La disperazione di una guardia giurata licenziata un anno fa.

Cronaca

sabato, 07 aprile 2012

La disperazione di una guardia giurata licenziata un anno fa. Minaccia di buttarsi giù dal tetto di un edificio

lavoro.jpgAncora il dramma della disoccupazione che ha la faccia di chi non ce la fa più, di chi alla fine cede alla disperazione e si trova nel bivio di una scelta definitiva. Il protagonista di questa nuova storia di cui non vorremmo mai occuparci si chiama Damiano Cirianni, 41 anni, residente nella frazione Nao, moglie e quattro figli, tutti in giovanissima età, dai tre anni ai quattordici. Ieri mattina attorno alle 11 l’uomo, che un anno fa, prima di essere licenziato e di trovarsi senza un euro di entrata, faceva la guardia giurata, ha deciso di farla finita, salendo sul tetto di una struttura in cemento armato che si trova nella frazione Vena (nel Vibonese), lungo la strada statale, a due passi dal semaforo vicino alla caserma del Goc.

La sua figura a cavalcioni sul muretto delimitante la soletta dell’edificio ha immediatamente attirato l’attenzione dei passanti e dei titolari dei vicini negozi. In pochi istanti sul posto è stato un accorrere di macchine della Squadra volante della polizia e degli uomini della Digos, assieme ai Vigili del fuoco e all’ambulanza. Presenti anche i carabinieri della stazione di Filandari. Dagli agenti della questura sono stati rivolti pressanti inviti all’uomo affinché desistesse dal suo proposito dettato dalla disperazione di non riuscire a trovare un lavoro per mantenere la propria famiglia. Ma Damiano rimaneva fermo nella sua decisione, non ascoltando neanche gli appelli delle sorelle e dei fratelli che nel frattempo erano giunti sul luogo.

Dopo un quarto d’ora, attraverso una scala appoggiata all’edificio attiguo, gli si sono avvicinati il poliziotto Salvatore Giovinazzo e Nicola Baldo, un ex collega di lavoro, anch’egli licenziato, che hanno cercato in tutti i modi di convincerlo a scendere. Un colloquio, il loro, durato quasi un’ora, parole pronunciate piano e dettate verosimilmente dal desiderio di riportare il disoccupato alla consapevolezza che un eventuale gesto di disperazione avrebbe solo aggravato la situazione, per sé e peri figli. Alle 11.45 è giunto sul posto il sindaco Nazzareno Fialà, che lo ha chiamato più volte, pregandolo di venire giù, chè si sarebbe cercato di trovare una via d’uscita.

La situazione sembrava in una fase di stallo, quando finalmente Damiano, dopo che intanto gli si era avvicinato anche il fratello Saverio, decideva di desistere dal gesto disperato e di scendere, accompagnato dall’agente Giovinazzo e dal suo ex compagno di lavoro, dai cui volti traspariva la tensione per la estenuante opera di convincimento ma anche la soddisfazione per la felice soluzione. Damiano Cirianni, come aveva chiesto, veniva subito accompagnato in Prefettura dal sindaco e da alcuni uomini della Questura. Il prefetto Michele Di Bari, pur non potendo garantire un posto di lavoro, ha assicurato attenzione alla situazione del disoccupato, sollecitando gli enti preposti a cercare di andare incontro, attraverso i servizi sociali e quant’altro, a casi come questi, che sono lo specchio della grave crisi che sta attraversando il nostro Paese. Soddisfatto il sindaco Fialà, che ha avuto parole di apprezzamento e di gratitudine per la preziosa opera svolta dagli uomini della Questura e per il risultato ottenuto. “Da parte del Comune – ha dichiarato il primo cittadino dopo l’incontro in Prefettura – abbiamo cercato sempre di andare incontro alla famiglia Cirianni, nei limiti delle possibilità dell’ente, cosa che continueremo a fare, nell’auspicio che, pur con le difficolta dovute alla mancanza di lavoro, nessuno debba mai ricorrere a questa forma estrema di protesta, perché la vita viene prima di tutto”.

Tutto bene quel che finisce bene, è il caso di dire. Gesti come questi, comunque, riportano alla mente la drammaticità dei senzalavoro, che si fa sentire di più in prossimità delle festività importanti, come la Pasqua. Gesti come questi stridono fortemente con quanto si vede in questi giorni in certi programmi tivvù, dove non si parla d’altro se non del menù del giorno di Pasqua, dei vari modi di cucinare l’agnello e delle prelibatezze di certe colombe di cioccolata. La realtà, lo sappiamo, è ben altra.

Storie come queste ci riportano al vero senso della nostra esistenza e richiamano alle responsabilità chi è preposto alla salvaguardia del benessere sociale. Ma soprattutto, e nonostante tutto, la sacralità della vita.

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La disperazione di una guardia giurata licenziata un anno fa.ultima modifica: 2012-04-08T11:45:00+02:00da sagittario290