Cronache dalla Sardegna
Giovedì 26 aprile 2012 07:03
Tonara, una fedeltà immortale
Bastardino veglia tomba padrone
Il suo padrone è morto due mesi fa e lui, un bastardino color miele di cui nessuno, qui a Tonara, conosce il nome, ogni giorno ne veglia la tomba.
Per il momento, si avvicina solo a tia Maria Garau. Non appena “Senza nome” la vede arrivare oltre la curva dello stradone, esce dal suo nascondiglio di rovi e foglie secche, le si affianca e percorre con lei il nastro d’asfalto che conduce fino al cimitero. Sono due mesi che va così. Da quando Giuseppe Zucca, noto Peppe Ana, 60 anni, una vita di tribolazioni e povertà, se n’è andato ucciso da un infarto, lasciando dietro di sé una casa in rovina e l’affetto incondizionato di undici cani e quattro gatti. Per dovere di cronaca occorre avvisare i lettori che il grosso della truppa è stato adottato dai vicini del rione di “Toneri”, mentre lui – il bastardino color miele di cui nessuno conosce il nome e che perciò in paese viene chiamato di conseguenza – ha scelto la strada della fedeltà a oltranza, il legame che nutre solo i grandi amori, le vere amicizie e il senso dell’onore.
LA STORIA – Oggi, a Tonara, la conoscono in tanti la storia del cane che veglia la tomba del suo padrone. Ma quando, sei settimane fa, Ignazio Demelas raccontò che la bestiola si era scelta pure il nuovo nido vicino al camposanto, i più cominciarono a farsi il segno della croce. «Io vengo spesso in cimitero per portare un fiore ai miei defunti e ho subito notato il cagnolino sotto il loculo dov’è sepolto Peppe». Quarantasei anni, sposato e padre di un ragazzo di 24, Ignazio Demelas da quattro lustri lavora per la “Vigilanza Sardegna” come guardia giurata. Ogni giorno, mattina e sera, parcheggia la sua Citroen davanti al cimitero, attraversa la strada e sotto il guard-rail che si affaccia sulla matassa di rovi dove “Senza nome” ha la nuova casa, poggia un piatto con dentro le crocchette o la pasta. «Lui aspetta che vada via, poi sale e mangia. Ha paura dei rumori e delle persone, ma d’altronde conosceva soltanto il suo padrone». All’inizio l’unico vivandiere era Ignazio; oggi, invece, ci sono tante vecchine che quando vanno a salutare i propri morti portano dentro la borsa un lumicino, la scatola dei fiammiferi e un osso preso in macelleria.
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