«Anche a Reggio abbiamo paura»

Cronaca

19 maggio 2012

«Anche a Reggio abbiamo paura»

Parla un funzionario dell’agenzia delle entrate: «Finora si è evitato lo scontro fisico ma la gente vede in noi il nemico»

image.jpg«Si vive male e si lavora peggio e qualcuno di noi ha cominciato a chiedere maggior sicurezza in ufficio. Ci vorrebbe un ingresso come quello che c’è in Tribunale. All’Agenzia delle Entrate si entra senza controlli e non sappiamo chi abbiamo davanti. Almeno ci fosse una guardia giurata. Se tutti i giorni non si arriva alle mani è perché nessuno di noi replica alle offese, agli insulti, all’accusa di essere un persecutore senza cuore».

Un funzionario della Agenzia delle Entrate di Reggio ci racconta del clima di profonda insicurezza che quotidianamente si vive in ufficio e di esempi ne ha tantissimi.

Da quello che alza la voce e si arrabbia («ormai sono in tanti, quasi tutti», dice) a chi arriva alle minacce, più o meno velate. E c’è invece il piccolo imprenditore che allarga le braccia e dice: «Mettetemi pure in galera, ma i soldi non li ho».

«Magari – aggiunge il funzionario – li aveva prima, quando i soldi giravano e ha evaso le tasse. Come tutti appena possono, ma adesso non li ha davvero e ci troviamo di fronte ad un dilemma. Che fare? Far chiudere un’azienda? In ballo ci sono posti di lavoro, famiglie. La macchina delle verifiche una volta avviata non si può fermare. E allora la sera torni a casa con il groppo alla gola». Ci racconta quello che succede ogni giorno, ma ci chiede di farlo in forma anonima e anche questo è già indicativo del clima pesante che si respira all’ Agenzia, con i dipendenti compressi tra l’aggressività dei contribuenti e le pressioni dei “capi”. Che, per far carriera, debbono rispettare il budget mensile e annuale fatto di numeri, di verifiche da compiere, di risultati da ottenere e di imposte evase da recuperare. «E la pressione è tanta», ripete.

Sa di svolgere un lavoro in cui è l’antagonista, il nemico, con il contribuente vive il fisco come “la controparte”, ma ripete più volte che in «Italia il problema più grande è proprio quello dell’evasione a tutti i livelli».

E lui fa il suo dovere nell’affrontare le tante facce di uno stesso problema: da quella dell’evasore totale, al piccolo cittadino onesto che commette un errore. Quella del contribuente onesto, che si vede arrivare a casa una lettera con la quale cinque anni dopo gli si chiede di una dichiarazione dei redditi compilata da un Caaf o da un commercialista. E parte la ricerca affannosa di documenti che non sai nemmeno di aver avuto. E se non li trovi non resta che pagare. E se non paghi arriva Equitalia.

Il funzionario ci conferma che è così, che sono verifiche automatiche: «Li fanno i computer incrociando i dati, mentre è più difficile e faticoso scovare un evasore totale».

E ci racconta della rabbia che l’ha preso e ripreso quando c’è stato uno dei tanti condoni fiscali, nel vedersi sfilare quelli che l’hanno fatta franca e oggi sono lì. «Mica sono arrabbiati, ma sorridenti e tranquilli». O quando deve convocare una moglie o una nonna a cui hanno intestato, a loro insaputa, una barca perché il “furbetto” è il marito o il nipote. «A sua insaputa», è una situazione di moda in Italia. «A volte è davvero così», commenta amaro. In galera se non paghi le tasse, in Italia, non ci vai. «Nemmeno gli evasori totali, che sono più di quanto immaginiamo», ripete, «ma la liquidità oggi scarseggia e tutti ricorrono alla rateizzazione per pagare. Quando possono”. Se non trovano l’accordo con l’Agenzia delle Entrate poi faranno i conti con Equitalia e allora tra il 100% dell’imposta da pagare, la sanzione e l’aggio, che dopo 60 giorni schizza al 9%, la situazione si complica e aggiunge, «che anche dopo una verifica che dura settimane, non è facile capire se hai davanti a un evasore incallito o a un imprenditore che prima ha fatto “furbetto” e che e adesso i soldi non li ha proprio. E non hai potere discrezionale». Per questo conclude, «serve un nuovo “redditometro”. Arriverà presto e si controlleranno anche i viaggi, le barche, i cavalli, le spese sanitarie e veterinarie. I cani e i gatti no. Per fortuna, anche se qualche sottosegretario e qualche parlamentare del Pdl ci avevano pensato.

Roberto Fontanili

http://gazzettadireggio.gelocal.it/cronaca/2012/05/19/news/anche-a-reggio-abbiamo-paura-1.4812248

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