Imprenditore di Schio: «Sono esasperato

Cronaca

07/06/2012

Imprenditore di Schio: «Sono esasperato
Troppi dieci furti: lasciato da solo»

LA PROTESTA. Imprenditore arrabbiato scrive a prefetto e questore. Merico Gianeletti si dice pronto a denunciare lo Stato per inerzia: «Assolderò due vigilantes armati e non voglio più pagare le tasse»

443446_71788_resize_253.jpgSchio. Dopo il decimo furto con spaccata, la misura è colma e vuole mettere su Facebook il filmato con i malviventi in azione, denunciare lo Stato per la sua inerzia, assoldare vigilante armati per intimidire i delinquenti. Merico Gianeletti, imprenditore di Schio, questa volta batte i pugni sul tavolo non solo in senso metaforico. Nel 2003, già nel mirino delle bande organizzate, aveva istituito un comitato per offrire assistenza alle vittime. Dopo gli otto saccheggi subiti nel negozio di ottica Santorso nel corso degli ultimi dieci anni, adesso sono stati colpiti anche i punti vendita Gian Group di Trissino e Sandrigo. «In verità i furti sono stati molti di più ma ho perso il conto», sussurra esasperato l’imprenditore che non tiene più il conto nemmeno della merce rubata. Tentiamo noi una stima: almeno 6 mila paia di occhiali firmati per un valore che supera il milione di euro, a cui bisogna aggiungere i danni per le vetrine e le attrezzature rovinate, oltre a giorni di chiusura delle attività. «Si tratta di feroci delinquenti che lo Stato le istituzioni locali si ostinano a voler integrare, costi quel che costi. I nostri politici hanno aperto porte e finestre, facendo entrare da noi la feccia di mezzo mondo», scrive Gianeletti in una lettera invita alla Procura della Repubblica, al prefetto, al questore. «Sul furto di Sandrigo abbiamo messo a disposizione degli inquirenti immagini chiare e inequivocabili tratte dalle nostre telecamere. Visto l’esito sinora negativo delle indagini, le divulgherò su Facebook. Per quanto riguarda l’assalto a Trissino, sembrava di vedere le comiche, con i ladri indisturbati rimasti all’interno per quasi una decina di minuti». Al questore, che in un servizio apparso sul nostro giornale ha dichiarato che è un errore difendersi da soli, Gianeletti replica: «Visto l’inefficienza delle istituzioni, mi sento in diritto e in dovere di difendere con qualunque mezzo e modo la mia azienda, la mia famiglia e i miei dipendenti, visto che lo Stato è puntuale e presente solo per estorcere soldi, perchè così chiamo il 70% di tasse su quello che un’azienda guadagna». Gianeletti sta studiando con i suoi legali una specie di “sospensione fiscale” in attesa che vi siano sviluppi sui suoi furti. «Ritengo mio diritto non pagare alcuna tassa e contemporaneamente denunciare lo Stato per i danni indiretti causati a me e ai familiari, compreso l’insostenibile continuo stato d’ansia in cui ci fa vivere. Non so se si potrà bloccare la pressione fiscale – ci dice – ma di sicuro non starò con le mani in mano. Sto pensando di assoldare vigilantes armati che mi garantiscano un minimo di sicurezza e siano in grado di rispondere ad un’eventuale aggressione dei banditi». L’ultimo pensiero è per chi ha deciso di farla finita a fronte dei debiti e della crisi economica: «Anch’io vengo istigato al suicidio ma per far dispetto ai “supertecnici” del Governo non mi ammazzo perché, al contrario di loro, io ho gli attributi».

Mauro Sartori

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