BRUSCIANO, VITA E MORTE DI VINCENZA, MAMMA UCCISA CON…

Cronaca

30/05/2012

BRUSCIANO, VITA E MORTE DI VINCENZA, MAMMA UCCISA CON UN COLPO DI PISTOLA IN FACCIA

thumb.jpgSventato per tempo dai carabinieri e dalla magistratura un secondo caso Melania Rea. Stavolta il marito ha confessato di aver ucciso la moglie, dopo aver negato per dodici ore. In carcere è finito Salvatore Velotti, 35 anni. È l’assassino della consorte Vincenza Zullo.

Dopo dodici ore d’interrogatorio immediato gli inquirenti sono riusciti a scongiurare un secondo caso Melania Rea. Stavolta infatti il marito ha confessato l’uxoricidio. A uccidere l’altra notte, in quel di Brusciano, Vincenza Zullo, 33 anni, casalinga, due figli, è stato il consorte, Salvatore Velotto, una guardia giurata di 35 anni. Velotto aveva detto ai carabinieri che la moglie si era suicidata sparandosi un colpo in faccia dopo aver trafugato la sua pistola d’ordinanza. Ma i militari non gli hanno creduto. E alla fine il vigilante ha vuotato il sacco. Ora si trova in carcere, in attesa di una decisione del gip. L’ennesima violenza alle donne si consuma con uno sparo nella notte, un rumore sordo che i vicini probabilmente avvertono per poi allertare i carabinieri.

Quando i militari fanno irruzione nella casa da cui si è sentito partire il colpo capiscono subito che non c’è più niente da fare. Nell’abitazione gli investigatori trovano il corpo senza vita di una giovane donna dal fisico minuto. Vincenza Zullo ha il volto sfigurato da un proiettile di calibro nove che le ha sfondato il cranio. Dai primi accertamenti si desume che il fatto è avvenuto mentre i figli della giovane casalinga, il primogenito di 12 anni e la bambina di 7, stavano dormendo. A questo punto l’unico testimone dell’accaduto è il marito, Salvatore Velotto, che ha appena aperto la porta ai carabinieri. Velotto dichiara che Vincenza si è suicidata con la sua pistola d’ordinanza, una calibro nove regolarmente detenuta perché lui è una guardia giurata.

I carabinieri però vogliono capire meglio. Portano Salvatore in caserma e quindi lo torchiano per quasi tutta la notte e per tutto il giorno successivo. Il pm della procura di Nola, Claudio Onorati, e i militari della compagnia di Castello di Cisterna, diretti dal capitano Michele D’Agosto, vogliono assolutamente fare presto perché venga fugato ogni dubbio. Si potrebbe profilare lo spettro di un nuovo caso Melania Rea, di un secondo Salvatore Parolisi che nega ogni addebito sullo sfondo di una situazione confusa e che rischia di diventare sempre più inestricabile col tempo che passa. Nel caso della vicenda di Brusciano il pubblico ministero propende dal primo momento per l’uxoricidio.

Di Salvatore Velotto qualcosa si sa. Ha ottenuto il decreto di guardia giurata nonostante fosse stato espresso parere opposto dalle forze dell’ordine, che avevano inoltrato la richiesta di interdittiva alla prefettura di Avellino, dove l’uomo lavora alla dipendenze della ditta di vigilanza Cosmopol. Nella fedina penale del trentacinquenne compaiono vari precedenti: lesioni personali, minacce e ingiuria. Nel 1998 Velotto è stato anche arrestato per estorsione. Nessuna delle denunce a carico della guardia giurata è però relativa a presunte violenze perpetrate alla moglie. L’interrogatorio comunque punta immediatamente su questo tremendo quanto fondamentale sospetto. Intanto si fa notte fonda ma Salvatore continua a negare. Il giorno dopo il giudice Onorati e il capitano D’Agosto tornano all’attacco.

E nel pomeriggio Velotto crolla. Piange a dirotto e confessa. «Si le ho sparato io – dice – ma il colpo è partito accidentalmente: non volevo ucciderla». Alle 18 e 30 Salvatore esce in manette dalla caserma Carlo Alberto Dalla Chiesa. La mamma e gli altri partenti di Vincenza, che stavano aspettando fuori da ore, tentano di aggredirlo. «Maledetto – gridano – ce l’hai ammazzata». La dinamica mette in dubbio l’ipotesi dell’omicidio preterintenzionale. Vincenza è stata sparata in cucina, dopo una brutta discussione col marito. Una questione di soldi. I due vivevano ormai da separati in casa. Quando Vincenza ha chiesto a Salvatore il danaro per accudire meglio i figli lui stava per andare al lavoro. Aveva il turno di notte. «Era nervoso», sostengono gli investigatori. Una vita di sacrifici spezzata da una morte assurda quella di Vincenza Zullo.

Sono le dichiarazioni strappate a caldo da una vicina di casa a confermarlo. «Accompagnava ogni mattina a scuola i suoi figli – racconta la signora dalla finestra della suo appartamento – F., di 12 anni, e A., di 7: era una donna del tutto normale, una brava ragazza, una mamma responsabile come tante altre». Una quotidianità condotta in condizioni economiche spesso difficili, come ormai accade ovunque, sempre più spesso. Due figli da mantenere e una casa grande ma piuttosto malridotta. Un edificio a due livelli, i muri consumati, in via Caccia, una stradina chiusa di semiperiferia. Al piano ammezzato ci abitava Vincenza, con i figli e il marito. Sopra, al primo piano, c’è la casa dei suoceri della donna. Filippo, un muratore, il padre di Salvatore, ha costruito l’intera struttura, trent’anni fa. Filippo è andato via da Brusciano già da molto tempo, prima della morte della moglie, Agnese.

Nel giardino incolto ha lasciato un vecchio camion e vari attrezzi di lavoro. «Filppo e Agnese si sono separati prima che Agnese morisse – aggiungono i vicini – Vincenza quando si sposò ha dato i loro nomi ai suoi figli». Una famiglia rispettosa delle tradizioni la famiglia Velotto, bruscianesi doc. Gente di tradizione anche i Zullo, dicono tutti. I Zullo vivono nel centro storico di Napoli per cui al momento non si sa come si conobbero Vincenza e Salvatore. Quel che è certo è che si sposarono quando erano ancora molto giovani, appena ventenni. Un ricordo ormai sbiadito, un passato sepolto dalla tragedia dell’altra notte. Intanto gli investigatori aspettano l’esito dell’esame autoptico e di quello dello stube. Il corpo di Vincenza si trova nell’obitorio del secondo Policlinico in attesa di una verità che è stata in parte svelata. Ora c’è da accertare in via definitiva se Salvatore abbia sparato a Vincenza con malefica premeditazione, se il grilletto sia stato tirato con la precisa volontà di uccidere.

Autore: Pino Neri

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