Cronaca
4 febbraio 2012
Uccide banditi, rischia ergastolo”Ha esagerato”, “No, si è difeso”
Città spaccata sul vigiliante che sparò ai malviventi
La sparatoria sarebbe avvenuta durante l’inseguimento, quando il reato era stato già consumato. Il Pm ha contestato a Mauro Pelella, guardia giurata, il reato di omicidio volontario, non ravvisando la legittima difesa
Brescia, 4 febbraio 2012 – Sul caso di Mauro Pelella, la guardia giurata che il 4 aprile scorso ha freddato due banditi che avevano appena rapinato una banca a Quinzano d’Oglio, molti bresciani si scoprono colpevolisti. Un caso che ha fatto discutere molto già allora, aprendo il dibattito sull’uso delle armi e sulla legittima difesa. Ora la vicenda torna alla ribalta perché Pelella rischia l’ergastolo: il Pm, infatti, gli ha contestato il reato di omicidio volontario, non ravvisando la legittima difesa.
La sparatoria sarebbe avvenuta durante l’inseguimento, quando il reato era stato già consumato. «Ha decisamente esagerato – sostiene Faisel Debali – mi ricordo bene la vicenda, mi ha lasciato scioccato, perché non ci si può accanire così contro delle persone. E’ vero, la banda aveva commesso un reato, ma la vita viene sempre prima di tutto. In quel caso la guardia giurata non era in pericolo: non doveva sparare». Molti riconoscono però che la questione non è così semplice e lineare. «E’ una questione molto complessa – spiega Alfonso Gobeo – perché si sovrappongono tante esigenze. Da una parte ci sono dei rapinatori che di sicuro hanno sbagliato, dall’altra una guardia che si è fatta prendere un po’ troppo la mano. Quello che depone a sfavore di Pelella è l‘aver sparato senza che ci fosse un pericolo incombente. Per questo il suo è un gesto da condannare».
«La vita deve essere il valore supremo – aggiunge Angelo Spagnoli – se il Pm ha fatto questa scelta, vuol dire che c’erano gli estremi. Sono d’accordo con lui, c’è sempre un modo per riparare a un danno patrimoniale, ma la vita non la si può restituire». Condanna il grilletto facile anche Giovanni Mantoano, secondo cui «un conto è la legittima difesa, ma qui ci troviamo di fronte a una guardia che ha decisamente esagerato. E’ un gesto da condannare». Un po’ più comprensivo Alberto Bertoloni, secondo il quale «bisogna vedere quello che scatta nella mente di una persona in certe situazioni. Sono d’accordo in linea di massima con il Pm, ma non è da sottovalutare il fattore umano. Credo che siano situazioni limite che portano a reazioni imprevedibili».
Tra tante condanne c’è però anche qualche voce fuori dal coro, che trova un po’ esagerata la richiesta del Pubblico ministero. «La trovo molto esagerata – spiega Bortolo Bertoli – perché si dovrebbe punire chi va a delinquere, non chi fa il proprio lavoro. Se uno decide di fare una rapina, deve mettere in conto che potrebbe anche perdere la vita. Mi metto nei panni delle guardie giurate: rischiano la vita ogni giorno per portare a casa uno stipendio come tutti e quando capita una rapina cresce la rabbia, la paura, il desiderio di proteggersi e di proteggere anche gli altri».
Ma cosa ne pensano i colleghi di Pelella? «Credo che sarebbe opportuno essere più comprensivi – sostiene Claudio M., che fa la guardia giurata a Brescia – bisogna trovarsi in una situazione del genere. Non dico che deve restare impunito, ma credo che sarebbe stato sufficiente togliergli il porto d’armi e dargli una sanzione più lieve. Visto che non c’è il pericolo di reiterazione, che senso ha metterlo in carcere? Si rovina solo una famiglia, senza risolvere nulla».
di Federica Pacella
http://www.ilgiorno.it/brescia/cronaca/2012/02/04/663332-uccide_banditi_rischia_ergastolo.shtml