La guardia giurata

Il Dolce Domani

Racconto

martedì 26 giugno 2012

La guardia giurata

di Biancaneve

RC.jpgNon sono di quelle che cercano sempre di cucire una vita addosso alle persone che si incrociano per strada, o sugli autobus, o in altri luoghi in cui c’è la possibilità di osservare. Però devo ammettere che ci sono individui che per una loro particolare fisionomia si prestano particolarmente a questo esperimento. È il caso della guardia giurata di servizio presso la banca in cui vado ogni tanto (vado, ahimé, non per piacere, ma per dovere). È un tipetto magrolino, minuto, talmente minuto che sembra quasi sparire dentro la divisa che indossa. I pantaloni troppo grandi oscillano mentre si muove, come agitati da un vento invisibile ed il rumore della stoffa di una gamba che struscia a contatto con l’altra dà come l’impressione che al loro interno non vi sia nient’altro che aria. Da sotto la giacca – segnata in vita da un cinturone talmente stretto a formare un vitino di vespa da far invidia alle modelle che sfilano in passerella e dal quale pende una pistola aggressiva – spunta un collo lungo e striminzito simile a quello di un tacchino, anche per il colore della pelle, leggermente rossastra, come irritata da un dopobarba scadente. Sulla testa una peluria grigiastra appena accennata, come di rasatura che comincia giust’appunto ad aver bisogno di una ripassatina. Ai piedi degli anfibi pesanti – pure con questo caldo! – quelli da militare, allacciati stretti stretti e lucidati con cura, dai quali sbuffano i pantaloni che vi sono infilati dentro a forza. Volto scarno, guance rossastre, un sorriso sghembo che in un lampo riscatta l’impressione di profonda mestizia emanata dalla sua figura. Sempre in movimento, si sposta da un angolo all’altro dell’entrata, lo sguardo aguzzo su persone e oggetti come di chi vuole avere sempre tutto sotto controllo; e, del resto, è quello il suo lavoro.

Ma la cosa più bella e più buffa di tutte è la voce, anzi, non propriamente la voce – sottile e stridula come ci aspetterebbe proprio da un fisico mingherlino – ma le parole, la lingua che emana da quella voce, una lingua dialettale lontana anni luce dall’italiano standard, un dialetto così stretto ed immediato che giusto approssimativamente potrebbe essere avvicinato al napoletano, o comunque ad un dialetto campano. Non è il napoletano, il napoletano – quello di Totò, di Troisi – io lo capisco; magari non tutte tutte le parole, ma il senso globale della frase sì. No, il suo è qualcosa di più di un dialetto, è un dialetto appreso da generazioni e generazioni. È la lingua di chi in casa, sin da quando era bambino, non ha mai saputo sentir parlare altro che in dialetto, la lingua di chi non è andato a scuola regolamente, la lingua di chi non si è mai confrontato con altre realtà al di fuori di quelle del proprio quartiere.

Una volta ho dovuto chiedergli un’informazione – mi pare sull’orario della banca, o qualcosa di simile – mi ha risposto farfugliando qualcosa per me incomprensibile che non sono riuscita a capire nemmeno dopo essermela fatta ripetere per tre volte consecutive; alla fine, non saprei se più imbarazzata per me che non riuscivo a capire o per lui che non riusciva ad esprimersi, ho annuito sicura, ringraziando per l’informazione (che non sono riuscita a capire!).

Eppure c’è dell’altro che emana da questa figura. Un senso di orgoglio e di dignità che non saprei descrivere, ineffabile eppure concretamente percepibile. Svolge il suo lavoro con serietà e dovizia, con impegno profuso a cuor leggero, quello di chi ama il proprio lavoro. È sempre gentile, sempre cortese, sempre servizievole: sta lì pronto ad aprire la porta, a richiuderla – l’ultima volta non avevo l’euro che serve per poter usufruire dell’armadietto porta-oggetti e lui me l’ha prestato senza neanche pensarci due volte – ad offrire – in quella sua lingua stramba – tutte le informazioni di cui i clienti hanno bisogno. Sempre sorridente, di quel sorriso un po’ sghembo che riscatta tutta la modestia della sua figura. Si vede che è fiero del lavoro che svolge, che è felice, realizzato, che sente di essere al suo posto, al posto giusto nel momento giusto, è proprio uno che ha trovato il suo posticino nel mondo. E tante volte mi sono immaginata come potrebbe essere ad essere lui. Uno che si alza la mattina e sa cosa deve fare, dove deve andare e perché. E un po’ lo invidio. Giuro. Non importa che sia ignorante, che non abbia studiato, che non sappia parlare. È uno che quando la mattina si alza sa esattamente cosa fare e qual è il suo posto là fuori, nel mondo. E mi sono anche immaginata che questa sua sicurezza gli provenga da una certezza inconfutabile: quella di sapere di essere sfuggito da un luogo e da un’esistenza altrimenti disgraziati. Me lo sono immaginato proveniente dall’entroterra campano, da uno di quei posti in cui nasci con il destino già praticamente segnato. Una vita fatta di miseria – spirituale e materiale – in cui non hai altra scelta che quella di fare da manovalanza della camorra; oppure di scappare. E allora me lo sono immaginato quel giorno che è partito, ha salutato i suoi “ciao mà, ciò pà, statem’ bbuon” (o qualcosa di simile) e poi è andato a cercar fortuna in città. E ora che l’ha trovata la sua fortuna, quella che per lui è l’alzarsi la mattina e sapere esattamente cosa fare ed avere un proprio posticino nel mondo, se la tiene stretta e con quel suo sorriso sghembo sembra proprio che voglia ricordarlo a tutti.

E provo una certa gratificazione nell’osservarlo perché ci sono cose nel mondo che possono essere fatte solo nell’unica maniera in cui richiedono di essere fatte. Cose che hanno un unizio ed una fine. Come lavare i piatti. Si comincia e si finisce. Come tutto in fondo. E ci sono persone che hanno impressi sulla loro pelle l’inizio e la fine della loro esistenza. E vedere l’inizio e la fine di qualcosa è gratificante. O almeno lo è per me. Io, che non so mai dove sono iniziata, che forse devo ancora iniziare e che a volte però ho come l’impressione di scorgere già la fine.

http://ildolcedomani.blogspot.it/2012/06/la-guardia-giurata.html

La guardia giurataultima modifica: 2012-06-27T11:45:00+02:00da sagittario290