Cinque guardie giurate chiedono aiuto alla Prefettura. Senza stipendio da dodici mesi

Cronaca

lunedì 10 marzo 2014 – 19:36

Cinque guardie giurate chiedono aiuto alla Prefettura. Senza stipendio da dodici mesi

Un’impresa scomparsa, cinque lavoratori senza lavoro e ancora in credito di dodici mensilità. È la vicenda delle guardie giurate dell’istituto di vigilanza privata Securtecnopolis che oggi hanno chiesto aiuto alla Prefettura, accompagnate da Paolo Spagnolo, responsabile del settore per la Fisascat Cisl di Catania. «Sono lavoratori – esordisce Spagnolo – che pur avendo resistito per oltre 12 mesi con l’illusione che la situazione si potesse risolvere positivamente, alla fine invece è rimasto da solo. Per questo, riponiamo le speranze nell’impegno della Prefettura che ci ha assicurato di sondare la disponibilità dell’azienda subentrante nelle commesse della Securtecnopolis».

«L’istituto di vigilanza – conclude Spagnolo – li ha licenziati senza avviare le relative procedure di mobilità che li avrebbe messi nelle condizioni di poter essere assunti con i benefici di legge. Ora, con l’aiuto dell’Ufficio provinciale del lavoro, vedremo di poter accedere al fondo di tutela previsto dalla legge» Nella lettera presentata alla Prefettura, i lavoratori hanno raccontato la storia surreale che li ha visti protagonisti, loro malgrado. «Fino allo scorso anno operavamo con la qualifica di guardia giurata e regolare contratto a tempo pieno e indeterminato. Il 31 ottobre 2013, l’amministrazione aziendale ci informava a mezzo e-mail della cessazione dell’attività perché, non essendo più autorizzata, era costretta a riconsegnare i titoli. Nella stessa giornata, con un sms sul telefonino ci notificava un ulteriore recapito telefonico a cui fare riferimento, a loro dire, per qualsiasi comunicazione con la ditta SicurTecnoPolis e/o Delta Police. Quest’ultima, però, risulta essere una nuova società operante nello stesso settore, con gli stessi impiegati interni che, contattati, dicevano di non potere essere di aiuto».

«Lo scorso 30 novembre 2013, siamo stati licenziati dalla citata azienda, attraverso la ricezione di una raccomandata datata il 25 novembre 2013 con la giustificazione che quest’ultima avrebbe improvvisamente perso tutte le commesse. Tale licenziamento collettivo avveniva in assenza però delle regolari procedure di iscrizione nelle liste di mobilità da parte del datore di lavoro previste dalla legge nel caso specifico di cessazione dell’attività. Oltremodo vantiamo un credito nei confronti della società di dodici mensilità non retribuite per ciascun lavoratore».

«Di fatto l’azienda SicurTecnoPolis risulta irreperibile dallo scorso mese di dicembre, ma a oggi sappiamo che non ha ancora dichiarato nessun fallimento ufficiale. Di conseguenza abbiamo denunciato l’accaduto alle varie Istituzioni e Organi Competenti, comprese le Organizzazioni Sindacali, e nelle date del 4 e 19 dicembre scorsi la società fantasma è stata convocata, quindi, per ben due volte dalle autorità competenti presso le sedi convenute, senza che però quest’ultima si sia mai presentata. In conclusione Noi lavoratori dopo più di tre mesi dal licenziamento non abbiamo ricevuto ancora alcuna risposta da parte di nessuno».

«Attraverso la nostra iniziativa di protesta e all’intervento della stampa locale, il numero dei lavoratori non si ferma a soli cinque dipendenti, ma molti altri si stanno unendo al nostro gruppo poiché i truffati siamo in tanti, motivo per il quale il nostro numero è purtroppo destinato a crescere. Vogliamo concludere sottolineando che la nostra rimostranza vuole semplicemente sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di un gruppo di lavoratori che pur avendo resistito per oltre dodici mesi con l’illusione che la situazione si potesse risolvere positivamente, alla fine invece è rimasto da solo. In un momento in cui si parla tanto di disoccupazione, c’è ancora chi invece continua a speculare sulle spalle di chi ha solo voglia di lavorare per guadagnarsi da vivere, ed è importante dire che oggi in Italia non si è perso soltanto il diritto al lavoro ma si è persa soprattutto l’Onestà … dunque, è fondamentale lavorare, ma lo è altrettanto poter ricevere il proprio stipendio!».

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