisso il contratto con la Metropol (i cui dipendenti sono da mesi senza stipendio). La vicenda è finita davanti al Tar di Bari, dove l’istituto di vigilanza ha impugnato anche la revoca dell’autorizzazione prefettizia. Venerdì 10 i giudici amministrativi hanno deciso, respingendo entrambi i ricorsi. La sentenza è stata depositata a metà mattinata. Meno di 24 ore dopo, cioè di sabato, un decreto monocratico del Consiglio di Stato ha sospeso entrambe le sentenze. Una decisione rapidissima, se si pensa che in meno di 24 ore i legali della Metropol hanno scritto due appelli di 113 pagine, li hanno notificati, ne hanno preparato 7 copie, hanno predisposto i fascicoli di parte (tre copie) con alcune centinaia di pagine di documenti cartacei e le due copie in formato digitale, hanno iscritto ciascun ricorso a ruolo, hanno presentato istanza di fissazione, quindi hanno portato tutto a Roma entro mezzogiorno dove – di sabato – hanno trovato un magistrato che si è letto tutte le carte ed ha concesso la sospensiva, rinviando la discussione a dopodomani.

Non è la prima volta che accade. L’11 luglio, il Tar di Bari ha respinto il ricorso di un altro istituto di vigilanza, la Sever Security, cui la Prefettura di Foggia aveva sospeso la licenza per due mesi per via di irregolarità nel versamento dei contributi. L’ordinanza è uscita di venerdì. La mattina dopo, lo stesso magistrato del Consiglio di Stato l’ha sospesa. C’è un giudice a Roma, anche nel weekend.

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