«Negher de m…», e finisce con il processo per cinque

Cronaca

12.02.2014

«Negher de m…», e finisce con il processo per cinque

Tutto sarebbe iniziato con l’apprezzamento razzista lanciato da una vettura verso corso Martiri

Era il mese di maggio, sere profumate, giornate sempre più lunghe. Ma anche odio razziale. Quando la macchina gli passò vicino lui – ha sempre detto – sentì nitidamente quelle parole nei suoi confronti. Ora se ne sta riparlando in un’aula di tribunale e a giorni si dovrebbe arrivare alla fine del processo.

LUI È UNA GUARDIA giurata, senegalese, di grado piuttosto alto. Verso le 21 di qualche anno fa, era il 2009, camminava in corso Martiri della libertà. Lavoro appena terminato, stanchezza, voglia di tornare a casa. Di comportarsi come tutti o quasi, dopo ore e ore a vigilare sulla sicurezza altrui. L’auto è passata a poco a distanza e i finestrini erano abbassati. Per questo quelle parole si sarebbero udite in modo molto nitido. «Negher de m…», avrebbero detto coloro che si trovavano sul veicolo. Due persone e tre parole che hanno raggiunto la vittima-destinatario. Che hanno spalancato il baratro dell’odio razziale nei confronti di chi ha la pelle diversa. Il tutto con il sapore dell’offesa lanciata, così, tanto per riderci sopra. Oppure, forse, per ribadire a voce alta quella che si ritiene essere la “propria superiorità” dovuta al colore della pelle. L’auto non si è fermata, ha imboccato una viuzza che porta a un ristorante della zona. La guardia giurata non s’è data per vinta. Nessun pensiero alla violenza, nessuna voglia di vendetta. Solo, capire le ragioni di un simile comportamento. Di fatti ed espressioni che affondano le radici nel razzismo più bieco.

Li ha raggiunti, erano seduti al ristorante. Si è avvicinato ai due, che con ogni probabilità hanno capito subito quello che stata per accadere. E anche in questo caso la domanda è stata la più antica del mondo: «Perchè?». E’ stato a quel punto che è successo qualcosa di forse ancora più incredibile, forse peggiore. La solidarietà, quando si è capito cosa fosse successo, si sarebbe spostata verso i due accusati d’aver offeso in modo razzista. Nel ristorante c’erano tre persone: il titolare e due clienti. Il trio si sarebbe avventato verbalmente sull’immigrato: «Vai a raccogliere le banane, vai a vendere borse e cinture» sarebbero stati gli inviti rivolti alla guardia giurata. Non solo. L’immigrato sarebbe anche stato spinto all’esterno del locale. L’ipotesi di reato è di ingiurie e lesioni aggravate da odio razziale. In quella sera di maggio, per gli imputati, tutto sarebbe andato in modo diverso. A partire dalle parole pronunciate in auto. Dal finestrino sarebbe uscito un «attento al negher!», tutt’altra storia rispetto a quanto recepito. L’immigrato è stato anche in tribunale a deporre la scorsa settimana. «Sono in Italia da molti anni, lavoro onestamente, perchè si comportano così con me?». Nei prossimi giorni il processo si avvierà alla conclusione. Si avrà una verità giudiziaria su una vicenda che comunque rischia di rappresentare per Brescia un salto in un passato non richiesto.

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