«Non smettevano di sparare» L’autista: il mio inferno sull’A9

Cronaca

09 aprile 2013

«Non smettevano di sparare» L’autista: il mio inferno sull’A9

commando_rapina_a9_3.jpg«APRI, apri. Sparava all’impazzata. Si rivolgeva a me e sparava nella mia direzione. Grazie a Dio il vetro antiproiettile ha tenuto». L’esperienza è stata traumatizzante, ma l’uomo che la racconta è forte e ha già recuperato gli spiriti. Giuseppe Trabace, milanese, guidava il furgone che trasportava i lingotti e la valuta. Ha 58 anni, da 26 è guardia giurata e conducente di furgoni portavalori, fra ventidue mesi andrà in pensione. Con il ricordo di un terribile lunedì mattina in una piovosa giornata di aprile.

«FACCIO quel tragitto, dalla nostra centrale di Paderno Dugnano agli uffici di Como, da un paio d’anni. Siamo partiti questa mattina alle sei e mezzo, abbiamo percorso la strada di tutti i giorni e imboccato l’autostrada a Lainate. All’altezza di Turate ci ha affiancato un’automobile scura. Uno dei banditi ha incominciato a sparare sulla fiancata lato guida, la mia. Sparava all’impazzata, dappertutto, in aria e contro il furgone. L’auto ci ha superato e quello ha sparato sul davanti. È stata centrata l’idroguida e lo sterzo si è bloccato. Eravamo fermi, impossibile muoversi. Sono scesi in tre o quattro, tutti mascherati con dei passamontagna scuri. Lo stesso uomo ha sparato alla gomma destra. Poi si è messo a sparare sul parabrezza, sventagliate complete, avanti e indietro, sia verso di me, sia verso il collega capomacchina, che avevo di fianco. Sparava e mi gridava ‘Apri, apri’. Aveva visto che ero l’autista e forse pensava che potessi azionare i comandi. Invece la cassa non può essere aperta dall’interno, servono le chiavi».

«‘GIUSEPPE ’, mi ha detto il capomacchina, ‘vieni dietro e ci copriamo’. Così tutti e tre, io, il capomacchina e l’altro collega, ci siamo rifugiati sul retro della cabina guida. Siamo rimasti lì, accucciati. I vetri hanno tenuto, ringraziando Dio. Altrimenti ci avrebbero massacrati tutti. Invece ci siamo salvati, protetti dalla blindatura di ferro. Quello ce l’aveva con me aveva smesso di sparare, però mi gridava ‘Scendi, scendi’, minacciandomi con il kalashnikov. Dallo specchietto retrovisore ho visto delle scintille e mi è arrivato un rumore, come uno “zzz”. Era il flessibile che tagliava le cerniere del portellone di dietro, che sono dei bei blocchi di ferro. Poi abbiamo sentito un tonfo, era la cassa di legno dove c’erano i lingotti che veniva trascinata a terra con i suoi due quintali e mezzo di peso. I colleghi dell’altro furgone hanno visto il passamano dei lingotti e dei rotoli con il denaro dai banditi della prima auto a quelli della seconda, forse una grigia e una blu. Tutto è durato sei o sette minuti».

Gabriele Moroni

http://qn.quotidiano.net/primo_piano/2013/04/09/870791-smettevano_sparare.shtml

«Non smettevano di sparare» L’autista: il mio inferno sull’A9ultima modifica: 2013-04-10T11:45:00+02:00da sagittario290