La tredicesima? Non la pago

Attualità

16 dicembre 2013

CRISI

La tredicesima? Non la pago

Dal Piemonte alla Sicilia un’azienda su quattro non ha in cassa i soldi per pagare ai dipendenti l’ultima mensilità dell’anno. L’allarme di imprenditori e sindacati: la liquidità se ne è andata in scadenze fiscali e contributive

di Gloria Riva

Niente tredicesima per quattro milioni e mezzo di italiani. Per colpa della crisi e degli aumenti degli anticipi fiscali di fine anno, numerose imprese sono rimaste con le casse vuote. E stanno rifilando ai loro dipendenti un pacco natalizio davvero amaro. L’allarme tredicesime è scattato un po’ ovunque, dagli impiegati pubblici siciliani ai metalmeccanici piemontesi, dove si stima che un terzo delle aziende non riuscirà a pagarle prima di Natale. Federico Bellono, segretario della Fiom di Torino, ha un elenco lunghissimo. Ci sono i 130 dipendenti della Nuova Sinter di Ivrea, azienda del settore automotive, e i cento lavoratori della Berco, che fa capo al gruppo Thyssen Krupp: «In città la tensione è alle stelle», racconta Bellono. «Molta gente è senza lavoro, mentre chi ce l’ha rischia comunque di non prendere lo stipendio a fine mese. Soprattutto le piccole aziende, sfiancate dalle tasse e dalla crisi, non riescono più a sostenere il peso della tredicesima mensilità. Ma anche qualche grande industria ha il fiato corto», avverte il sindacalista.

Così, quelle imprese che hanno un buon rapporto con le banche hanno chiesto un finanziamento, le altre hanno promesso di pagare nei prossimi mesi, in due o tre rate, proprio come ha intenzione di fare la Securitas San Giorgio di Lucca, un istituto di vigilanza privata che opera in Toscana, in Friuli e nel Veneto. La settimana scorsa le 1.500 guardie giurate della San Giorgio hanno ricevuto una lettera dalla direzione: «Dicono che pagheranno la tredicesima l’anno prossimo, poco alla volta», racconta Umberto Marchi, sindacalista della Filcams Cgil. Adesso i metronotte sono in sciopero, ma il problema resta, perché l’azienda i soldi per la tredicesima non li ha.

Tra pensionati e lavoratori dipendenti, sono 33 milioni gli italiani che la stanno aspettando. La cifra complessiva che dovrebbero ricevere si aggira attorno ai 37 miliardi di euro, ma le tredicesime dei lavoratori alle dipendenze delle piccole imprese sono a rischio e si stima che – in media – in Italia un’azienda su quattro non avrà la disponibilità economica per pagarle per tempo. Giuseppe Bortolussi, presidente della Cgia di Mestre, l’associazione degli artigiani, spiega che da sempre il mese di dicembre è uno dei più onerosi per le imprese, «perché presenta un’elevata concentrazione di scadenze fiscali e contributive. Detto ciò, considerata la scarsa liquidità a disposizione, molti imprenditori hanno impegnato gli ultimi soldi rimasti in cassa per onorare gli impegni con il fisco e hanno dovuto posticipare il pagamento della tredicesima, o di una parte di essa, mettendo in difficoltà loro malgrado le famiglie dei dipendenti».

Ma la tredicesima non è certo un optional. Conosciuta in origine come gratifica natalizia, era stata introdotta nel 1937 dal regime fascista per i dipendenti delle industrie e nel 1960, con un decreto del Presidente della Repubblica, è stata resa obbligatoria per tutti i lavoratori dipendenti con contratto a tempo determinato e indeterminato. Ora questa lunga tradizione traballa: «Ai miei dipendenti la tredicesima l’ho sempre pagata il 23 dicembre, ma quest’anno ho dovuto rateizzare anche il conto salatissimo delle tasse e non mi è rimasto un soldo», racconta l’imprenditore veneto Paolo Favaretto, titolare di una carrozzeria di Venezia, che per garantire ai suoi 16 dipendenti un Natale meno difficile sta cercando di ottenere dalla banca un finanziamento. Dall’altro capo d’Italia, a Messina, è la più grande azienda del territorio, cioè il Comune, a essere in difficoltà. I sindacati hanno ingaggiato un duro braccio di ferro con l’amministrazione pubblica perché 4 mila lavoratori, dagli operatori ecologici agli assistenti sociali, agli impiegati amministrativi, rischiano di passare un Natale al buio, privati di quella gratifica natalizia che spetta loro di diritto. Il Comune di Messina sta aspettando che la Ragioneria di Stato invii 35 milioni di euro per pagare le spese correnti, mentre altri 5,7 milioni dovrebbero arrivare dalla Regione Sicilia. Ma i soldi per il momento non ci sono e l’unica speranza è che una banca conceda un anticipo. Ma di questi tempi non è così semplice. Messina non è il solo comune a trovarsi nei guai, perché il pasticcio dell’Imu ha lasciato le casse di molte amministrazioni locali all’asciutto e sarà necessario aspettare che i cittadini versino il contributo della seconda rata per poter pagare ai dipendenti statali lo stipendio.

Il paradosso è che, se da un lato le aziende non riescono a pagare la tredicesima perché hanno speso troppi soldi in tasse, dall’altro i cittadini avrebbero usato una parte di quella cifra proprio per pagare il debito con il fisco. Infatti, secondo le associazioni a tutela dei cittadini, Federconsumatori e Adusbef, il 90 per cento della tredicesima andrà via tra tasse, bollette e mutuo. Quindi per i regali da mettere sotto l’albero ci si dovrà per forza affidare a Babbo Natale.

http://espresso.repubblica.it/affari/2013/12/16/news/la-tredicesima-non-la-pago-1.146224

La tredicesima? Non la pagoultima modifica: 2013-12-17T11:30:06+01:00da sagittario290