Rabbia e sangue, le rapine ai portavalori

Inchiesta

05 febbraio 2012

IL CASO

Rabbia e sangue, le rapine ai portavalori
Armi e tecnologia, 150 assalti in tre anni

di FABIO TONACCI

180740609-dc2c7f1a-4e39-4eb8-9fee-b58b5a4c4e9a.jpgTrasportano preziosi e soldi. Per preparare una rapina a un blindato servono mesi. Si studia il percorso, si fanno appostamenti, si utilizzano armi “dissuasive”. A Roma ci sono una decina di bande specializzate in questo, la maggior parte composte da romani. E il reato è in continua crescita: 12% in più dal 2008. Dal 2000 a oggi è stato ripetuto 450 volte. Il Viminale registra un crollo di questo fenomeno. Ma è un problema di conteggio. Nelle statistiche spesso rientra nella categoria di “rapina a mano armata”ROMA – All’improvviso il traffico sull’autostrada svanisce. Le macchine che si intravedevano negli specchietti retrovisori spariscono. E’ il primo segnale, per chi è al volante di un camioncino portavalori, che quella sarà una brutta giornata. La tecnica dei rapinatori infatti negli anni si è molto affinata. Ricorda ancora l’assalto alla diligenza del far west, quello sceneggiato in tanti film. Ma si fa a 150 all’ora, dopo aver isolato il furgone interrompendo la circolazione agli altri veicoli con l’aiuto di camionisti compiacenti, carcasse di auto bruciate in mezzo alla strada, catene, kalashnikov.

La rapina, se fatta da professionisti, ha un certo ritmo. Bloccare la circolazione, inseguire il camion, raggiungerlo, fermarlo, disarmare le guardie, sfondare il tetto del furgone, afferrare il bottino, scappare. Il tutto in 4-5 minuti, il tempo a disposizione dei rapinatori prima dell’arrivo della polizia. Salvo imprevisti. Sulla superstrada SS7 tra Civitanova e Macerata, pochi giorni fa, è avvenuto l’ultimo episodio di questa battaglia moderna tra indiani e cowboy, tra banditi pistoleri e guardie che proteggono i soldi di altri. Due vigilantes stanno guidando un furgone della Fitist Security, uno dei 3000 istituti di vigilanza privata, con centinaia di migliaia di euro in cassaforte. Alle sei di mattina entrano sulla SS7 e percorrono tre chilometri dopo l’ingresso di Macerata-Piediripa senza vedere neanche l’ombra di un veicolo. Mai quel tratto di strada è stato così libero. All’improvviso tre macchine sbucano a tutta velocità, sparando alle gomme del blindato e verso i finestrini con pistole e fucili.

Riescono a bloccarlo stringendolo con le automobili, le due guardie giurate si fingono ferite e riescono a premere il pulsante che avverte il 113. I poliziotti arriveranno in pochi minuti, ma per guadagnare tempo i rapinatori hanno fermato un tir costringendo l’autista a sbarrare parte della carreggiata. Il resto l’hanno chiuso con una catena, appiccando il fuoco ad alcuni pneumatici che si sono portati dietro. Salgono sul tetto del furgone, la parte più “tenera” perché la doppia blindatura prevista per legge sui portavalori in quel punto è meno spessa. Con un frullino lo stanno aprendo, quando scatta un sistema antifurto e il furgone si riempie di un liquido. L’imprevisto. A quel punto, i cattivi si danno alla fuga.

LA MORTALE CONTABILITA’ DELLE RAPINE L’assalto di Macerata è finito senza vittime e i soldi non sono stati rubati. Ma non sempre va così bene. Dal 2002 al 2008 (ultimo periodo di riferimento delle statistiche del Sindacato nazionale delle guardie giurate) sono rimasti uccisi 40 vigilantes nelle rapine con sparatoria. Nello stesso periodo sulle strade italiane, con particolare frequenza in Campania, Puglia, Lazio, Lombardia, Sardegna e ultimamente Veneto sono state compiute 304 rapine. Dal 2008 ad oggi, la situazione è, se possibile, peggiorata. Ci sono state altre 150 rapine con altri morti tra i colleghi. L’ultimo episodio, finito nel sangue, a Taranto il 19 dicembre scorso. Un uomo di 35 anni, padre di due bambini e dipendente dell’istituto di vigilanza Vis, è stato ucciso durante una sparatoria da due rapinatori che lo stavano aspettando davanti a una filiale di banca. “Gli assalti – stima il sindacato – sono aumentati del 12 per cento in media rispetto al 2008”.

