Assalto col kalashnikov a portavalori: tre milioni di conversazioni e solo una era quella giusta

Cronaca

15 gennaio 2014

Assalto col kalashnikov a portavalori: tre milioni di conversazioni e solo una era quella giusta

Le loro conversazioni si sono mischiate tra tre milioni di telefonate, nei giorni precedenti l’assalto al furgone portavalori. Ma una di quelle utenze, emerse da uno screening sterminato fatto dalla Squadra Mobile di Como, corrispondeva a quella di un numero trovato in un capannone di Origgio, usato per custodire le auto usate per l’assalto

di Paola Pioppi

Turate (Como) 15 gennaio 2014 – Le loro conversazioni si sono mischiate tra tre milioni di telefonate, nei giorni precedenti l’assalto al furgone portavalori della Battistolli avvenuto lo scorso aprile all’altezza dello svincolo di Turate dell’autostrada A9 di prima mattina, in mezzo al traffico dei pendolari. Ma una di quelle utenze, emerse da uno screening sterminato fatto dalla Squadra Mobile di Como, corrispondeva a quella di un numero trovato in un capannone di Origgio, usato per custodire le auto usate per l’assalto. L’indagine che ha portato all’arresto dei due uomini ritenuti i punti di riferimento della banda – Giuseppe Dinardi, 50 anni di Cologno Monzese e Antonio Agresti, 42 anni di Andria, nel Barese – è arrivata a indagare altre 16 persone, quasi tutte residenti in Puglia, ritenute componenti della banda o coinvolte in varie fasi organizzative.

Tutti soggetti, compresi i due arrestati, sui quali la polizia di Como, la Squadra Mobile di Milano e lo Sco, stanno facendo anche accertamenti patrimoniali, per mettere in relazione i beni nella disponibilità degli indagati, con il loro reddito ufficiale, che spesso è inesistente. In nove mesi di indagini, la polizia è arrivata a ricostruire quasi nei dettagli l’organizzazione di quell’assalto, in ogni sua fase. Gli inquirenti ritengono che Agresti sia il referente della banda, avvalendosi dell’appoggio di Dinardi in Lombardia. Una volta individuato l’obiettivo, per un mese sono stati studiati gli spostamenti dei furgoni, cercato appoggi logistici, studiate le vie di fuga.

Gli uomini che hanno agito quel giorno – circa una ventina, di cui dieci o dodici concentrati attorno ai furgoni con i kalashnikov – sarebbero arrivati tutti dal Sud, e in particolare dalle zone di Cerignola e Andria, dove si concentra la tradizione criminale legata agli assalti a portavalori con bande armate. Con loro sono arrivate le armi, mentre le auto rubate sarebbero state procurate direttamente in Lombardia. Tra queste, un camion da cava usato per scappare dopo il colpo. Nel guard rail erano stati praticati due tagli, utilizzati per fare uscire le cinque macchine fino al deposito abbandonato lungo l’autostrada dove sono state abbandonate. Qui il gruppo, assieme alle casse con i dieci milioni di oro in lingotti, è salito sul mezzo pesante, nascondendosi nel cassone, e lasciato poi a Lodi.

I fumogeni utilizzati per gli incendi dei camion arrivavano invece da un lotto rubato a Benevento.

Durante le indagini, e soprattutto in occasione degli arresti di Dinardi e Agresti, sono state fatte una cinquantina di perquisizioni, e sequestrate diverse armi che ora saranno sottoposte a perizia balistica per confrontarle con i proiettili lasciati sull’asfalto in autostrada. A giugno, erano già finite nelle mani della polizia due pistole e un fucile a pompa trovate a un trentanovenne di Paderno Dugnano fermato a Firenze, che era in contatto con Dinardi ma che è ma risultato poi del tutto estraneo alla rapina.

http://www.ilgiorno.it/como/cronaca/2014/01/15/1010184-portavalori-rapina-arresti.shtml

Assalto col kalashnikov a portavalori: tre milioni di conversazioni e solo una era quella giustaultima modifica: 2014-01-16T11:30:03+01:00da sagittario290