I Compiano lasciano l’impero «Commissariate l’intero gruppo»

Cronaca

18 marzo 2014

IL CASO

I Compiano lasciano l’impero «Commissariate l’intero gruppo»

Il presidente dell’istituto di vigilanza: «L’alternativa era fallire». Dopo l’inchiesta per i soldi fatti sparire dal caveau della Nes, la dinasty trevigiana si fa da parte

TREVISO — «In questo momento penso a mio nonno, che nel 1929 ha fondato dal nulla questa azienda, e penso a mio padre Arnaldo e ai valori che mi ha insegnato. È una decisione dolorosa, ma è l’unica possibile: i destini della mia famiglia e dell’Istituto di Vigilanza Compiano, dopo quasi un secolo di attività prendono strade diverse». Marco Compiano è teso, il tono estremamente serio. In mattinata ha incontrato alcuni dei 126 dipendenti del colosso trevigiano del settore della vigilanza, che vanta partecipazioni in una sfilza di società- satelliti. A loro non ha voluto nascondere la verità: «Oggi ho dato mandato al mio avvocato di presentare istanza per l’ammissione dell’azienda all’amministrazione straordinaria». Tradotto: verrà nominato un commissario e l’istituto sarà venduto. Così svanisce l’impero costruito su furgoni blindati, telecamere a circuito chiuso e un esercito di guardie armate. Da quando suo fratello Luigi è finito in un mare di guai con l’accusa di aver saccheggiato il caveau della North East Service per comprarsi centinaia di barche e auto e fare la bella vita, Marco Compiano è divenuto il principale punto di riferimento per una delle famiglie più influenti del Veneto. Inevitabile che la decisione di rinunciare al controllo della casa-madre sia una notizia destinata a far discutere, col rischio di alimentare i veleni o le ambizioni di chi vorrà accaparrarsi quella fetta di mercato.

Presidente Compiano, la crisi è dura per tutti e i guai della North East sono risaputi. Ma le cose andavano così male anche per l’Istituto di vigilanza? «La Compiano è una società sana che può contare su collaboratori straordinari ma soprattutto su clienti fedeli, che hanno capito come su questo Istituto si possa sempre contare. Quindi i motivi vanno cercati altrove. Ad esempio nel fatto che, da quando è morto mio padre, riscontriamo difficoltà da parte delle banche a concederci del credito».

Per quale motivo? «Questo dovrebbe chiederlo alle banche». Che peso ha avuto il tracollo della North East Service? «La Compiano possiede il 40 per cento delle azioni di Nes, per un valore di diversi milioni di euro. È evidente che le ripercussioni finanziarie si sono fatte sentire in modo pesante, fino al punto di provocare lo stato di insolvenza dell’Istituto. Un effetto-domino che abbiamo cercato in ogni modo di fermare, senza riuscirci. Da qui la decisione di chiedere l’amministrazione straordinaria sia per l’Istituto di Vigilanza Compiano Srl che per altre due società collegate: la Sicurezza Srl, che si occupa di creare tecnologie per la vigilanza privata, e la Assistel ».

Non c’era alternativa? «L’alternativa era il fallimento. Abbiamo vagliato tutte le possibilità, dandoci come priorità la continuità dell’azienda, per garantire i servizi ai clienti che ci hanno dato fiducia e tutelare i nostri lavoratori. Alla fine, mi creda, l’unica soluzione è questa».

Suo fratello è indagato con l’accusa di aver «svaligiato » le riserve della North East. È arrabbiato con lui? «C’è un’inchiesta in corso da parte della magistratura, che dovrà stabilire eventuali responsabilità. I problemi della Nes vanno ben oltre i comportamenti di cui è accusato mio fratello, e sono relativi ai 64 milioni di euro di debiti con il Fisco. Di conseguenza, la decisione di chiedere la nomina di un commissario non ha nulla a che fare con l’indagine ».

Cosa resterà dell’Istituto Compiano? «La mia famiglia si farà da parte. Visto che, dal punto di vista tecnico, abbiamo chiesto di estendere anche alla Compiano l’amministrazione straordinaria cui è già sottoposta la Nes, e quindi il giudice nominerà come commissario unico Sante Casonato, che dal 24 ottobre sta gestendo Nort East. Mi consola il fatto che la Compiano è una società che fa gola a tanti e che quindi troverà quasi certamente un acquirente in grado di garantirle un futuro e, soprattutto, di assicurare un posto di lavoro ai dipendenti. Ma voglio sia ben chiara una cosa: per tutta la durata del procedimento, l’azienda continuerà ad operare assicurando la solida affidabilità».

Il legame tra la sua famiglia e la città è compromesso? «Certo che no: continueremo a sostenere le iniziative culturali del territorio e i progetti benefici. Sarà nostro dovere tenere alto l’onore della famiglia e continuare ad essere parte attiva della comunità ».

E lei, cosa farà? «Ancora non lo so di preciso. Di certo mi rimboccherò le maniche e lavorerò sodo».

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