Cronaca
mer, set 4th, 2013
Vigilanti Securpol Security senza stipendio da tre mesi, il Prefetto pretende di far luce sulla vicenda
LECCE – Ennesimo incontro in Prefettura per i dipendenti dell’istituto di vigilanza Securpol Security. Questa mattina lo sconforto ha fatto da padrone negli animi dei lavoratori che ormai da tre mesi non ricevono lo stipendio e la situazione sembrerebbe nuovamente al punto di partenza.
Sono ormai mesi che le guardie giurate fanno la spola dall’ospedale Vito Fazzi di Lecce, agli uffici della Prefettura sempre nella speranza di risollevare la propria sorte di lavoratori impegnati nel servizio di vigilanza. Stamane le sigle sindacali hanno di nuovo incontrato il Prefetto di Lecce, Giuliana Perrotta. La questione è più complicata del previsto: all’appello mancano non solo le tre mensilità arretrate, ma anche la quattordicesima. Non solo, i vigilanti lamentano anche situazioni di disagio durante lo svolgimento del proprio servizio. Alcuni sono costretti ad utilizzare la propria auto privata per svolgere le proprie mansioni con orari di lavoro assurdi che non vengono comunque pagati.
In tutto ciò una nota positiva, il Prefetto vuole assolutamente far luce sulla questione e convocare i vertici della Securpol e della Asl, azienda che avrebbe fatto sottoscrivere alle stesse guardie giurate un contratto ben delineato in cui viene riportata anche una nota sugli obblighi da rispettare e che l’inosservanza di questi avrebbe portato alla revoca dell’appalto da parte dell’amministrazione. Giorni fa è arrivata la risposta della Asl che faceva ben sperare. Un anticipo di stipendi arretrati, ma a detta dei lavoratori, questi soldi non sono mai arrivati.
Alla luce dei fatti, l’impegno preso durante l’incontro di questa mattina in Prefettura è proprio quello di far pervenire quanto prima ai dipendenti gli arretrati dei tre mesi trascorsi. Ancor di più provvederà alla situazione “gravissima”, secondo quanto detto dal Prefetto, che vede alcuni vigilanti ricevere lo stipendio al contrario di altri, pur svolgendo le stesse mansioni per lo stesso numero di ore. Così come alcuni dipendenti, purtroppo, non hanno la possibilità economica di anticipare il pagamento per rinnovare il porto d’armi e la la propria attività viene così notevolmente compromessa venendo meno il permesso per sparare in caso di necessità.
La vicenda quindi è contorta, ma questa volta a fine incontro una speranza di risollevare le sorti di lavoratori e famiglie sembrerebbe essere alle porte.