Il prezzo della sicurezza e la strada più efficace per garantirla

Cronaca

25 settembre 2014

Il prezzo della sicurezza e la strada più efficace per garantirla

FORLI’ – Una delegazione dell’Ugl di Forlì-Cesena e Rimini, è stata ricevuta questa mattina a Palazzo di Governo dal Prefetto Erminia Rosa Cesari e dal Capo di Gabinetto Michele Truppi.
Durante l’incontro, richiesto dallo stesso sindacato, sono state prese in esame le questioni legate alla sicurezza e alle politiche di contrasto a furti e rapine.

L’Ugl Sicurezza civile di Forlì-Cesena e Rimini da tempo è sulle barricate denunciando la grave situazione relativa alla forte percezione di insicurezza avvertita dai cittadini della Romagna.

“Noi dell’Ugl – ha detto Filippo Lo Giudice – sosteniamo che la sicurezza pubblica sia da ritenere “un bene

comune” e dunque ravvisiamo l’urgenza di un necessario potenziamento dei dispositivi di prevenzione e di controllo dei territorio e che questi siano attuati con più incisive modalità operative”.

L’idea dell’Ugl, esposta e sottoscritta anche da numerosi candidati alle elezioni amministrative per la carica di Sindaco di Forlì, è quella di aumentare i dispositivi di sicurezza e il personale da impiegare su tutto il territorio, utilizzando anche l’ausilio della vigilanza privata, magari nelle zone più sensibili, come le periferie della città.

Una proposta che secondo il sindacato si concilia con il progetto “Mille occhi sulle città” che già prevede la collaborazione e la partecipazione delle guardie particolari giurate degli Istituti di Vigilanza a supporto delle Forze dell’Ordine sotto il profilo della osservazione e segnalazione di fatti rilevanti per la sicurezza pubblica per garantire i turni di volante 24 ore su 24, almeno sui “principali” quadranti della mattina e del pomeriggio.

Il Prefetto si è dimostrata disponibile a verificare l’attuazione e l’efficacia di questo capitolo del protocollo per dare eventualmente maggiore “vigore” ai controlli sul territorio ed ha assicurato, stando a quanto riportato dall’Ugl con una nota ufficiale, che saranno presto contattati gli istituti privati di vigilanza per accertare il grado di impegno e adesione al loro coinvolgimento

L’esperienza è già stata sperimentata positivamente in diverse zone d’Italia, come nel comune di Venezia e per questo estesa anche in altre zone come Jesolo, Chioggia, San Michele al Tagliamento, ma anche altrove.

Il processo di integrazione in questi luoghi passa, tuttavia, dalla sottoscrizione di un protocollo che prevede la formazione di ogni singolo agente attraverso corsi messi in campo direttamente dalle Questure.

Quando si assiste a movimenti sospetti le guardie si mettono in contatto con la centrale operativa, anche qui da individuare (può trattarsi infatti della Questura così come del Comando dei Carabinieri ndr.). A Venezia questo accordo è stato siglato per una durata triennale e a costo zero, con la possibilità da parte dei vigilantes di seguire anche corsi di aggiornamento.

Stando a quanto riportato dal Sap nei giorni scorsi, parlando proprio di sicurezza, la situazione va analizzata in modo più approfondito.

Non a caso il Sindacato Autonomo di Polizia ha segnalato l’esigenza di rendere più efficace il presidio del territorio unificando le forze dell’ordine che già vigilano, così come più valido potrebbe risultare un coordinamento maggiore tra le autorità, senza aggiungere altre realtà di vigilanza, peraltro ad oggi impiegate in controlli vincolati da contratti tra privati.

Fare sintesi potrebbe essere più efficace che aumentare le forze in campo, ma le scelte effettuate a livello nazionale offrono risultati contrastanti che andranno sicuramente analizzati ed approfonditi con maggiore precisione.

Qualche elemento in più di riflessione viene dall’articolo pubblicato da “Il fatto quotidiano” e da un servizio realizzato poco tempo fa da le Iene riguardo alla facilità con cui alle guardie giurate viene data la possibilità di prestare servizio.

