Guerra dei vigilantes Aperta un’inchiesta

Cronaca

9 maggio 2013 | 14:38

OSPEDALI RIUNITI

Guerra dei vigilantes Aperta un’inchiesta

«Furti e criticità»: otto denunce in Procura. «Ho notato un collega che le spostava in modo da non poter più vedere ingresso e uscita»

ospedale_a1--180x140.jpgÈ iniziata come una lamentela interna relativa a mansioni, turni di notte «massacranti di 12 ore» e strumenti di lavoro inadeguati. Ma nel giro di poco tempo, la questione si è gonfiata fino ad esplodere in otto denunce, che ora sono al vaglio della Procura. Tradotto, significa un’indagine della magistratura. È la guerra dichiarata da otto guardie giurate alla società per cui lavorano, la All System che si è aggiudicata l’appalto per il servizio di vigilanza dell’ospedale. Il nuovo così come il vecchio.

Controlli, pattuglie, sicurezza. Un tema delicato, riemerso con forza a seguito della seconda asta per gli ex Ospedali Riuniti andata deserta. Gli esposti dei vigilantes spaziano da «criticità», alcune delle quali già indicate in una lettera del 21 febbraio scorso al presidente della società di vigilanza, a episodi precisi. Accuse pesanti. Abbiamo chiesto una replica alla All System, attraverso la sede di Bergamo e quella di Milano. Ma, dopo un primo contatto con un responsabile, per il momento la Società non dato una propria versione dei fatti.

L’unica, quindi, è quella delle guardie che lo scorso aprile, assistite dall’avvocato Rocco Disogra, hanno presentato le denunce alla polizia. Carte trasmesse poi alla magistratura. Riferiscono di «furti di oggetti appartenenti all’ospedale, tra cui anche dei decoder trovati in una valigetta». Ufficialmente alla direzione ospedaliera non risultano. Ma è anche vero che, nella grande quantità di materiale circolato tra dismissione e trasloco, qualcosa potrebbe essere sfuggito.

Il 15 febbraio scorso, alle 14, chi denuncia era in servizio nell’ospedale vecchio. Scrive di aver visto una guardia giurata (di cui fa il nome): «Insieme ad un elettricista spostava alcune telecamere posizionate sugli accessi del perimetro interno dell’ospedale». Il risultato? «Non si poteva più visualizzare l’ingresso e l’uscita di eventuali malintenzionati», l’esposto.

Altra annotazione. È il 19 febbraio quando, sempre secondo il vigilante, accade qualcosa di strano in merito alla redazione del rapporto di servizio giornaliero. Cita la stessa persona: «Ero con lui in ufficio». Alla direzione dell’ospedale «ha inoltrato un’annotazione differente rispetto a quella predisposta nel medesimo contesto per la direzione della All System».

In particolare, nel primo «sono state omesse alcune anomalie, danneggiamenti e furti, riscontrati durante il servizio»

Altra testimonianza diretta, il 18 marzo scorso, quando vede due colleghi (uno è sempre lo stesso): «Caricavano sull’autovettura degli scatoloni presumibilmente contenenti materiale dell’azienda ospedaliera». Possibile o è il risultato del veleno tra colleghi? Spetta alla magistratura verificarlo. Per il momento, il dato di fatto è il contenuto delle denunce.

Una si concentra sulle condizioni di lavoro: «Le guardie lavorano tutte in assenza di dispositivi di protezione o della strumentazione basilare per poter svolgere in sicurezza i propri compiti». Si riferiscono, per esempio, a caschetto e guanti, «nonostante costantemente a contatto con soggetti da ritenersi pericolosi» e indicano «reparti infettivi, psichiatria e pronto soccorso». Così come, scrivono, «nessuna delle guardie è dotata di giubbotto antiproiettile personale», e «nessuna delle guardie è stata mai formata attraverso corsi o aggiornamenti». Il risultato? Secondo chi scrive è allarmante: «L’attività è lasciata al libero arbitrio delle guardie che, spesso, si trovano in situazioni di emergenza o di pericolo che non sanno correttamente fronteggiare, mettendo così costantemente a repentaglio la propria attività o l’altrui incolumità».

Esposti a parte, due di loro, 10 e 3 anni di servizio nel settore della vigilanza privata, raccontano che dopo la lettera alla direzione hanno subito spostamenti a loro parere ingiustificati. E così ancora accadrebbe. «Quando abbiamo iniziato a dire no alle cose che non andavano, sono iniziati i primi problemi. Davamo fastidio. Abbiamo scritto una lettera perché non ne potevamo più». Lavorano ancora per la Alla System, «ma ora capita che, per esempio, sono di turno in ospedale a il giorno prima mi chiamano per dirmi che devo andare altrove», dice uno dei due. Per l’altro, la conseguenza è drastica, dice: «A me hanno detto che in ospedale non metterò più piede».

Giuliana Ubbiali

http://bergamo.corriere.it/bergamo/notizie/cronaca/13_maggio_9/vigilantes-riuniti-bergamo-ospedale-2121050447270.shtml

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