Il patron dei Civis, il nuovo esercito

Attualità

21 maggio 2012 – 09:51

Il patron dei Civis, il nuovo esercito

Arturo Menghi Sartorio, fondatore della storica azienda che gestisce la sicurezza, si racconta a ruota libera

thumbtrue166307_560_375.jpgChi, con il perfezionamento dei sistemi d’allarme e l’avvento del “Grande fratello”, aveva pronosticato una progressiva uscita di scena delle guardie giurate, oggi è costretto a ricredersi. Lo dimostra l’espansione che un istituto storico a Rimini come Civis Augustus, sta avendo non solo in Romagna, ma anche lungo la nuova frontiera dell’Est Europa. Le “sentinelle” o meglio i Civis – termine ormai entrato nel linguaggio comune riminese – si stanno moltiplicando oltre che nelle province cugine di Cesena, Forlì, Ravenna, Cervia e Faenza, anche in Romania e Polonia sotto l’occhio vigile di Arturo Menghi Sartorio, primo ispiratore e artefice di questo sviluppo. Rimini ha imparato a conoscere questo eclettico personaggio non solo nelle vesti di presidente dell’istituto di vigilanza, ma anche per il suo impegno a sostegno di diversi progetti culturali della città e per la sua profonda conoscenza della Rimini risorgimentale. Passione che lo ha portato a pubblicare sei libri sugli sviluppi riminesi compresi tra la restaurazione pontificia e l’unità d’Italia. Ci racconta delle sue imprese e delle sue passioni non senza un pizzico di autoironia. “Mi dica pure se mi dilungo troppo –premette -. Quando vengo chiamato ai convegni come relatore, chiedo sempre a mia moglie di mettersi in un punto ben visibile della platea. Appena mi fa un cenno, capisco che è ora di chiudere!”.

Intanto ci parli di Civis Augustus. Com’è nata questa avventura?

“Non tutti sanno che a Rimini esisteva già un piccolo istituto di vigilanza privata prima della guerra. Negli anni successivi ci furono diversi passaggi di mano: dall’Anpi, che attivò questo servizio nel 1947, una volta- stabilizzatosi lo scenario politico, la gestione passò al forlivese Gino Burnacci. Ma Rimini aveva bisogno di un servizio più moderno ed efficiente, soprattutto in estate. Così nel 1974 è nato Civis. Faceva capo ad una società milanese che diede a me l’incarico di responsabile di zona. Poi, nel 1985, siamo diventati una realtà totalmente autonoma con Civis Augustus”.

Di quante guardie disponevate allora?

“Venticinque, ma dopo un po’ di anni siamo arrivati a centoventi. Dopo che le banche hanno iniziato a dotarsi di proprie tecnologie siamo scesi agli ottantacinque attuali. Allora eravamo l’unico istituto di vigilanza privata a Rimini. Oggi tra le nostre guardie e quelle degli altri istituti, in provincia ce ne saranno circa duecento”.

Nel frattempo vi siete allargati alla Romagna e all’estero. Come?

“E’ iniziato tutto con Cesena dove abbiamo aperto l’istituto Rubicone, in seguito siamo arrivati anche a Forlì, Ravenna, Faenza e Cervia. Da poco abbiamo avviato il processo di fusione e nel giro di qualche mese gli istituti, che contano un totale di trecento guardie, rientreranno tutti sotto il nome Civis Augustus. A Bucarest abbiamo aperto dieci anni fa, là abbiamo quattrocento uomini, mentre in Polonia siamo arrivati l’anno scorso”.

Le nuove tecnologie non hanno ridotto il vostro lavoro?

“Inizialmente con la meccanizzazione del sistema di allarmi si era previsto una diminuzione del numero degli uomini. In realtà, il personale è più che mai necessario. Solo per fare qualche esempio, servono uomini per presidiare 24 ore su 24 la centrale, garantire assistenza quando scatta un allarme e coprire il territorio di notte”.

Lei qualche anno fa ha dato vita anche al progetto Aere Civium che portò al restauro di alcune opere del Museo della Città. Come riuscì a riunire un gruppo di imprenditori a sostegno della cultura cittadina?

“Nel 2000 ero presidente del Rotary Club Rimini Riviera. L’allora assessore alla Cultura di Rimini, Stefano Pivato, mi disse che al Museo c’erano alcune opere che avevano bisogno di essere restaurate. La spesa prevista era di circa 150 milioni. Si rivolse a me perché sapeva che potevo essere molto sensibile alla causa. Avevo già fatto restaurare un quadro a Savignano e una cornice al Museo di Rimini, ma non potevo impegnare il bilancio del Rotary in un’opera che avrebbe richiesto diversi anni, anche perché il mandato di presidente dura un anno. Decisi così di mettere in piedi un pool di aziende. Oltre a noi parteciparono Aeffe, Italia in Miniatura, Ren Auto e Sicurtech. In cinque anni fu ultimato il recupero di trenta opere tra cui quindici dipinti, nove cornici, tre sculture e tre disegni”.

La sua passione per il Risorgimento riminese invece come nasce?

“La storia mi è sempre piaciuta, fin da bambino. Ma è stato all’Università che un professore, innamorato del periodo risorgimentale, ha riacutizzato in me questa vera e propria malattia. Così ho cominciato ad interessarmi al periodo riminese legato alla restaurazione pontificia nel periodo compreso tra Napoleone e il 1860. Scartabellando negli archivi, ho raccolto molto materiale da cui sono nati sei libri. L’ultimo, Risorgimento senza retorica, presentato appena qualche mese fa”.

Secondo lei, i riminesi cosa conoscono meno di questo periodo?

“I riminesi non conoscono nulla della storia del proprio territorio. E’ un male non solo nostro, ma di tutte le città. Il Risorgimento è un periodo molto lontano e la storia in generale, nelle scuole, oggi non si insegna più come una volta”.

Insomma, non solo i turisti ignorano il patrimonio storico e culturale cittadino…

“Proprio così. Vorrei sapere quanti riminesi non praticanti sono entrati almeno una volta in Duomo. Abbiamo bellezze come il Tempio Malatestiano e il Ponte di Tiberio, ma alla fine al primo si va a messa e il secondo è visto come un semplice ponte di passaggio”.

Lei ha anche un trascorso sportivo, è vero?

“Sì, da giovane ho praticato Aikido, sono stato cintura nera 5° dan. Con gli anni, però, il tempo per allenarsi è venuto meno e tra i vari impegni a qualcosa ho dovuto rinunciare. Ho smesso di andare in palestra a quarant’anni così come ho abbandonato un altro caro hobby, la caccia. In compenso ho iniziato a giocare a golf e sono tra i soci fondatori del Golf Club di Villa Verucchio. Il golf però non mi appassiona più di tanto. Sono sempre stato sportivo. A 15 anni insieme ad altri amici andammo in bicicletta da Rimini a Foggia da Padre Pio. Poi ho scoperto che con la macchina era decisamente meglio”.

La sua prossima sfida invece qual è?

“Sicuramente la fusione di Civis Augustus. Per il resto, è bene che mi metta anche a fare il nonno. Non sono mai stato troppo casalingo. In casa non faccio assolutamente niente, sono rimasto un po’ all’antica”.

Non è mai troppo tardi però per iniziare…

“No no, certe scuole è meglio non cominciarle mai!”.

 http://www.nqnews.it/news/136078/Il_patron_dei_Civis__il_nuovo_esercito.html

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