Dal lavoro come sicurezza, alla sicurezza di un non lavoro.

Attualità

7 luglio 2014

Nocera Inferiore

Dal lavoro come sicurezza, alla sicurezza di un non lavoro.

Licenziamenti di massa a Nocera Inferiore e non solo …

Non sono bastati i presidi sotto casa della famiglia De Santis, titolari delle società di tutte le società di sicurezza e vigilanza che fanno capo alla “Ipervigile”. Non sono serviti a nulla gli incontri con i sindaci e con il Prefetto Pantalone. La lotta dura dei delegati sindacali, pochi ed abbandonati come la battagliera segretaria provinciale del CISAL Lucia Pagano che rappresenta la maggioranza dei lavoratori “Ipervigile”, non ha sortito gli effetti sperati.

Per nulla incisivi gli interventi, ormai eccessivamente tardivi, della politica locale e nazionale, con particolare riferimento ai parlamentari salernitani di Sel e M5S per far accendere i riflettori su questo incubo divenuto realtà per tante famiglie dell’Agro nocerino sarnese e non solo.

Il 26 ottobre scorso, la Banca d’Italia impone all’ Ipervigile di Nocera Inferiore il divieto di re immissione in circolazione di banconote. Nella nota della banca d’Italia addirittura si evidenzia : “una generale situazione di grave disordine organizzativo riscontrato presso la società”

Lo scorso mese e precisamente il 04 giugno, la società Ipervigile ha omesso iva per più di 740 mila euro, per fatti relativi alla dichiarazione annuale del periodo d’imposta 2011, per i versamenti previsti entro il termine del 27 febbraio 2012, data dell’acconto.

Tutto finito, proprio così, difatti si è avviata la procedura di fallimento dichiarata il 29/05/2014 cessando le attività dello storico istituto di vigilanza nocerino Ipervigile srl, e con esse terminano anche le ultime speranze degli oltre 500 lavoratori dipendenti, compresi anche quelli delle altre società satellite sparse sul territorio campano ad esso collegate.

Sono ben 14 le società di sicurezza e vigilanza privata, dislocate in varie città campane come Nocera Inferiore (dove hanno sede la società e i titolari), Salerno, Avellino, Napoli, Gragnano, Caserta, che, oltre alla Ipervigile, fanno capo alla famiglia De Santis e che, settimana dopo settimana, stanno cessando le proprie attività.

Per molti, la causa di questo disastro economico e sociale sarà l’ennesimo capitolo del triste libro chiamato “crisi” o una variante della celebre “finanza creativa”. Niente di tutto ciò. Basti pensare che le varie società della famiglia De Santis, con in testa proprio l’istituto di vigilanza “Ipervigile”, hanno talmente tante richieste di lavoro che non riescono, o riuscivano, più a far fronte alle commesse con l’orario ordinario svolto dal personale, che veniva costretto a rendere migliaia e migliaia di lavoro straordinario, ovviamente mai pagato.

Alla base di questo sfacelo, della disperazione di centinaia di famiglie, ci sono solo ed esclusivamente gli interessi economici di una classe imprenditoriale meridionale, e in questo caso dell’Agro Nocerino Sarnese, che continua ad operare e ad arricchirsi sulle spalle dei propri lavoratori, in barba a qualsiasi contratto nazionale di categoria o a qualsiasi norma a difesa dei lavoratori, potendo dormire tra due guanciali grazie ai forti legami con la cattiva politica locale, i famosi “agganci”.

Legami talmente forti che diventavano molto più appariscenti durante le tornate elettorali, quando queste società si trasformavano in veri e propri bacini elettorali per il politico di turno e, in particolare, per gli uomini di centrodestra della provincia di Salerno, candidatisi in tutte gli enti possibili, dai banchi dei consigli comunali fino a quelli del Parlamento, passando per quelli provinciali e regionali. Quella stessa politica che, ora, resta inerme, indifferente, in un omertoso silenzio ad osservare come le vite di questi sfortunati dipendenti vengano letteralmente gettate via dopo essere state spolpate e spremute fino all’osso.

Ma tutto questo non è bastato alla famiglia De Santis. Oltre al licenziamento, già di per sè traumatico, si aggiungono anche le mensilità arretrate ancora non corrisposte e che, molto probabilmente, mai lo saranno, il mancato riconoscimento del TFR, delle tredicesime, degli straordinari, dei buoni pasto, dell’indennità di mancato preavviso, e tanto altro ancora. Tutto ciò si è catapultato anche per gli altri istituti di proprietà della famiglia De Santis citati prima, (Vigilanza Italia Gragnano, Bsk, Ipervigile Avellino, Astuto, ….) Senza dimenticare che stiamo parlando di ruoli come quelli di guardie giurate, portavalori, vigilantes, ruoli che mettevano a serio rischio l’incolumità e la vita dei dipendenti quotidianamente impegnati su un territorio altamente a rischio come quello campano.

Le società riconducibili alla famiglia De Santis hanno negli anni operato questa “strategia imprenditoriale”, se così vogliamo definirla, non pagando i propri dipendenti. Una drammatica consuetudine, non nuova da queste parti, poiché il gruppo De Santis ha precedenti specifici nella rottamazione delle società e dei lavoratori, mentre il gruppo dirigente che reggeva le sorti della storica società di vigilanza, tra i quali si ricordano Filomena Paolino e Fernando De Santis, è famoso anche per essere stato condannato con sentenza passata in giudicato per bancarotta fraudolenta.

Ma, come se non bastasse, oltre al danno anche la beffa: è ancora più grave, infatti, che i costi di queste operazioni ricadano sulla collettività intera tramite l’utilizzo degli strumenti di sostegno al reddito come la cassa integrazione. Per non lasciare impunite queste azioni criminose, i delegati sindacali hanno presentato presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Nocera Inferiore una memoria dettagliata che possa aiutare gli inquirenti ad agire presto e con forza per evitare, così come sembrerebbe, la riorganizzazione e la continuazione di tale “sistema criminale”. Un’azione condivisa da tutti gli ormai ex lavoratori del gruppo, che hanno inoltre richiesto di che questi fatti delittuosi, che hanno determinato la distruzione psicologica ed economica di intere famiglie, vengano perseguiti e che siano assicurati alla giustizia le persone, se così possono essere definite, che per decenni, sotto gli occhi di tutti, hanno perpetrato tale disegno di crimine imprenditoriale restando miracolosamente impuniti.

In attesa che la giustizia italiana, ma anche quella divina, faccia il suo percorso, resta il nodo legato alle oltre 500 persone che si sono ritrovate senza lavoro. Resta la disperazione di questi lavoratori e delle loro famiglie già duramente colpite e messe alla prova da mesi di sacrifici, di stenti e di lotte. Resta forte la sensazione di un territorio depredato, come quello dell’Agro Nocerino Sarnese e dell’intera Regione Campania, dove vige l’illegalità diffusa ed un sistema di controllo che non garantisce per nulla il rispetto della legge e dei diritti dei lavoratori.

http://www.ilgazzettinovesuviano.com/2014/07/07/dal-come-sicurezza-sicurezza-non/

Dal lavoro come sicurezza, alla sicurezza di un non lavoro.ultima modifica: 2014-07-08T11:15:57+02:00da sagittario290