Questo personale molto spesso è già sottoposto a situazioni di stress molto elevati, vincolati da stipendi ridotti pressoché all’osso e ad orari estenuanti di lavoro, il tutto “condito” da una frequente esposizione a circostanze di pericolo. Spesso si lavora tutte le notti e le festività e questo, così come riporta la cronaca nazionale porta a crolli psicofisici quantomeno preoccupanti.

I dati esposti nel servizio delle Iene, di certo non sono da sottovalutare, senza ovviamente fare del popolusimo o generalizzare.

Negli ultimi due anni sono stati trenta i casi di suicidio in Italia di guardie giurate: Udine, Verbania, due a Torino, Venezia, Vigevano, Piacenza, Parma, Ferrara, Firenze, Terni, Anguillara, Guidonia, Roma, Velletri, Ostria, tre casi a Roma, Latina, Sambuceto, Avellino, Manfredonia, Bitonto, due a Bari, Taranto, Brindisi e Bagheria.

Così come sostiene il Fatto Quotidiano ed il servizio televisivo delle Iene, ogni due anni i vigilantes sono sottoposti a controlli, ma dai medici di base e non dagli psicologi o da chi è in condizione di giudicare il perfetto equilibrio psicofisico di chi porta, in condizione di grande stress, un’arma per lavoro, per quasi tutto il giorno.

Per fare il poliziotto, dall’altra parte, servono invece corsi, è necessario sottoporsi a controlli approfonditi e continui superare selezioni, mentre per fare la guardia giurata basta fare una domanda ad un istituto di vigilanza privata, farsi fare un certificato medico per attestare l’idoneità a portare un’arma, iscriversi ad un poligono per poterla utilizzare nel pieno rispetto delle regole e se non si hanno condanne penali, un qualsiasi istituto in linea di massima, offre la possibilità di indossare una divisa e di iniziare un servizio di vigilanza.

“Una cosa che non ha senso” ha dichiarato Vincenzo Del Vicario, del Sindacato Autonomo di Vigilanza Privata, durante l’intervista effettuata dalle Iene.

I requisiti per diventare guardia giurata, stando al testo Unico delle Leggi per la Pubblica Sicurezza è molto chiaro: bisogna essere cittadino italiano o di uno stato membro della UE; si deve essere maggiorenni e aver adempiuto ad eventuali obblighi di leva; saper leggere e scrivere; non avere alcuna condanna per delitto; essere una persona di ottima condotta politica e morale; possedere una carta di identità; essere iscritto alla cassa nazionale delle assicurazioni sociali e a quella degli infortuni sul lavoro.

Per il rilascio del porto d’armi è invece necessaria un’idoneità fisica stabilita, come avere una capacità minima per occhio di 8/10 (si possono comunque utilizzare lenti a contatto o occhiali) e come già detto conseguire un attestato di frequenza ad un corso teorico e pratico in un centro di tiro a segno.

Qui si generalizza, ma si parla di standard minimi richiesti. Alcuni istituti di Vigilanza Privata, in effetti , possono porre ulteriori requisiti.

Nel frattempo, visto che si sta facendo ricorso sempre più spesso e con risultati significativi alla vigilanza privata come sussidio a quella pubblica, il Governo ha deciso che entro un anno sarà obbligatoria per gli Istituti di Vigilanza Privata la certificazione di qualità, una verifica prevista dal Decreto Ministeriale 115 del 4 giugno 2014 che indica caratteristiche e requisiti che gli organismi chiamati a svolgere attività di vigilanza privata dovranno dimostrare per potere operare e svolgere i propri compiti, che sempre più spesso sono complementari o sussidiari a quelli di sicurezza pubblica.

Si può dare un prezzo alla sicurezza, ma altrettanto obiettivamente, qual è la strada più efficace e sicura per garantirla?

Enrico Samorì

http://www.forli24ore.it/news/forli/0036626-prezzo-della-sicurezza-e-strada-piu-efficace-garantirla

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