Rapina da Lando: «Ho rischiato di morire un’altra volta»

Cronaca

27 maggio 2012

Rapina da Lando: «Ho rischiato di morire un’altra volta»

Il vigilante ferito durante l’assalto al blindato è appena uscito dalla Rianimazione. Dovrà restare un anno in ospedale

di Sergio Sambi

image.jpgROVOLON. E’ profondamente avvilito Maurizio Primucci, steso sul letto dell’ospedale dopo aver rischiato un’altra volta di morire. Sabato scorso un’emorragia improvvisa, provocata da un aneurisma aortico, ha riportato in sala di rianimazione la guardia giurata della Civis, ferita nel sanguinoso assalto del 21 aprile scorso, avvenuto davanti all’IperLando di Veggiano. Fortunatamente il pronto intervento dei sanitari ha evitato il peggio.

«E’ successo tutto in un attimo» racconta emozionato Primucci, 56 anni di Rovolon, che da ieri è tornato nuovamente nel reparto di Chirurgia plastica di Padova. «Ho sentito un forte dolore alla gamba e ho visto il sangue inzuppare tutta la fasciatura. Nella stanza c’erano due chirurghi vascolari che erano venuti a salutarmi. Immediata la corsa in sala operatoria. Il dottor Stefano Bonvini, lo stesso che mi ha operato subito dopo la rapina, mi ha salvato la vita per la seconda volta. Non ho mai conosciuto persone così gentili e premurose come in questo ospedale». Primucci è stanco e provato dal lungo periodo di immobilità ed è perfettamente a conoscenza che steso in quel letto dovrà rimanere ancora per molti mesi.

«Non riesco ancora a togliermi dalla mente quei momenti terribili, rivedo gli istanti vissuti come in tanti fotogrammi e sento crescere in me l’angoscia» racconta con gli occhi lucidi, trattenendo a stento le lacrime che gli scendono lungo la guancia «voglio mettere un muro tra questi ricordi e cercare di dimenticare tutto, anche se è faticoso. Ogni istante mi rivedo davanti quei rapinatori sbucati dal nulla con in mano i mitra, pronti a far fuoco. Quel bandito che ha premuto il grilletto puntandomi la pistola addosso con l’intento di farmi veramente del male dovrebbe vedere come mi ha ridotto e provare cosa vuol dire essere qui, prigionieri in un letto, senza sapere quanto tempo ancora dovrà passare prima che io possa tornare a muovermi, magari anche solo in carrozzina, ma libero di uscire e respirare una boccata di ossigeno. La libertà e la vita si respirano fuori da queste mura, ma io so che qui dentro dovrò rimanere per oltre un anno. Un periodo che mi sembra lungo come tutta una vita. Mia moglie ha ripreso a lavorare otto ore al giorno, poi torna di corsa a casa a Rovolon per farsi una doccia e precipitarsi qui in ospedale per passare il resto della giornata con me. Il sabato e la domenica ci rimane tutto il giorno. Una vita di sacrificio, lasciando a casa il figlio minore che per fortuna riesce a gestirsi con l’aiuto di mia suocera. Non oso pensare se non ci fosse stata lei, avremmo dovuto assumere una persona per sbrigare le faccende domestiche o per assistermi, e i soldi non cadono dal cielo».

Primucci stringe la mano della moglie Antonella, in un gesto d’amore, poi riprende il suo racconto. «Mi vengono a trovare spesso i colleghi di lavoro e molti ragazzi che frequentano l’università. Questo mi riempie di gioia, vuol dire che ci sono persone che si ricordano di me. Ora dovrò affrontare un lungo periodo di interventi. Per prima cosa dovrò sottopormi al trapianto della cute per chiudere la ferita che è ancora aperta, poi passerò in Ortopedia, dove i chirurghi mi toglieranno il blocco di plastica e acciaio per mettere una gabbia esterna e permettere al ginocchio di piegarsi. Tra circa sei mesi mi potranno mettere le placche che serviranno per inserire le parti dell’arto mancanti e poi, finalmente, inizierò un lungo periodo di riabilitazione, prologo al ritorno al casa».

http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2012/05/27/news/rapina-da-lando-ho-rischiato-di-morire-un-altra-volta-1.5163630

Rapina da Lando: «Ho rischiato di morire un’altra volta»ultima modifica: 2012-05-28T12:00:00+02:00da sagittario290