Cronaca
Martedì 20 Novembre 2012 – 17:20
Le rapine andate in fumo e le ‘soffiate’ della guardia giurata
Tommaso Cipolla (nella foto), il metronotte 37enne finito in arresto con la banda del buco, aveva aiutato i suoi complici a pianificare due colpi: uno ad una tabaccheria e l’altro ad una banca di Bagheria. Molte delle rapine non sono andate a buon fine.
La sezione investigativa della squadra mobile ha infatti accertato che i nove arrestati avevano progettato soltanto una rapina a Palermo. Quella alla gioielleria “Le Cadeaux” di via Ferdinando Li Donni, in pieno centro. Colpo che andò in fumo, con tanto di arresto dei due artefici, i fratelli Simone ed Alessandro Arnone, di 36 e 27 anni, perché arrivò la polizia. I movimenti della banda del buco, infatti, difficilmente passavano inosservati. Picconate, rumori ambigui in orario pomeridiono e sopralluoghi sul posto, hanno fatto sfumare più volte quanto pianificato.
Compreso l’episodio della gioielleria: i due furono colti in flagrante mentre stavano praticando il foro sulla parete del locale adiacente. In tre, invece, entrarono in azione a Naro, in provincia di Agrigento. In quel caso la banda andò in trasferta e la rapina alla succursale della banca Monte Paschi di Siena di piazza Garibaldi andò a buon fine. I malviventi avevano sfondato il muro di un’attività commerciale che si trovava accanto all’istituto di credito, poi erano passati all’attacco. A volto coperto, ma disarmati, minacciarono il direttore e tre dipendenti, impedendo loro di reagire. Una tecnica che si è poi ripetuta all’agenzia Monte dei Paschi di Siena al Villagio Mosé – ad Agrigento – e alla banca Intesa San Paolo di Favara in via Kennedy.
Le soffiate della guardia giurata Tomamso Cipolla (nella foto), avevano invece contribuito all’organizzazione delle rapine a una tabaccheria di Bagheria e a un’agenzia Unicredit della stessa cittadina, di cui lo stesso Cipolla – agli orresti domiciliari per concorso esterno in associazione a delinquere – è originario. Era lui a riferire ai suoi complici l’orario dei controlli presso le attività finite nel mirino della banda, ma anche in questi due casi, i colpi andarano male.
Ma i malviventi si “facevano coraggio” tra loro. Nelle intercettazioni uno di loro dice di “essere preoccupato”, “puo’ essere che qualcosa non va”. E l’altro rispondeva: “Devi stare tranquillo, qui siamo una famiglia”.