Eppure, secondo l’ultimo Rapporto sulla criminalità e la sicurezza in Italia elaborato per il ministero dell’Interno, che raccoglie dati fino al 2010, questo tipo di reato sarebbe in crollo verticale. Le rapine ai trasportatori di valori bancari crescono nel periodo 1985-1991, poi si riducono del 10 per cento nel 1992-1999, del 21 per cento nel 2000-2003, addirittura del 62 per cento nel 2004-2006. Lo stesso andamento, più o meno, seguono le rapine a rappresentanti di preziosi. Una discrepanza evidente rispetto al conteggio fatto da chi guida quei portavalori e alle cronache dei quotidiani locali, che raccontano invece di un fenomeno purtroppo ancora molto diffuso. Il calo registrato nelle statistiche del Viminale si spiega con la diminuzione generale delle rapine dal 1991 ad oggi (anche se i dati più recenti documentano, nel 2011, un’inversione di tendenza con un più 15 per cento rispetto all’anno precedente) e, più semplicemente, con un difetto di rilevazione. Spesso infatti l’assalto ai portavalori finisce nella più generica categoria di “rapine a mano armata”. Analizzando i dati a disposizione, viene fuori la “fenomenologia” della rapina ai portavalori. Si fanno soprattutto in inverno, tra ottobre e gennaio si verifica il 40 per cento degli assalti. Nel 29 per cento dei casi la rapina fallisce, per la reazione delle guardie giurate o per l’intervento della polizia. Otto volte su dieci i banditi usano armi, altrimenti esplosivi tipo C4. Il 58 per cento degli assalti, infine, viene portato a mezzi in movimento.

LE GUARDIE INFEDELI “Per preparare una rapina a un blindato – spiega Andrea Di Giannantonio, vicequestore della Squadra Mobile di Roma – servono mesi. Si deve studiare il percorso, si fanno appostamenti, servono armi “dissuasive”, come kalashinikov e altri fucili da guerra. A Roma ci sono una decina di bande specializzate in questo, la maggior parte composte da romani”. A volte, però, basta una guardia infedele per fare il colpo. Un basista interno, una spia. Che sappia cosa viene trasportato e dove. Una persona, dunque, a cui il contatto quotidiano con milioni di euro in banconote o lingotti fa sembrare ancora più misero il suo stipendio di 972 euro al mese più 70 centesimi al giorno di indennità di rischio. E decide di passare dall’altra parte. Anche di questi casi sono piene le cronache. A Parma nel 2010 una guardia giurata è scappata con i 2,5 milioni di euro che trasportava nel suo furgone, ritirati nel consueto giro di banche e negozi. E a Napoli il 2 febbraio è stato arrestato un vigilantes ritenuto il basista di una tentata rapina avvenuta il 12 ottobre scorso al caveau della Bsk, l’istituto presso il quale la guardia lavorava.

IL SINDACATO
“Cosa ne penso dell’aumento delle rapine ai portavalori? Che il governo deve andare a quel paese. Lo scriva, lo scriva…”, dice al telefono Marco Fusco, segretario nazionale del Sindacato guardie giurate. Ci sono 54 mila vigilantes in Italia che, secondo lui, non sono protetti a sufficienza. “Nei furgoni che guidiamo ci sono anche 5-6 milioni di euro alla volta (nonostante per legge non possano trasportare più di 2 milioni, ndr), eppure non abbiamo mai auto della polizia che ci scortino nel viaggio. Il blindato portavalori è catalogato come mezzo civile, quindi non può infrangere il codice della strada. Non possiamo ad esempio percorrere la corsia di emergenza in caso di traffico, non possiamo superare il limite di velocità, non abbiamo nemmeno la sirena, da attivare in caso di pericolo”. Fusco ha più volte richiamato l’attenzione del precedente governo Berlusconi, con lettere indirizzate all’ex ministro dell’Interno Maroni e anche al presidente della Camera Fini. Ma non è cambiato niente, se non l’introduzione dell’obbligo della doppia blindatura dei furgoni, perché in caso di assalto deve resistere al taglio della lamiera almeno per 4 minuti. Il tempo medio dell’arrivo di una volante. “Noi vogliamo una cosa sola: la scorta con macchine della polizia. Perché non si può fare sempre l’eroe contro i rapinatori. Perché capita di morire”. Per 972 euro al mese, e una misera indennità di rischio.

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Rabbia e sangue, le rapine ai portavaloriultima modifica: 2012-02-06T12:00:00+01:00da sagittario290